Yemen. Guerra civile: è emergenza colera

di C. Alessandro Mauceri

Ormai è un fenomeno ben noto: una delle conseguenze delle missioni di pace è la distruzione quasi totale delle infrastrutture di un paese, prime fra tutte quelle idriche. Ciò comporta non solo un impoverimento della popolazione civile oltre l’immaginabile e la perdita delle risorse agricole del territorio, ma soprattutto crea seri rischi per la salute a causa delle possibili epidemie legate alla presenza di acque impure.
È ciò che sta avvenendo nello Yemen. A lanciare l’allarme è stata l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF), che ha comunicato di aver accolto e di stare fornendo assistenza ad un numero sempre crescente di pazienti affetti da colera e diarrea acquosa. Il numero dei pazienti affetti da queste patologie è salito vertiginosamente delle ultime due settimane, raggiungendo 780 casi nell’ultimo mese. La maggior parte dei casi si è verificata nei governatorati di Amran, Hajja, al-Dhalé, Taiz, e Ibb. Per isolare e trattare i pazienti che presentano i sintomi, MSF ha aperto centri per il trattamento del colera all’interno di cinque ospedali. “Riceviamo pazienti provenienti da molti distretti diversi, lontani anche dieci chilometri – afferma Shinjiro Murata, capo missione di MSF in Yemen -. Siamo preoccupati che l’epidemia continui a diffondersi e vada fuori controllo. È necessaria una stretta collaborazione tra gli attori sanitari e le autorità rilevanti al fine di fornire un immediato supporto alle strutture sanitarie e alle comunità locali nelle aree colpite. Bisogna inoltre aumentare l’assistenza umanitaria per limitare il diffondersi dell’epidemia e scongiurarne altre”.
Il ministero per la Salute Pubblica e la Popolazione dello Yemen ha riportato che i casi verificatisi nella capitale Sanaa sono oltre 300. Ma secondo quanto ha rivelato un membro dell’Oms all’agenzia di stampa France Presse, i casi sospetti di colera sarebbero più di 2mila.
Alla fine del 2016 era stato l’Ocha (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) a lanciare l’allarme sui rischi per la salute della popolazione civile: nello Yemen su una popolazione di 26 milioni, 21,1 milioni (l’82% del totale) necessitano di aiuti umanitari, 14,4 vivono in insicurezza alimentare. Dati confermati dall’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità), la quale ha riferito che esiste un rischio di contagio colera per 7,6 milioni di yemeniti. Un rischio che aumenta ogni giorno che passa sempre di più dato che dueterzi della popolazione non ha accesso ad acqua pulita.
I bombardamenti della coalizione guidata dall’Arabia Saudita hanno già causato oltre 1.600 vittime civili: un’organizzazione per diritti umani dello Yemen, Mwatana, ha riferito di sistematiche uccisioni e ferimenti di uomini, donne e bambini non combattenti nella terza più grande città dello Yemen. A questi numeri già tremendi, si devono aggiungere quelli diffusi dall’Ohchr (Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights) che ha verificato 8.875 violazioni dei diritti umani: una media di 43 al giorno.
Nello Yemen circa 14,4 milioni di persone vivono in condizioni di “insicurezza alimentare”, di cui 7,6 milioni in insicurezza alimentare grave; 19,3 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienici. Particolarmente grave la situazione dei bambini: quasi 320mila sono gravemente malnutriti.
Entrambe le parti in campo in questa guerra (da un lato le truppe governative del presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi e dall’altro i ribelli Houthi, sostenuti da unità militari fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh) hanno già perso. E l’intervento da parte dell’Arabia Saudita, non autorizzato dalle Nazioni Unite bensì dalla Lega Araba e con il supporto di altri otto Paesi arabi e il sostegno logistico degli Usa, sta causando un vero e proprio disastro umanitario “che si svolge nella silenziosa connivenza dell’occidente”.