Von der Leyen si scusa con l’Italia, ma Conte vuole i Coronabond

di Guido Keller

Eppur si muove. Finalmente l’Unione Europea dei burocrati e della finanza sembra aver ritrovato la vocazione solidaristica per cui è stata ideata, e a Bruxelles è un susseguirsi di incontri e di riunioni per dare risposte comuni alle due emergenza parallele, quella sanitaria e quella economica.
A dare lo scossone è stato probabilmente quel segnale di delusione per le resistenze soprattutto tedesche, austriache e olandesi nei confronti dei paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus, un misto di incredulità e di smarrimento che ha spinto molti sull’orlo dell’euroscetticismo. Ma anche il premier Giuseppe Conte ha saputo imporsi minacciando Bruxelles “di fare da soli” in caso di mancata risposta entro dieci giorni alle richieste del governo italiano, e ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è in qualche modo scusata con gli italiani attraverso una lettera pubblicata su Repubblica, ammettendo che “bisogna riconoscere che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea, in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria” mentre “non si rendevano conto che possiamo sconfiggere questa pandemia solo insieme, come Unione”. “E’ stato – ha continuato – un comportamento dannoso e che poteva essere evitato”, tanto più che “in questi giorni la distanza tra individui e’ fondamentale per la nostra sicurezza: la distanza tra nazioni europee, al contrario, mette tutti in pericolo”.
Von der Leyen ha parlato di una “Sure” da 100 miliardi di euro, un aiuto per le imprese e i lavoratori, come pure della consegna all’Italia di 11 miliardi di euro non impegnati dall’Ue.
Un’iniziativa che il premier Giuseppe Conte ha giudicato “positiva” in quanto permetterebbe di emettere obbligazioni europee per un importo massimo di 100 miliardi di euro, tuttavia è necessario per sostenere la ripresa andare oltre e puntare su un piano che preveda “un supporto finanziario condiviso” forte di “strumenti innovativi come gli European Recovery Bond: si tratterebbe di titoli di Stato europei che siano utili a finanziare gli sforzi straordinari che l’Europa dovrà mettere in campo per ricostruire il suo tessuto sociale ed economico”.
Non tutti nell’Ue sono aperti all’idea dei Coronabond, la tedesca Angela Merkel per prima, anche se i socialisti che compongono il suo governo si sono già detti favorevoli.
In quest’Europa di chi pensa ai conti e chi alle vite umane la frattura è palese, e gli squilibri in termine di solidarietà sono sotto gli occhi di tutti.
Da segnalare, dopo la disponibilità della Bce di acquistare titoli dei paesi membri fino a 750 miliardi di euro i 750 miliardi, l’annuncio della Bei (Banca europea per gli Investimenti) di adottare misure volte a mobilitare 40 miliardi di euro per le piccole e medie imprese dei paesi colpiti dal Covid-19. Lo ha comunicato il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in occasione della riunione del Consiglio di amministrazione della stessa banca.