Yemen. Il regno saudita ha effettuato un deposito di 1 miliardo di dollari presso la banca centrale

di Alberto Galvi

Il regno saudita ha effettuato un deposito di 1 miliardo di dollari presso la banca centrale dello Yemen nel progetto di sostenerne lo sviluppo e l’economia. Il deposito contribuirà a rafforzare le capacità nel campo dell’attuazione del programma di riforma economica del paese con il Fondo monetario arabo, ma non è stato reso noto se il miliardo di dollari facesse parte di un pacchetto di sostegno esistente di 3 miliardi di dollari promesso lo scorso maggio dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti per l’economia dello Yemen.

Lo Yemen è devastato da quando nel 2014 i ribelli Houthi, legati all’Iran, hanno destituito il governo del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, fatto che ha portato l’Arabia Saudita ad intervenire militarmente guidando una coalizioen di paesi arabi.
Gli Houthi controllano la capitale Sanaa e vaste aree del nord del paese, mentre alcune aree ad est sono occupate dai qaedisti. Negli scontri con i governativi e la coalizione a guida saudita sono state uccise decine di migliaia di persone e lasciando milioni di persone senza casa e alla fame. Nell’aprile 2022 è stata concordata concordato una tregua di due mesi sponsorizzata dalle Nazioni Unite, ed oggi i combattimenti sono in gran parte cessati, ma entrambe le parti non sono riuscite a rinnovare altre tregue.
Il governo riconosciuto a livello internazionale con sede nel sud, a Aden, ha visto le sue finanze pubbliche peggiorare dopo che gli Houthi hanno lanciato una serie di attacchi ai terminal petroliferi alla fine dello scorso anno.
Lo Yemen ha due banche centrali rivali: il governo di Aden ha fatto ricorso alla stampa di denaro per finanziare il deficit, ma nelle aree controllate dagli Houthi, dove le nuove banconote sono vietate, il tasso è di circa 600 rial per dollaro.

La guerra nello Yemen ha preso il via nel gennaio 2015 a seguito del golpe degli houthi (sciiti), dietro al quale vi sarebbe l’Iran, che però nega: per mesi i ribelli avevano chiesto invano alcuni riconoscimenti come l’inserimento di 20mila appartenenti alla minoranza sciita nelle forze armate governative, l’assegnazione di 10 ministeri e l’inclusione nella regione di Azal, di Hajja e dei governatorati di al-Jaw. L’intervento della coalizione a guida saudita e che vede coinvolti Egitto, Sudan, Giordania, Marocco, Bahrain, Qatar e Emirati Arabi Uniti, ha permesso la ripresa di una parte dei territori, in particolare del governatorato di Aden, mente la capitale e la zona dei principali impianti petroliferi resta saldamente in mano ai ribelli sciiti.