Venezuela. ‘Lascio senza rancori e senza denaro’: si dimette l’ambasciatore a Roma

Notizie Geopolitiche

Intervistato nel gennaio 2017 per il nostro giornale, l’ambasciatore della Repubblica boliviana del Venezuela in Italia, Julian Isaias Rodriguez Diaz, aveva dichiarato che “Il governo del presidente Nicolas Maduro ha predisposto mezzi economici per superare gli effetti della caduta dei prezzi del petrolio nell’economia venezuelana attraverso la creazione di un’economia produttiva con la partecipazione attiva dell’impresa privata, delle comunità e dei differenti attori economici del paese”.
A distanza di quasi due anni e mezzo il diplomatico si trova a dover smentire con le proprie dimissioni il quadro economico che sperava per il suo paese, oggi con l’inflazione al 1.304.494%, ed in una lettera spedita al presidente Nicolas Maduro e ripresa dai social ha scritto che “Lascio senza rancori e senza denaro”.
Pur mantenendo salda la sua “fede assoluta” nel chavismo, ideologia alla quale “mi sono aggrappato come fosse una tavola nell’oceano di contraddizioni che circonda il suo governo”, il 77enne ormai ex ambasciatore ha ammesso l’impossibilità di pagare gli stipendi al personale della rappresentanza diplomatica e di avere con le autorità italiane un “debito di quasi 9 milioni di euro”, una situazione che ha costretto la moglie a vendere i vestiti che le erano stati dati dall’ex marito “per poter sopravvivere di fronte all’embargo nordamericano e sto cercando di vendere l’auto che ho comprato quando sono arrivato in ambasciata e come lei (Maduro, ndr.) sa non ho un conto bancario perché i `gringos´ mi hanno sanzionato e la banca italiana mi ha chiuso le porte”.
Intanto in Venezuela la situazione socio-politico-economica continua ad essere nel marasma più completo, con Nicolas Maduro e Juan Guaidò in continuo braccio di ferro per difendere o prendere la presidenza, gli scontri nelle piazze ed i bambini che giocano con le mazzette di bolivar, carta straccia.
Maduro ha annunciato elezioni anticipate per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, da lui esautorata nel 2016 in quanto controllata dalle opposizioni, le quali volevano processarlo per la grave situazione economica in cui già allora si trovava il paese.
Il mandato parlamentare scade alla fine del 2020, ma Maduro non ha indicato una data, tuttavia ha affermato che “Facciamo le elezioni. Otteniamo una soluzione pacifica, elettorale, democratica e costituzionale”. Intanto è al lavoro l’Assemblea costituente, formata solo da suoi fedelissimi, ma potrebbe essere chiusa nel tentativo di trovare un accordo con le opposizioni.