Xi incontra Mattarella, ‘La Via della Seta è una strada a doppio senso’

Ma in Europa cresce il nervosismo per il Memorandum d'intesa Italia - Cina.

di Guido Keller –

Con l’incontro al Quirinale ha preso il via la visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping, paese il nostro che rientra nella strategia della Nuova Via della Seta, la cui realizzazione è stata stimata in 900 miliardi di dollari di investimenti.Il presidente Sergio Mattarella ha detto nella conferenza stampa seguita all’incontro definito “fruttuoso” che “La cooperazione tra Italia e Cina sarà confermata e rafforzata”, e Xi, ringraziando per la “squisita ed accurata accoglienza, ha risposto che “nonostante la distanza geografica, i nostri due popoli nutrono da sempre una profonda amicizia”.
Mattarella ha voluto sottolineare che “La Via della Seta è una strada a doppio senso, dove devono transitare non solo commercio ma talenti, idee, conoscenza e progetti per il futuro”. Per questo motivo la firma del memorandum fra i due paesi viene ad essere “un segno dell’attenzione per realizzare una cornice ideale volta incrementare collaborazioni congiunte tra imprese italiane e imprese cinesi”.
Per Xi c’è l’opportunità di imprimere ulteriore sviluppo allo storico rapporto di amicizia tra Italia e Cina, ma serve uno “sguardo lungimirante” per ”approfondire la fiducia politica e il coordinamento delle idee attraverso scambi e informazione”. Vanno quindi “rafforzate le sinergie tra le rispettive strategie di sviluppo nei settori infrastrutturali, portuali e logistici, nonchè dei trasporti marittimi. Vogliamo costruire progetti seri e qualificati lungo la Via della seta, vogliamo aumentare scambi e investimenti nei due sensi”. Ha poi osservato che “guardando il mondo ci ritroviamo avanti un cambiamento epocale, la Cina e l’Italia sono due importanti forze nel mondo per salvaguardare la pace e promuovere lo sviluppo. La Cina vuole lavorare con l’Italia per rilanciare lo spirito di equità, mutuo rispetto e giustizia”.
Sul tavolo quindi opportunità per entrambi i paesi, ma a Bruxelles e a Washington qualcuno mugugna ritenendo l’Italia l’annesso debole che sta permettendo alla Cina di mettere le mani in Europa.
Sul tavolo infatti non c’è solo la già ampia questione della Nuova Via della Seta, la cui diramazione marittima verrebbe a coinvolgere i porti italiani (probabilmente Trieste), bensì anche il 5G che Huawei vorrebbe espandere nel Vecchio continente, ma che negli Usa ed anche a Bruxelles continua a destare sospetti di spionaggio. Il vicepremier Luigi Di Maio, uno degli entusiasti per il rapporto che si sta venendo a consolidare con la Cina, ha tuttavia precisato che la 5G non rientra nel memorandum d’intesa con la Cina.
L’Ue intano sta pensando all’introduzione del “Golden power”, cioè di un regolamento per lo ”screening” attraverso un’autorità indipendente sugli investimenti esteri al fine di tutelare il mercato interno e i settori strategici.
Sul delicato tema dei diritti civili, per cui un velo di ipocrisia impedisce di parlare apertamente di sfruttamento della manodopera nel paese orientale nonché della mancanza della libertà di stampa o delle istanze delle etnie represse, Mattarella ha detto che “Alla luce del mandato italiano nel consiglio per i diritti umani dell’Onu, desidero auspicare che, in occasione della sessione del dialogo Ue-Cina sui diritti umani che si svolgerà a Bruxelles dopo quella che si è svolta a Pechino lo scorso luglio, si possa proseguire in un confronto costruttivo sui temi così rilevanti”.
Dopo essere stato al Quirinale il presidente cinese si è portato prima al Senato, dove ha incontrato la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, poi alla Camera dove si è visto con Roberto Fico.
Intanto dall’Ue continuano ad arrivare segnali di nervosismo per il Memorandum Italia – Cina, con il presidente francese Emmanuel Macron che ha ricordato al premier Giuseppe Conte che con la Cina serve un approccio comune, che non bisogna avere singole trattative, mentre il capo della Commissione Jean-Claude Juncker, ricordando il disequilibrio commerciale come pure che “le relazioni sono buone ma non ottime”, ha ricordato che “Per noi oggi la Cina è un concorrente, un partner e un rivale”.
In realtà lo slancio in avanti dell’Italia è visto con sospetto in quanto potrebbe assicurarsi un ruolo di testa di ponte e quindi strategico, in posizione cioè avvantaggiata rispetto ad altre realtà europee.