Azerbaijan. Replica dell’ambasciatore Rashad Aslanov all’articolo “Nagorno Karabakh. La ICJ ha ordinato agli azeri di rimuovere lo sbarramento nel corridoio di Lachin”

di Rashad Aslanov * –

Spett.le Direttore,
Scriviamo la presente, di cui chiediamo gentile pubblicazione, a replica dell’articolo “Nagorno Karabakh. La ICJ ha ordinato agli azeri di rimuovere lo sbarramento nel corridoio di Lachin”.
L’articolo, già partendo dal titolo, male interpreta la sentenza della Corte, e vorrei a questo fine fornire un breve chiarimento sulla stessa.
L’Armenia, in relazione alla situazione in corso sulla strada Khankendi-Lachin, aveva fatto tre richieste alla Corte: che l’Azerbaigian cessasse di orchestrare e sostenere le presunte “proteste” che, secondo Yerevan, bloccherebbero la libera circolazione ininterrotta lungo la strada Lachin in entrambe le direzioni; che l’Azerbaigian ripristinasse immediatamente completamente e si astenesse dall’interrompere o impedire la fornitura di gas naturale e altri servizi pubblici al Nagorno-Karabakh; che l’Azerbaigian assicurasse la libera circolazione ininterrotta di tutte le persone, veicoli e merci lungo il Corridoio Lachin in entrambe le direzioni.
La Corte ha ritenuto ingiustificate le prime due suddette misure provvisorie e, pertanto, ha rifiutato di indicare qualsiasi misura provvisoria contro l’Azerbaigian a questo proposito; pertanto, l’Armenia non è riuscita a provare davanti alla Corte le sue accuse secondo cui le proteste sulla strada Khankendi-Lachin da parte di un gruppo di eco-attivisti azerbaigiani “sono orchestrate dal governo dell’Azerbaigian” e “l’Azerbaigian ha interrotto la fornitura di gas naturale e altri servizi di pubblica utilità (come elettricità e internet)” nell’area di dispiegamento temporaneo del contingente russo per il mantenimento della pace.
Non soddisfacendo queste richieste dell’Armenia, la Corte ha sostanzialmente concluso che quelle accuse che l’Armenia diffonde incautamente in tutto il mondo non sono comprovate, sono prive di qualsiasi verifica e, quindi, nulle.
Per quanto riguarda il terzo provvedimento richiesto dall’Armenia, la Corte ha disposto quanto segue:
“La Repubblica dell’Azerbaigian, in attesa della decisione finale sul caso e in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, adotta tutte le misure a sua disposizione per garantire la libera circolazione delle persone, veicoli e merci lungo il Corridoio Lachin in entrambe le direzioni.”
La Corte ha quindi rifiutato di ordinare una misura provvisoria identica a quella richiesta dall’Armenia e ha concluso che l’Azerbaigian deve “prendere tutte le misure a sua disposizione”, invece di “assicurare movimenti ininterrotti…” come richiesto dall’Armenia.
Tale considerazione della Corte conferma l’affermazione che l’Azerbaigian non è responsabile delle proteste di un gruppo di organizzazioni della società civile e non è responsabile per aver impedito loro di esercitare il loro legittimo diritto di protestare. In caso contrario, l’ordinanza della Corte sarebbe stata identica a quanto richiesto dall’Armenia, obbligando l’Azerbaigian a disperdere sostanzialmente i manifestanti.
La Corte non ha soddisfatto l’affermazione dell’Armenia secondo cui il movimento lungo la strada deve essere “libero” e per “tutte le persone, merci e veicoli”.
L’ordinanza della Corte fornisce ulteriore supporto alla posizione dell’Azerbaigian, secondo cui il movimento lungo la strada Lachin non è previsto che sia “libero”, cioè senza alcun controllo, come sostiene l’Armenia.
Allo stesso modo, non accogliendo l’affermazione dell’Armenia, la Corte ha concluso che il movimento lungo la strada non sia privo di limitazioni che, in considerazione dell’Armenia, consenta l’uso della strada per scopi militari ed economici illegali; infatti, è stata e continua ad essere la posizione di principio dell’Azerbaigian che la strada sia destinata ad essere utilizzata solo per “cittadini, merci e veicoli” per scopi umanitari.
In relazione all’articolo, in termini più generali, vorrei specificare che non esiste più la cosiddetta unità territoriale “Nagorno Karabakh” in Azerbaigian, ma esiste la regione economica del Karabakh dell’Azerbaigian. Allo stesso modo, la Seconda Guerra del Karabakh del 2020 non ha portato l’Armenia a “cedere territori all’Azerbaigian”, bensì ha permesso all’Azerbaigian di liberare i suoi territori, da quasi 30 anni occupati dalle forze armate dell’Armenia, sulla base di numerosi documenti internazionali, incluse quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 1993.
Ringraziando ancora per la Vostra cortese attenzione e per la disponibilità costante ad accogliere le diverse posizioni, colgo l’occasione per inviare i miei più cordiali saluti.

* Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaijan a Roma.