Ad abbattere il Boeing 777 sono stati i filo-russi. Tregua nell’area dove è caduto l’aereo, ma altrove gli scontri continuano

di Enrico Oliari –

ucraina boeing grandeE’ ormai certo che ad abbattere a 10mila metri di altitudine il Boeing 777 della Malaysia Airlines sono stati i separatisti filo-russi in lotta con il governo di Kiev: il missile, che ha ucciso 298 persone fra le quali 80 bambini, è stato lanciato dal sistema di fabbricazione russa Sa-11 “Gadly”, il quale è composto da un veicolo lanciamissili armato con 4 razzi e da altri tre mezzi, uno dei quali ha il compito di comando. Per funzionare correttamente il Sa-11 “Gadly” necessita di due radar, uno per l’identificazione del tipo di obiettivo, l’altro per “agganciarlo” e quindi guidare i missili.
Come ha riportato il Times, l’abbattimento del volo MH17 è avvenuto per errore, in quanto il primo dei due radar non era funzionante e quindi la batteria si è limitata ad “agganciare” l’obiettivo per poi centrarlo: i missili Buk, sparati dalla batteria, pesano 690 kg. l’uno, sono lunghi 5,55 mt., hanno una gittata fino a 30 km, raggiungono una velocità Mach 3 e soprattutto hanno una tangenza di 14mila mt. (l’aereo volava a 10mila mt.)
Sono ormai moltissimi gli indizi che avvalorano la tesi che carica la responsabilità della strage ai filo-russi: oltre al fatto che il Boeing 777 è scomparso dai radar alle 16.20 ora locale e già poco dopo Igor Strelkov (vero nome Igor Vsevolodovich Girkin), comandante militare dei secessionisti, ha pubblicato sulla sua pagina di Facebook dell’abbattimento nella stessa zona di un Antonov 26, cosa che in realtà non è avvenuta, vi sono anche le intercettazioni delle comunicazioni dei filorussi rese note dai Servizi segreti ucraini (Sbu). La prima telefonata è avvenuta alle 16.40, 20 minuti dopo l’abbattimento del Boeing. E’ di Igor Bezler, che la Sbu ha già in passato riconosciuto come un ufficiale dell’intelligence dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, il quale ha raccontato al colonnello dell’intelligence russa Vasili Geranin l’accaduto.
Poi vi è una seconda telefonata intercettata, fra due individui che in gergo si sono appellati “Maggiore” e “Greco”, uno dei quali è sopraggiunto sul luogo dove è caduto l’aereo colpito:

– Non ci sono dubbi è un aereo civile!
– Ci sono molti corpi?
– Cavolo un sacco. I pezzi sono caduti sulle case!
– Che tipo di aereo?
– Non lo so ancora. Non sono stato sul posto.
– Niente armi?
– Niente di niente Solo roba da civili, resti medici, carta igienica.
– Documenti?
– Sì, il passaporto di uno studente indonesiano.

Una terza intercettazione riguarda il comandante cosacco Nikolay Kozitsin, il quale ha parlato con un militante non identificato: “Dicono in tv che non si tratta di un cargo, ma che è scritto Malaysia Airlines sull’aereo. Che cosa ci faceva nel territorio dell’Ucraina?”. Kozitsin: “Vuol dire che trasportavano spie. Non dovrebbero esserci fottuti voli. C’è una guerra in corso”.
In realtà le autorità di Kiev avevano imposto agli aerei di linea di volare al di sopra del 7.900 metri, ma, come sopra illustrato, un missile Buk è capace di salire fin a 14mila metri di quota.
Sicuri che il missile sia partito dal territorio ucraino ed ancor più da un’area controllata dai filo-russi sono gli statunitensi, i quali hanno, come si consuetudine, i satelliti puntati su ogni conflitto e area di crisi, anche se il presidente Barak Obama si è limitato a considerare che “Non è la prima volta che un aereo da trasporto e un elicottero sono stati abbattuti nella stessa zona”.
Ad informare Obama dell’abbattimento dell’aereo di linea è stato, immediatamente dopo il fatto, il collega russo Vladimir Putin, il quale mantiene, al momento, un profilo basso per via del supporto politico (e non solo) dato proprio ai filo-russi nella sua strategia di rendere salda e definitiva l’annessione della Crimea tenendo alta la tensione nella parte orientale dell’Ucraina: “La tragedia dell’aereo della Malaysia Airlines – ha detto Putin – mostra la necessità di una soluzione urgente e pacifica” del conflitto in corso. Il presidente russo imputa all’Ucraina la responsabilità di non aver interdetto i voli di linea sopra l’area degli scontri.
I separatisti hanno ieri annunciato una tregua di quattro giorni per permettere le indagini sull’aereo malese precipitato vicino a Donetsk. Esperti internazionali possono in questo lasso di tempo recarsi nell’area, situata ad una trentina di chilometri da Donetsk, in cui sono disseminati i rottami del velivolo e i corpi dei passeggeri, la quale si estende per 12 km; un portavoce dell’Osce ha reso noto che sono una trentina gli osservatori inviati, come da accordo raggiunto dal gruppo di contatto.
Il presidente Didier Burkhalter ha poi spiegato alla tv svizzera che l’Osce sta trattando con i ribelli filorussi per “poter disporre della scatola nera” del Boeing 777 “attualmente in mano ai separatisti”.
Riunitosi in seduta straordinaria, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha ordinato l’avvio di un’inchiesta internazionale indipendente: in base al Diritto internazionale, titolare sarà l’Ucraina, la quale quasi sicuramente ammetterà la partecipazione dell’Olanda, paese che ha riportato il maggior numero di vittime (192), della Malesia, paese della compagnia aerea, della Gb, in quanto stato dove sono costruiti i motori del Boeing, di Eurocontrol ed Easa (European Aviation Safety Agency).
Mentre un cordone di sicurezza tiene l’area interessata dal disastro sotto controllo, a pochi chilometri di distanza proseguono gli scontri fra l’esercito ucraino e i filo-russi: combattimenti si sono registrati a Severodonetsk già ieri sera, come pure nei pressi di Donetsk, a Seversk e a Artemivsk. I militari ucraini hanno preso il controllo dell’aeroporto di Lugansk.