BURUNDI. Continuano le violenze. Nkurunziza, ‘no all’Ua in casa nostra’

di Enrico Oliari

Burundi arrestiE’ sempre più incandescente il clima in Burundi, dove da settimane si susseguono gli arresti e gli omicidi degli oppositori al presidente Pierre Nkurunziza, rieletto in luglio al terzo mandato grazie alla forzatura della Costituzione promossa dal suo partito, il Cndd-Fdd (Consiglio nazionale per la difesa della democrazia – Forze per la difesa della democrazia).
Migliaia di persone hanno abbandonato le case e testimoni parlano di morti nelle strade e di persone arrestate e uccise con un colpo alla nuca.
A natale vi sono stati conflitti a fuoco in diversi quartieri della capitale Bujumbura, ma è ormai certo che a sostegno del presidente stanno operando i miliziani hutu del Fdlr ruandese, gruppo terrorista i cui vertici sono implicati nel genocidio del Ruanda. In alcuni quartieri di Bujumbura sono state presi di mira le famiglie tutsi.
Per fermare le violenze, l’Unione Africana già a metà dicembre ha stabilito di inviare nel paese la Missione africana di prevenzione e di protezione del Burundi (Moprobu) forte di 5mila uomini, ma oggi Nkurunziza ha messo le mani avanti e ha affermato in occasione di una conferenza stampa a Gitega, nella parte centrale del paese, che “Tutti devono rispettare le frontiere del Burundi” e che “Se verranno le truppe dell’Ua, esse avranno attaccato il Burundi e ogni burundese dovrà combatterle. Se il paese sarà attaccato noi le combatteremo”.
Ha poi aggiunto che L’Unione africana “non può inviare truppe in un paese se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non l’ha deliberato. La risoluzione dell’Onu dice che la comunità internazionale dovrà rispettare l’indipendenza del Burundi e dovrà rispettare le frontiere del Burundi”. Per il presidente del Burundi l’intervento di una forza di interposizione è giustificato solo nel momento in cui vi sono sue parti che si combattono, mentre “noi stiamo affrontando un problema di sicurezza. Non è una questione politica”.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non si è ancora espresso, ma il presidente della Commissione dell’Unione africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, ha già chiesto al segretario generale Ban Ki-moon il “pieno sostegno” dell’Onu alla missione dell’Unione Africana.
In maggio il capo della guardia presidenziale, generale Godefroid Niyombare, aveva tentato un golpe, poi fallito.