Brexit. Nervosismo in vista delle trattative. E sull’immigrazione May parla di ‘livelli sostenibili’

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Avvicinandosi le trattative di autunno, c’è palese nervosismo da parte della Gran Bretagna in tema di uscita dall’Ue, che in base a quanto stabilito dovrebbe concludersi entro il marzo 2019.
Sono infatti tutt’altro che chiare, oggi, le proposte che il governo di Theresa May porterà al tavolo su tre temi cruciali quali la frontiera con l’Irlanda, la cui apertura ha rappresentato fino ad oggi un valido antidoto alle tensioni per l’Ulster, il denaro che Londra dovrà versare per gli impegni assunti fino al 2020 e la questione degli immigrati europei.
Per la frontiera con l’Irlanda il governo britannico ha fatto sapere l’intenzione di mantenere aperta la libera circolazione delle persone e delle merci, ma ciò rappresenterebbe una falla fra i due circuiti in quanto, ad esempio, i traffici diretti da e per la Gran Bretagna potrebbero transitare da lì senza dazi o restrizioni.
La questione del denaro che Londra dovrà versare a Bruxelles è invece aperta, specie dopo la smentita di May all’articolo del Sunday Times di domenica scorsa che parlava di 54 miliardi di euro: il capo della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha già detto di non voler fare sconti, e la cifra richiesta potrebbe oscillare tra i 70 e i 100 miliardi di euro, a fronte dei 30 che il governo britannico sarebbe con tutta probabilità disposto ad offrire.
In tema di immigrazione l’orientamento del governo è quello di tutelare i cittadini europei residenti e di prevedere permessi di lavoro per coloro che arriveranno. Oggi May ha spiegato alla Camera dei Comuni che “Come ho già spiegato in molte occasioni, l’immigrazione globale è stata buona per il Regno Unito, ma ciò che la gente vuole vedere è il controllo di essa. Ecco perché penso che ciò sia quello che le persone si aspettano come risultato dell’uscita dall’Ue. Siamo già in grado di esercitare controlli in relazione a coloro che vengono in questo paese dall’esterno dei paesi Ue”. Ha poi aggiunto la necessità che vengano rispettati livelli sostenibili affinché non si verifichi un impatto negativo sulle persone che si trovano “sul gradino più basso della scala dei redditi”.