Caos Egitto, Morsi cede e annulla il decreto

di Enrico Oliari –

Dopo 7 morti, giornate di protesta in piazza, dimissioni a raffica anche dalle file dei suoi collaboratori ed un paese spaccato in due, il neo-faraone dell’Egitto Mohammed Morsi ha dovuto cedere ed annullare il decreto con cui, battendo persino Mubarak in fatto di despotismo, aveva avvocato a sé poteri della Magistratura, fra i quali l’inappellabilità delle sue decisioni.
Le opposizioni laico-liberali sono state accusate di aver rifiutato il dialogo, di non essere cioè scese a compromessi con chi voleva gradualmente trasformare la Costituzione dell’Egitto in una carta confessionale e Khaled Dawoud, portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale, uno dei più grandi partiti di opposizione in Egitto, ha dichiarato in un’intervista che l’annullamento del decreto assume comunque un significato parziale e che “purtroppo non credo che il presidente ci stia lasciando altra scelta che aumentare la nostra pressione di opposizione”.
Alla domanda se è fra gli obiettivi del suoi partito quello di far cadere Morsi, Dawoud ha risposto che “questo non è sicuramente nel nostro ordine del giorno: il nostro programma è sostanzialmente limitato ad avere un progetto di nuova costituzione che renda tutti soddisfatti, ancora prima di andare a un referendum. Noi rispettiamo chi è stato eletto con il 51,7 per cento dei voti, ma il 48 per cento non ha votato per lui. Ciò significa che deve scendere a compromessi, deve costruire il consenso”.
Fra le due fazioni è stato inserito l’esercito, come accadeva ai tempi di Mubarak, il quale ha fatto sapere di non tenere ne’ per una, ne’ per l’altra parte, ma anche di non accettare nuove forme di violenza.