di Enrico Oliari –
Nonostante il suo “Piano per la vittoria” sia stato bellamente stracciato a Washington, dove persino Biden si è mostrato più presente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha insistito oggi nel tracciare schemi e programmi, e intervenendo alla Verkhovna Rada (Parlamento) ha affermato che “la vittoria, parola scomoda per alcuni, diventerà un ponte verso un vertice per la pace, grazie al quale sarà possibile concludere la guerra entro il 2025”. Senza incontrare difficoltà in un’aula da cui lui stesso a disposto l’esclusione degli 11 partiti di opposizione, Zelensky ha parlato della necessità di continuare le operazioni militari nel territorio russo, per quanto gli ucraini nel Kursk, decimati, continuino a perdere terreno, ha parlato di nuove richieste alle potenze occidentali di armi, di finanziamenti e di sanzioni contro la Russia, e ha prospettato l’intavolazione di un vertice di pace al quale la Russia dovrebbe essere obbligata prendervi parte. Si noti che a suo tempo era stato proprio lui a stabilire per decreto il divieto di trattare con Mosca e con Vladimir Putin.
Nel suo “Piano per la vittoria” Zelensky ha messo anche l’integrità e la sovranità dell’Ucraina sui suoi territori, come pure il via libera dei paesi occidentali all’utilizzo delle armi da loro fornite per colpire in profondità il territorio russo, un’ipotesi alla quale il presidente russo Vladimir Putin aveva risposto minacciando l’impiego di armi atomiche. Per quanto cruento, il conflitto ucraino resta infatti di bassa intensità, ed è per evitare escalation dagli esiti imprevedibili che gli Usa, ma anche diversi paesi europei tra cui l’Italia, hanno posto l’altolà a Zelensky sull’impiego delle proprie armi contro la Russia.
Zelensky se l’è poi presa, in perfetto stile propagandistico, con la “coalizione criminale” comporta da Russia, Cina e Corea del Nord, con quest’ultima che secondo lui sarebbe ormai parte attiva nella guerra contro l’Ucraina.
Tra le richieste incluse nel piano di Zelensky vi è quella di adesione alla Nato, motivo principale alla base dell'”Operazione speciale” russa, per quanto lo statuto della Nato impedisca ad un paese in guerra di aderirvi. Era stato lo stesso ex segretario della Nato Jens Stoltenberg a proporre l’adesione dell’Ucraina in cambio della cessione dei territori conquistati dai russi, tuttavia Zelensky ha fatto sapere di volere tutto, cioè sia aderire all’Alleanza Atlantica, sia avere i territori indietro, compresa la Crimea. Vi è inoltre la prospettiva di ospitare in territorio ucraino “armi deterrente” non nucleari.
Nonostante i russi continuino ad avanzare in Ucraina, tanto che si dà come prossima la battaglia di Pekrovsk la cui caduta comporterebbe il crollo del fronte meridionale ucraino, il presidente ucraino ha affermato davanti ai deputati amici che “d’ora in poi il presidente russo Vladimir Putin deve rendersi conto che i suoi calcoli geopolitici stanno perdendo”, una battuta alla quale ha riposto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: “L’unico piano di pace possibile è che il regime di Kiev comprenda che la sua politica è senza prospettiva e che è necessario svegliarsi”.