Vaticano. Papa Francesco, ‘ho davvero paura di un conflitto nucleare’

di C. Alessandro Mauceri

Quasi sulla scaletta dell’aereo che lo portava in America Latina, prima in Cile,dove si sono verificate protese anche violente in vista del suo arrivo, e poi in Perù, Papa Francesco ha distribuito ai 70 giornalisti al seguito una foto scattata dal fotografo americano Joseph Roger O’Donnell a Nagasaki, nel 1945, dopo l’esplosione della bomba atomica fatta esplodere nonostante la sconfitta del Giappone e la precedente esplosione a Hiroshima. Sul retro la scritta “Frutto della guerra”.
“Ho davvero paura” ha dichiarato il Pontefice, “Siamo al limite. Basta un incidente per innescare la guerra. Di questo passo la situazione rischia di precipitare. Quindi bisogna distruggere le armi, adoperarci per il disarmo nucleare”. Un modo gentile, come abitudine del Papa, per richiamare l’attenzione su un problema che le polemiche dei mesi scorsi alle Nazioni Unite non hanno risolto. Anzi. A Ottobre scorso, il Primo Comitato dell’Assemblea generale dell’Onu che si occupa di disarmo e questioni di sicurezza internazionale, ha adottato una risoluzione che prevedeva l’avvio entro l’anno, di negoziati per giungere ad un Trattato internazionale volto a vietare le armi nucleari. Un’approvazione ottenuta non senza polemiche e nonostante il voto contrario di 38 paesi (tra cui l’Italia). Il rischio legato all’utilizzo di armi nucleari non è limitato alla querelle tra Stati Uniti d’America e Corea del Nord. Il vero pericolo è costituito dalle migliaia e migliaia di ordigni nucleari sparsi in tutto il pianeta. Molti in paesi “sviluppati” come Stati Uniti, Gran Bretagna o Francia.Altri in Russia e Cina. Ma molti sono nelle mani di paesi potenzialmente più a rischio in quanto attualmente impegnati in conflitti (come Israele, India e Pakistan). Tutti questi paesi (e i loro alleati) hanno votato contro la risoluzione L.41 per la messa al bando delle armi nucleari.
Si tratta di ordigni nucleari molto più potenti di quelli che causarono i danni riportati nella foto mostrata da Papa Francesco. Oggi, queste armi minacciano l’esistenza stessa dell’umanità e l’intera vita sul pianeta. I loro effetti travalicano i confini nazionali e si protraggono per generazioni. Non si salverebbe nemmeno chi fosse così folle da usarle per primo.
Per questo, forse, il Pontefice si è sentito in dovere di ricordare che sono immorali. Ma la verità è che non sono solo immorali, sono anche illegittime, visto il disatteso Trattato di non proliferazione nucleare e, tra poco, saranno anche illegali grazie al Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari.
Purtroppo la condanna morale di Papa Francesco (come è già avvenuto con le condanne a morte) potrebbe non servire a risolvere il problema. Forse sarebbe stato più efficace, per il Pontefice, aspettare il prossimo mese di marzo quando si riunirà la Conferenza tematica delle Nazioni Unite che avrà il compito di “negoziare” (una parola strana per un divieto secco e definitivo) uno “strumento giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari, che porti verso la loro eliminazione totale”. “Un Trattato per la messa al bando delle armi nucleari che non veda tra i propri membri le potenze nucleari non sarà sufficiente per realizzare davvero un disarmo pieno – ha detto Lisa Clark, dei Beati i costruttori di pace -. Dobbiamo quindi prepararci un nuovo e lungo duplice lavoro. Da un lato portare avanti, a partire dall’anno prossimo, i lavori per il Trattato di messa al bando; dall’altro trasformare questo lavoro in un enorme movimento che entri dentro i meccanismi governativi delle potenze nucleari, facendo loro capire che quelle armi nei loro arsenali non sono il simbolo della loro potenza, ma solo la medaglia della vergogna che contraddistingue gli stati canaglia”.
Forse a questo serviranno le parole di Papa Francesco: “Ho pensato di farla stampare e darvela perché un’immagine del genere commuove e più di mille parole”. Poi è salito sull’aereo diretto in America Latina dove sono in corso da giorni dure proteste in vista del suo arrivo. Gruppi di manifestanti anti-governo e anti-Bachelet, negli scorsi giorni, hanno lanciato bombe carta e appiccato incendi ad alcune chiese cattoliche tra Santiago e altre città del Paese. Paesi poveri e dove la fiducia nei confronti della Chiesa cattolica è messa a dura prova. Come ha sottolineato Padre Tony Mifsud, gesuita e direttore della rivista cilena Mensaje:  “Cosa può fare il Papa nella sua visita in Cile? Credo che i gesti concreti saranno più importanti delle parole, specialmente in un contesto di sfiducia che predomina nel Paese, come ad esempio unirsi alle vittime della pedofilia”.
“Vengo da voi come pellegrino della gioia del Vangelo, per condividere con tutti la pace del Signore” e “confermarvi in una stessa speranza”. Pace e speranza, condivise fra tutti”, aveva detto il Pontefice in un video poche ore prima della sua partenza. Una pace che non sembra interessare molto chi, da decenni, continua a condurre, rifornire e finanziare guerre in tutti i continenti (o quasi) e che destina alla produzione di armi e armamenti (inclusi quelli nucleari) somme di denaro che basterebbero ad eliminare tutti i problemi del pianeta. Non una, ma decine di volte. Consapevole delle conseguenze di un conflitto mondiale e delle conseguenze dell’uso delle armi atomiche.
Come quelle rappresentate nella foto data ai giornalisti da Papa Franceso.