Vincoli e opportunità geoeconomiche per il nuovo governo

di Massimo Ortolani * –

La ricerca del filone operativo.
Il panorama geopolitico attuale si caratterizza per la sedimentazione intertemporale di impatti economici di svariata origine. Come quelli connessi all’ emergenza energetica, sanitaria, climatica, a crisi geopolitiche (conflitti di potenza ibridi militari), a conflitti geoeconomici (decoupling, prevalenza relativa del fattore di autonomia strategica – e di scambi di matrice geopolitica – su quello della competitività). Il tutto immerso in un contesto di pervasività della comunicazione internettiana, che spesso impedisce di valutare correttamente la portata dei fattori di crisi, a motivo della manipolazione cognitiva in atto da parte di intelligence statuali e non. Se ne evince, pertanto, che il perseguimento degli obiettivi dell’interesse nazionale del nostro paese da parte del nuovo governo dovrà essere necessariamente perseguito in un contesto di turbolenze di prevalente origine esogena (1), tanto attuali che prospettiche, che portano ad individuare nella politica estera il principale fattore pivotale, per gli indiscutibili effetti di complementarità/codipendenza delle azioni di diplomazia politica ed economica a fini di politica interna.

Quale connotazione distintiva dell’interesse nazionale nel medio-lungo periodo.
Le prime mosse vincolate del nuovo governo, nel breve periodo non possono che inserirsi nel comune solco emergenziale già tracciato da tutti i governi dei paesi occidentali, sia per l’urgenza imposta dalla crisi energetica che per la necessità di alleviare l’impatto della recessione in fieri. In tale direzione si pone il ricorso ai benefici economici associabili al via libera Ue alla proroga degli aiuti di stato, e la difficile ricerca di spazi per un alleggerimento del carico fiscale, e per il contrasto ad una recessione prospetticamente sconfitta. Ma nel medio-lungo termine, possono certamente rinvenirsi vantaggiose opportunità per una configurazione di programmi politici che siano espressione anche di forme di una sovranità non finalizzata al protezionismo tout court, bensì da condividere con i partner di riferimento nell’ambito di politiche industriali ottimali sotto il profilo della sicurezza e della stabilità economica. In tal senso dovrebbero già cominciare a valutarsi le più efficaci modalità di mitigazione degli effetti indiretti, sulla filiera del settore automotive, dello stop ai motori endotermici nel 2035 (2). Trattasi di soluzioni di non facile individuazione per il comparto PMI di tale filiera, che potrebbero essere valutate per il contributo ritraibile da oculate forme di attrazione degli investimenti esteri in tale filiera. Dato che c’è tempo per sondare sin d’ora la disponibilità di produttori di medio-piccola dimensione ad ideare un progetto di conversione/trasformazione industriale che coinvolga partners esteri o nazionali. Trattasi di una questione spinosa nella misura in cui il blocco, per ragioni di Golden Power, di una partecipazione in una di tali aziende ritenuta strategica – da parte di un partner controllato da un governo estero “non affidabile” – possa generare disfunzionalità aziendali, se non compensate da indennizzi ad hoc. Da qui l’esigenza di interventi innovativi anche in tema di Golden Power, per favorire l’accesso, entro determinate quote di controllo, di capitali esteri da paesi affidabili, in sostituzione di quelli provenienti da non gradite holding a etero-direzione statuale; ovvero la partecipazione al capitale delle imprese indennizzande da parte di specifiche entità finanziarie nazionali.
In tema di generalizzazione della nozione di asset strategico, il riferimento del programma governativo che più ha destato interesse mediatico ha riguardato la nozione di sovranità alimentare. Ma è chiaro che se ne deve circoscriverne la portata e la valenza, dato che sarebbe erroneo identificarla solamente con una difesa autarchica del Made in Italy. Una condivisibile interpretazione di tale nozione non può che essere quella di mantenere la distintività delle produzioni italiane anche in presenza di condizioni (siccità) che richiedono una elasticità interpretativa del disciplinare, per la validità legale di DOP e IGP e l’aumento, al tempo stesso, delle produzioni delle materie prime agricole alla base della nostra industria alimentare. Da considerare che l’impatto geopolitico della guerra in Ucraina ha segnalato – e continua a segnalare – come forti deficit produttivi di taluni prodotti alimentari strategici in quanto di largo consumo, seppure compensati da importazioni alternative a prezzi competitivi, espongano ad incrementi di prezzo potenzialmente nocivi per la sicurezza e la stabilità del paese.
Applicazioni di intelligence economica dovrebbero inoltre essere rivolte al consolidarsi di pratiche di acquisizioni di nostri noti marchi da parte dei grandi gruppi agroalimentari esteri. Con il rischio di un controllo oligopolistico, non domestico, di diversi settori agroalimentari (agrochimica, sementi, genetica del bestiame, direzioni del commercio). In grado di esercitare posizioni dominanti e di potere influenzare non solo prezzi di mercato, ma anche l’evoluzione delle produzioni prospettiche. Senza peraltro considerare che questa tematica coinvolge notoriamente anche vari dossier comunitari, da quello dell’etichettatura (nutriscore verso etichette a semaforo), direttiva sulle emissioni degli allevamenti, regolamento per la riduzione dei fitofarmaci, e normativa sugli imballaggi. In cui c’è da difendere a Bruxelles le diversificate configurazioni della produzione agricola ed alimentare italiana. Ma comunque tematiche che dovrebbero essere tenute presenti anche negli accordi di libero scambio. Questi aspetti offrono peraltro l’opportunità di rivisitare la politica di sostegno all’export (3). Se ne dovrebbe preferibilmente parlare al plurale, quindi di esportazioni, stanti le marcate differenziazioni delle misure di natura promozionale, finanziaria e assicurativa che il sistema paese deve intraprendere per sostenere efficacemente prodotti tra loro estremamente differenziati sia per problematiche di rischio paese e di mercato, sia sul piano delle competenze acquisibili dagli esportatori. Basti segnalare al riguardo l’importanza, ai fini del rafforzamento della readiness esortativa delle nostre PMI, della loro pronta ed adeguata (4) conoscenza dei vincoli connessi alle sanzioni internazionali.

