Yemen. Israele prepara un attacco contro gli Houthi

di Giuseppe Gagliano

Israele si prepara a un intervento diretto nello Yemen per contrastare la crescente minaccia rappresentata dai ribelli Houthi. Secondo quanto riportato dal quotidiano Israel Hayom, il governo israeliano considera “insostenibile” l’attuale situazione, aggravata dall’intensificazione delle attività ostili da parte del gruppo sciita.
La mattina del 12 dicembre gli Houthi hanno lanciato diversi droni verso il territorio israeliano. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno intercettato uno degli UAV vicino a Eilat, mentre altri due sono stati neutralizzati con sistemi di difesa elettronica o hanno perso il contatto radar. Questo episodio, secondo fonti israeliane, conferma l’intenzione degli Houthi di acquisire maggiore visibilità all’interno dell’“asse della resistenza”, l’alleanza guidata dall’Iran contro l’influenza israeliana e statunitense nella regione.
Israele avrebbe già definito i dettagli di un’operazione militare contro le basi Houthi, che rappresenterebbe il terzo intervento significativo nello Yemen nel 2024. Precedenti operazioni israeliane, tra cui i raid del 20 luglio e del 29 settembre, hanno colpito infrastrutture strategiche nei porti di Hudaydah e Ras Isa, causando danni ingenti e diverse vittime. Tali attacchi miravano a interrompere i flussi di armamenti avanzati dall’Iran agli Houthi.
La posizione strategica dello Yemen, che controlla il traffico marittimo nello stretto di Bab el-Mandeb, rende questa regione un nodo cruciale per la sicurezza economica e militare di Israele. Gli attacchi con droni rappresentano, infatti, una minaccia non solo per il territorio israeliano, ma anche per le rotte commerciali e militari che attraversano il Mar Rosso.
Parallelamente alla situazione nello Yemen, Israele ha intensificato le operazioni in Siria, colpendo oltre 500 obiettivi strategici in sole 48 ore. Secondo fonti ufficiali, queste azioni hanno distrutto l’86% delle difese aeree siriane, permettendo all’aviazione israeliana di operare con maggiore libertà. L’obiettivo dichiarato è la neutralizzazione di infrastrutture legate alla produzione di armi chimiche e basi strategiche.
Tuttavia, nonostante l’efficacia degli attacchi, alcune minacce rimangono irrisolte. Fonti delle IDF avvertono che non tutti gli arsenali sono stati individuati, mantenendo alta l’allerta. Inoltre, le truppe israeliane hanno preso il controllo di aree strategiche vicine a Damasco, come il Monte Hermon, alimentando le tensioni con il governo siriano.
Le azioni israeliane in Yemen e Siria riflettono una strategia regionale volta a consolidare il controllo sulle aree critiche per la sicurezza nazionale. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito che queste operazioni sono necessarie per proteggere Israele da minacce imminenti, ma la loro escalation potrebbe generare ulteriori instabilità in un Medio Oriente già frammentato.
In un quadro così complesso, Israele gioca una partita ad alto rischio, intrecciando sicurezza nazionale e geopolitica regionale. Le implicazioni di queste operazioni vanno ben oltre i confini dello Yemen o della Siria, coinvolgendo interessi globali e alimentando il rischio di nuovi conflitti.