di Giovanni Caruselli –
In occasione dell’Anno Santo del 2025 indetto da papa Francesco, il pontefice ha voluto dare il suo contributo personale alla cancellazione dei debiti accumulati dai Paesi più poveri e cresciuti anno dopo anno a causa del moltiplicarsi degli interessi maturati. Già Giovanni Paolo II nel 2000 era riuscito a mobilitare personaggi molto popolari a livello planetario, star della musica pop e attori famosi per fare pressioni sui governi e il risultato dell’iniziativa fu la cancellazione del debito per 52 fra i Paesi più poveri del mondo. Successivamente, nel 2005, il G7 condonò debiti per 40 miliardi di dollari e varie istituzioni finanziarie 130 miliardi.
Bergoglio adesso invita i governi dei Paesi del Nord del mondo a fare un’altra operazione simile, spiegandone l’opportunità. Spesso i debiti sono contratti dai governi dei Paesi poveri per tutelare la pace sociale, venendo incontro alle esigenze primarie e insopprimibili di milioni di cittadini. Operare in questo modo è necessario perché la povertà estrema è l’incubatrice di fenomeni sociali che destabilizzano non solo un Paese, ma potenzialmente interi continenti. Le ondate migratorie ne sono un esempio plateale, ma anche la criminalità interna e la corruzione spianano la strada a organizzazioni malavitose o gruppi politici violenti che arruolano “mano d’opera” attingendola da ambienti piagati dall’indigenza assoluta.
Bambini e giovani donne sono le prime vittime di questa situazione. Dunque non si tratta soltanto di atti di solidarietà che vengono chiesti ai governi, ma anche precauzioni contro la possibilità di disordini sociali e anche guerre sanguinose. E non è tutto. I Paesi ricchi hanno contratto nell’era industriale una sorta di debito ecologico nei confronti dei Paesi poveri. Le miniere scavate senza alcun rispetto per l’ambiente, la manodopera locale utilizzata senza che fossero ad essa riconosciuti gli stessi diritti dei lavoratori delle nazioni industrializzate, la distruzione di aree ecologicamente essenziali per la salute del pianeta (vedi Amazzonia) sono debiti non quantificati che in qualche modo andrebbero, almeno parzialmente, sanati.
Al contrario oggi spesso si chiede ai Paesi poveri di rinunciare a carbone, petrolio e gas per evitare le estreme conseguenze di danni perpetrati dai vecchi colonizzatori. In termini di equità queste richieste non sono giustificate e rivelano ancora oggi un mai estinto spirito di superiorità dell’Occidente. Gli ideali di esso sono in buona parte ispirati alla dottrina cristiana e quindi ci appare più che appropriato da parte di chi tale dottrina deve tutelare il richiamo a una visione più obiettiva del problema dell’emancipazione dei popoli che aspirano a vivere con dignità.