Autonomia strategica e sovranità.
Quanto al riferimento della specificazione “e del merito” alla denominazione del ministero dell’Istruzione, va detto che non risulterà pleonastica se si condivide che nel nostro paese per troppo tempo è risultata carente una cultura del merito finalizzata a formazione e capitale umano. Che non ha adeguatamente incentivato lo sviluppo di una economia aperta e basata sulla conoscenza, favorendo per contro la preferenza, di giovani e meno giovani, per logiche clientelari o di segreto consociativismo, e mortificato la valenza dei criteri di selezione meritocratica in ambito scolastico, come strumento di ascensione sociale (6 politico o giù di lì). Quando è proprio in tale ambito di formazione del capitale umano che devono affondare le radici della sicurezza nazionale, come precondizione per il raggiungimento di autonomia strategica e di sovranità nazionale. In tal senso va quindi colta l’opportunità per iniziative di sviluppo educativo che privilegino il merito anche e soprattutto per una valorizzazione della talentuosità, da coltivare con interventi pubblici mirati ad attenuare le ingiustizie generate dalla combinazione di fattori genetici ed ambientali.
Sul piano delle regole finanziarie va detto che le ripercussioni sul piano inflattivo ed energetico della guerra, dell’operato delle banche centrali per l’aumento dei tassi, e la non ancora scongiurata previsione di stagflazione, dato il loro diffuso impatto anche sugli altri Stati membri UE potrebbero generare spazi di opportunità istituzionale per il nostro paese, per meglio impostare il dialogo con l’Europa. L’eccezionalità di questa contingenza temporale potrebbe favorire il dialogo con la UE non solo per il rinnovo della proroga del patto di Stabilità, ma anche per una possibile riparametrazione degli indicatori strutturali e finanziari dei paesi UE – prescelti molto anni fa quando il patto è stato scritto – per tenere conto della diversa struttura di rischi-paese e rischi macroeconomici nel frattempo intervenuta. In relazione, invece, ad una strategia di politica industriale, potrebbe risultare opportuno esaminare opportunità ed applicabilità, sul piano istituzionale, di forme di agevolazione assicurativa mirate a rendere più agevole riallocare in paesi prossimi all’Italia investimenti di friendshoring, di imprese nazionali delocalizzate in paesi geograficamente lontani o politicamente rischiosi.

Per una visione sinergica dei vincoli e delle opportunità geoeconomiche.
Vincoli all’esplicazione degli imperativi programmatici perseguibili dal nuovo governo, come si può ben intuire, ineriscono il comportamento dei mercati finanziari e gli impegni da rispettare con la UE non limitatamente al PNRR. D’altra parte buon senso, ed eccezionalità della situazione geopolitica attuale, impongono di rimandare a tempi migliori l’approccio a macro-tematiche istituzionali quali la revisione dei Trattati, nonostante le gravi problematiche poste da governi come quello polacco e ungherese, e quanti ritengono che la propria legge costituzionale sia prevalente, rifiutando la supremazia del diritto europea e quella della Corte di giustizia Europea. Per converso, vantaggiose occasioni per una diplomazia politica ci potrebbero essere offerti dall’altalenante rapporto di cooperazione franco-tedesco. Si condivide infatti l’opinione di chi sostiene che il fattore divisivo dell’asse Parigi-Berlino sia da ultimo da ricercare nei maggiori gradi di libertà di politica economica estera che la Germania vuole riservarsi anche in parziale disallineamento con la dottrina Biden di contenimento delle aspirazioni geostrategiche cinesi. Anzi, con un mantenimento dei già intensi rapporti commerciali con Pechino, se vantaggiosi per l’industria tedesca, e con una visione maggiormente aperturista verso l’adesione alla UE dei numerosi paesi dell’est-Europa. La postura di diplomazia economica italiana dovrebbe riuscire a comporre tale divergenza per il conseguimento di un rafforzamento del protagonismo UE, sulla scena internazionale, rispetto al passato, ritagliando maggiori spazi di opportunità per il nostro interesse nazionale. Da considerare che il nostro paese, interessato alla valorizzazione strategica delle risorse economiche del mare Mediterraneo, potrebbe peraltro svolgere proprio nel Mediterraneo allargato avanzati interventi di natura geopolitica e geoeconomica, e non solo di cooperazione, da coordinare con quelli posti in atto dalla UE. Anche al fine di realizzare attività di investimento (ma anche di intelligence), per accrescere la stabilità di molti di quei paesi, ora divenuti per noi strategici sul piano energetico.

