Venezuela. Al via in Messico le trattative tra governo e opposizione

di Paolo Menchi

A seguito della firma di un memorandum di intesa, avvenuta lo scorso 14 agosto a Città del Messico, in questi giorni sono iniziati ufficialmente i negoziati tra governo venezuelano e opposizione per cercare di raggiungere un accordo che permetta al Paese di uscire da una profonda crisi politica ed economica che ha colpito duramente la popolazione, costretta anche ad emigrare in massa.
In passato erano falliti due tentativi di conciliazione simili, nel 2018 nella Repubblica Dominicana e nel 2019 alle Barbados.
Questa volta ci sono molti segnali positivi che fanno ben sperare, per quanto forse appare più facile avvicinare le parti per raggiungere alcuni accordi, piuttosto che riuscire a farli rispettare, e questo non può avvenire se non verrà nominato un organo di controllo accettato sia dal governo che dall’opposizione, che dovrà fare da garante ed arbitro.
Fa ben sperare che l’opposizione, dopo aver preso coscienza che solo con la strada della negoziazione, e non la forza, può ottenere il cambiamento politico, abbia deciso finalmente di tornare a partecipare al voto, negli ultimi anni sempre boicottato perché ritenuto “pilotato” a favore dei candidati governativi. Da questo punto di vista è stato importante che la parte moderata dell’opposizione nelle scorse settimane abbia collaborato con i chavisti al rinnovo del Consiglio elettorale nazionale.
L’annuncio del ritorno a votare è arrivato dai partiti che si oppongono a Maduro, riuniti sotto la sigla G4, che hanno dichiarato la loro intenzione di partecipare alle elezioni regionali del prossimo 21 novembre, a patto che ci siano osservatori internazionali che vigilino sul regolare svolgimento dei comizi elettorali.
Obiettivo principale del governo Maduro è quello di eliminare immediatamente le sanzioni finanziare che, tra l’altro, hanno bloccato i conti venezuelani all’estero, ed hanno accusato l’opposizione di essere responsabile di queste misure che hanno danneggiato ulteriormente l’economia venezuelana, perché sono state imposte dopo il fallimento della rivolta che, con l’appoggio degli Stati Uniti, avrebbe dovuto destituire l’attuale presidente.
In ogni caso, anche se non ottenessero la preventiva eliminazione delle sanzioni, in seno al governo si è ormai fatta strada la convinzione che è necessario dimostrare alla comunità internazionale la volontà di negoziare, vista l’impossibilità di continuare con l’isolamento economico e politico che stanno affondando il paese sempre più in basso.
Molto importante è il ruolo di mediatori della Norvegia, che ha promosso i negoziati, ma anche dell’Unione Europe e degli Stati Uniti, senza dimenticare anche l’apporto di Russia, Turchia e Cina nella formulazione del tipo di accordo che si deve cercare di raggiungere.
Uno dei cardini principali è che l’intesa debba essere integrale e che tutti i punti dell’agenda dei lavori si possano definire conclusi solo quando ogni singolo paragrafo sia stato approvato.
Ovviamente vengono ammessi accordi parziali progressivi che però portino ad un accordo globale e, da questo punto di vista, appare importante l’apertura da parte degli Usa che hanno dichiarato di essere disposti a ridurre progressivamente le sanzioni finanziare man mano che vengano raggiunti accordi parziali ma definitivi.
Per il momento il cronoprogramma condiviso da governo e opposizione prevede elezioni regionali per il prossimo novembre, referendum revocatorio presidenziale nel 2022, elezioni presidenziali nel 2024 e legislative nel 2025.
Nelle prossime settimane sapremo se tale programma potrà essere rispettato con la partecipazione di tutte le forze politiche e senza le solite accuse e sospetti.