Messico. Che ne pensa Claudia?

di Francesco Giappichini

In vista delle presidenziali in Messico del 2 giugno, il nome della vincitrice è ormai certo. A Claudia Sheinbaum Pardo, della coalizione di sinistra Sigamos haciendo historia, quella che ruota attorno al Movimiento de regeneración nacional (Morena) del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador (Amlo), l’ultimo sondaggio attribuisce il 60% delle intenzioni di voto. Un distacco incolmabile la separa dalla principale sfidante Xóchitl Gálvez; il cui variegato cartello elettorale, guidato dai conservatori del Partido acción nacional (Pan), non riesce a spingerla oltre il 33 per cento. La sfida, secondo le logiche della politique politicienne, non ha riservato sorprese; e la favorita, l’ex governatrice di Città del Messico, è riuscita a non appiattirsi su López Obrador, e sul suo incontenibile ego.
Anzi, quest’ultimo ha lanciato segnali d’insofferenza, perché in campagna elettorale l’ex jefe de Gobierno de la Ciudad de México non avrebbe esaltato appieno le sue politiche anticorruzione. Gli analisti preferiscono così sviscerare le sfide che attenderanno la prima donna a capo del Paese latinoamericano, e le sue posizioni al riguardo. Impegni ardui, come il contrasto alla criminalità, e quelli (collegati) della lotta al traffico del Fentanyl, e della ricerca dei circa 100mila desaparecidos. E poi il deteriorarsi dei rapporti tra le Nazioni in America latina, si pensi all’irruzione nell’Ambasciata messicana a Quito, da parte della Polizia ecuadoriana.
E ancora, le questioni aperte col vicino a stelle e strisce, la cui soluzione dipenderà anche dall’esito del voto a Washington. E ci riferiamo non solo agli ingressi illegali (e ai relativi accampamenti) dalle parti del Río Bravo del Norte, ma anche alle tensioni commerciali. Si pensi ai massicci investimenti industriali di Pechino in Messico, per penetrare comunque nel mercato più ricco del pianeta: in nome di un anomalo nearshoring, si eludono i dazi nordamericani (mentre Washington storce la bocca), e si tampona un calo dell’export figlio di tensioni geopolitiche. E in definitiva è il Messico, il vero vincitore dello scontro commerciale Washington – Pechino: superando la Cina per la prima volta dal 2002, in febbraio si è affermato come principale esportatore verso gli Stati Uniti, e ne è divenuto il primo socio commerciale; mentre gli investimenti esteri supereranno quest’anno il record di sempre.
Vediamo dunque, in sintesi, la posizione di Sheinbaum innanzi ai dilemmi del futuro mandato. Circa la questione della sicurezza, la candidata esclude quella «guerra contra el narco» auspicata dalle opposizioni. Reputa invece necessario rimuovere le cause della violenza, investendo su giovani e scuola. Basso profilo sul contrasto all’oppioide Fentanyl, peraltro acquistato in ingenti quantità anche dal suo governo, che è stato solo tardivamente dichiarato un problema di salute pubblica. Vicinanza alle Madres buscadoras, con la proposta di un database dei desaparecidos basato sulle informazioni delle Procure; distanza però dai relativi movimenti, se l’obiettivo è l’attacco frontale al governo. E ancora: critica implacabile all’irruzione ecuadoriana, così come alla logica dei muri, e alla criminalizzazione dei migranti da parte nordamericana. Sheinbaum auspica invece un’emigrazione legale e controllata, e investimenti nei Paesi d’origine dei flussi. Infine, sotto il profilo commerciale, la valutazione degli analisti è unanime: fanno il tifo per lei, sia le imprese cinesi, sia il governo di Pechino.