In conclusione ci attende un grande lavoro per catturare, selezionare ed elaborare un enorme flusso di informazioni sulle mosse e le intenzioni degli altri, per l’ ideazione e la gestione di una postura di diplomazia politica ed economica del nostro paese fondata su obiettivi di autonomia strategica nazionale che riesca farsi accettare per proattività propositiva ed originalità di contenuti da parte degli alleati e della UE. Il compito risulterebbe molto meno difficoltoso qualora si potesse meglio e di più ricorrere al contributo dell’Intelligence Economica (IE) rispetto a quanto sinora fatto. Una unità di IE operante alle dipendenze della presidenza del CdM (5), in un contesto di guerra ibrida ormai duratura potrebbe in primo luogo valutare proattivamente l’operato delle Intelligence altrui, ma anche collaborare naturalmente su interessi condivisi. Servirebbe anche e soprattutto a difendere l’interesse nazionale dalle minacce della manipolazione cognitiva. (Da considerare che la East Stratcom Task Force del Servizio di Azione Esterna (UE) ha aggiunto di recente uno strumento: EUvsDisinfo, per difendere i Paesi membri dell’Unione europea dall’attacco della propaganda russa). Infine potrebbe segnalare occasioni ed eventi di varia natura, per azioni di Soft e di Sharp Power finalizzate alla diffusione su scala globale del valore dell’italianità.

Note:
1 – Con l’effetto di dovere navigare politicamente affrontando una configurazione prospettica di eventi che irrompono prima che si sia trovata la soluzione a quelli precedenti. Contesto che renderà plausibilmente arduo valutare il raggiungimento di obiettivi finali per l’interesse nazionale, sulla base del conseguimento di obiettivi intermedi.
2 – E’ evidente come sia necessario mantenere un equilibrio economico nella risposta intertemporale alla minaccia climatica. Senza quindi comportarsi come all’opposto oggi fanno i “clima-quietisti” così a suo tempo definiti dal filosofo B. Latour. Un semplice esempio per tutti dell’ eclatante manifestazione del conflitto in atto è quello tra ricerca del profitto privato (coltivazione di olio di palma) ed esternalità negative (per il pianeta tutto) associabili alla connessa deforestazione.
3 – Ai fini del supporto agli esportatori va ora tenuto conto anche di come rendere complementari e sinergici i diversi ruoli del ministero Imprese e Made in Italy con quello del MAECI. Quindi delle tempistiche necessarie per rendere pienamente funzionale il previsto Comitato Interministeriale, in sostituzione della Cabina di regia per l’internazionalizzazione.
4 – La minuziosa capillarità applicativa delle sanzioni UE alla Russia emanate il 6 Ottobre scorso prevede, come noto, un nuovo divieto di importazione da paesi della UE, che incorporano prodotti siderurgici russi vietati. Ma la Commissione ha ora esteso il suo potere sanzionatorio, anche con effetti di extraterritorialità, a individui o entità che facilitano violazioni del divieto di elusione delle disposizioni delle sanzioni dell’UE contro la Russia. Secondo quanto già evidenziato da qualificate Law firm, tali poteri della UE sono ora aggiuntivi. In precedenza, l’UE poteva infatti imporre sanzioni solo a quanti fossero direttamente coinvolti nell’invasione russa e ai loro sostenitori. Mentre, ora, potrebbe imporre sanzioni a persone o entità anche se domiciliate in paesi terzi in cui la Commissione tema che operino “facilitando” l’elusione delle sanzioni. Mentre, nel caso delle misure e sanzioni statunitensi volte a impedire a Pechino di ottenere o produrre chip e componenti per l’IA, quanti sono a conoscenza del fatto che anche i chip per il supercalcolo di produzione straniera, che utilizzano strumenti e software americani nel processo di progettazione e produzione, devono richiedere una licenza per essere esportati in Cina?
5 – Trattasi di una proposta già contenuta nel libro dello scrivente: “Intelligence Economica e Conflitto Geoeconomico” – Ed. GoWare – 2020, e nelle 14 videolezioni sulla geoeconomia che ne sono seguite.

* Analista geoeconomico.