Brexit. I Ventisette esprimono le linee guida ‘con fermezza e unità’

di Guido Keller –

C’è comune accordo fra i Ventisette sulla linea da tenere in materia di Brexit. Dal vertice che si è tenuto a Bruxelles dei capi di stato e di governo dell’Unione è emersa una linea ferma e univoca, a cominciare dal conto che l’Unione Europea presenterà a Londra. Un conto “salato”, da almeno 60 miliardi di euro.
D’altro canto già il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker aveva avvertito che “I britannici sono tenuti a rispettare gli impegni che hanno condiviso. E dunque il conto sarà, diciamolo volgarmente, molto salato”. Si tratta degli impegni assunti nel bilancio pluriennale dell’Ue, ma anche nell’ambito della Banca Europea degli Investimenti, del Fondo Europeo di Sviluppo e della Banca Centrale Europea.
In soldoni significa che la Gran Bretagna, che stima la metà della spesa, dovrà tenere fede agli impegni presi per i progetti in corso, perlomeno fino al 2023, cioè ben oltre l’uscita di Londra dall’Unione Europea, e senza accordi con l’Ue la Gran Bretagna dovrà affidarsi per l’import-export alle regole del Wto, e la cosa arriverebbe costare alle aziende britanniche 7 miliardi l’anno. Un incubo per entrambe le parti.
I negoziati partiranno quando sarà formato il nuovo governo britannico, cioè dopo le elezioni anticipate dell’8 giugno, e sul tavolo ci sono i diritti dei cittadini comunitari residenti in Gran Bretagna da almeno 5 anni, che se verranno a diminuire vi saranno quantomeno misure simmetriche per quelli britannici residenti nell’Unione Europea. Idem per la libera circolazione delle persone ed ovviamente per le merci.
Anche i confini saranno argomento di dibattito nella corsa a terminare entro due anni la Brexit (si parla anche di sei riunioni alla settimana), e già la Spagna ha fatto sapere l’intenzione di sistemare una volta per tutte la questione di Gibilterra.
L’impressione che si ha, è che Londra conti di far valere le sue priorità nei apporti con l’Unione Europea, ma per Juncker “C’è la sensazione che qualcuno in Gran Bretagna si faccia delle illusioni, deve essere detto chiaramente che è tempo sprecato”.
Concetto chiaro e simile a quello espresso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale ha detto che “non c’è nessuna cospirazione contro la Gran Bretagna, i cittadini hanno votato al referendum, rimpiango il risultato come tutti i miei colleghi… ma chi ha chiesto di lasciare?”.
Merkel ha poi osservato che “Il fatto che i Ventisette siano uniti e parlino ad una sola voce è la cosa più normale del mondo, ma ciò non significa certo che ci siamo alleati contro qualcuno”.
A Bruxelles sono affiorate unità (finalmente!) e fermezza, Tusk ha parlato di “Un mandato politico dei Ventisette forte ed equo”, ed ora l’obiettivo è arrivare alla prima parte della Brexit, cioè alla separazione, entro il 2018, per poi ricostruire accordi e trattati.
Il premier italiano Paolo Gentloni, che ribadito il fatto che “la Brexit è stata un duro colpo per l’Europa”, ha ricordato che “La sfida non è solo quella di gestire bene il negoziato col Regno Unito, ma quella di rilanciare l’unità nei prossimi mesi”. “Questo – ha continuato il premier italiano – non dipende solo dalla nostra unità, ma anche dalla capacità dell’Ue di cambiare su alcuni dossier fondamentali per l’Unione. Primo fra tutti quello di una politica economica che accompagni e non deprima la crescita. Ora abbiamo finalmente crescita in tutti i 27 paesi europei, dobbiamo accompagnarla. Secondo, quello di avere una politica migratoria comune”.
Il presidente dell’assemblea, Antonio Tajani, ha affermato che “senza un accordo sui cittadini residenti”, non vi sarà il via libera a nessun accordo dalla Camera. Ha poi aggiunto che “Abbiamo cominciato bene. C’è quindi fondato motivo per essere ottimisti”. “Vi è stata – ha continuato – una grande unità di intenti e una totale convergenza” tra gli Stati membri e le istituzioni Ue, e le linee guida costituiscono “un quadro di riferimento eccellente per i futuri negoziati e un ottimo punto di partenza per assicurare un’uscita ordinata del Regno Unito dall’Unione”.