Cassi, ‘Saddam e Gheddafi, gemelli diversi’

‘L’uno più capo militare, l’altro più leader ideologico’.

a cura di Gianluca Vivacqua

La tirannia stile raìs ha molto del despota orientale: quindi ha al centro un fortissimo culto della personalità, che è vera e propria divinizzazione da vivo o quasi. I romani, che a oriente vedevano solo splendide e antichissime tirannidi (ma in fondo il primo despota della storia è proprio quello orientale), e connotavano come orientaleggianti i principes che cullavano la tentazione del potere autocratico, nel tratteggiare questo tipo di despota al culto della personalità aggiungevano anche l’obbligo della proskynesis, l’inginocchiamento al di lui cospetto. Si deve ad Alessandro Magno l’importazione in occidente di queste “persianerie” in modo che diventassero “bagaglio” anche per i tiranni d’occidente (coronati o meno) che, però, nel frattempo, avevano già trovato il loro modello di riferimento nei tyrannoi dell’antica Grecia, gli inventori del colpo di stato (in latino coniuratio; Catilina in fondo voleva farsi tiranno di Roma). Furono i tyrannoi, infatti, i primi individui della storia a sovvertire l’ordine costituito di un paese (nel caso specifico di una polis) raccogliendo intorno a sé, all’uopo, delle forze armate. La componente divinizzante, forse anche per una questione culturale, non fece presa troppo a lungo in occidente: ma “laicamente” si evolvette, per così dire, nel culto dell’immagine, adeguatamente servito dalle tecnologie di comunicazione di massa e di riproduzione su larga scala. Ora, tra tutte le tipologie di tiranni il raìs, la cui figura pioniera è naturalmente quella di Nasser, sembra essere davvero un punto di fusione tra il tiranno di tipo orientale e quello di tipo occidentale: inutile osservare che da coniurationes originarono il potere tanto di Nasser quanto di Gheddafi e di Saddam Hussein. Potere che poi si consolidò e si declinò nelle forme della sacralizzazione della propria immagine e/o del proprio credo politico. Nati da coniurationes, però, nessuno di loro finì a causa di una coniuratio, a differenza di quanto la storia vide accadere ad altri tiranni – per esempio molti tiranni occidentali – che seppero invece realizzare il cambiamento politico nel loro paese arrivando a instaurare il proprio potere senza atti di forza ma piuttosto dopo un lungo percorso di conquista della supremazia (il caso classico è Cesare). Ma anche se seppero tenersi lontani dai pugnali degli attentatori, Saddam e Gheddafi di certo non seppero assicurarsi una fine priva di turbolenze. Per approfondire meglio le loro figure e l’epilogo cruento dei loro regimi ma anche delle loro vite chiediamo l’assistenza di uno specialista del settore, il prof. Aldo Andrea Cassi, ordinario di storia del diritto medievale e moderno a Brescia: con Uccidere il tiranno, edito da Salerno nel 2021, ha scritto la prima storia del tirannicidio mai apparsa in libreria. Una storia che va dalle idi di marzo del 44 a.C. (omicidio di Cesare nella Curia di Pompeo a Roma) al dies irae libico dell’ottobre 2011 (trucidazione di Gheddafi a Sirte).

– Prof. Cassi, quali sono le differenze tra il rais libico e quello mesopotamico?
Nonostante l’omogeneità di tre fondamentali elementi, politico, religioso ed economico (rispettivamente: entrambi dittatori, entrambi catalizzatori dell’avversione antioccidentale nutrita dai fondamentalisti islamici ed entrambi a capo di territori ricchissimi di petrolio) che certamente avvicinano in molti aspetti i due leader, la diversa collocazione geopolitica dei rispettivi Stati, la differente formazione culturale (assai ridotta quella di Saddam) e un modus operandi nella diplomazia estera (circa la quale, per quanto riguarda la Libia, l’Italia ebbe un ruolo cruciale) non sovrapponibile, facevano dei due leader declinazioni differenti di un paradigma omogeneo”.

– Saddam Hussein era chiaramente un espansionista; si può usare la stessa formula anche per Gheddafi?
Entrambi, Saddam Hussein e Gheddafi, avevano bisogno di un “nemico esterno” per compattare i rispettivi fronti interni, assai frastagliati e articolati in diversi centri di potere politico locale di matrice tribale. Quello del nemico esterno è del resto una costante abbastanza comune di ogni tirannia. La differenza a mio parere è che Saddam si impegnò in continui conflitti con gli stati limitrofi appunto per un espansionismo territoriale “vecchio stile”, mentre Gheddafi intraprese una battaglia più sottile, sotto il profilo ideologico. Il ‘nemico esterno’, come regola, non lo andava a cercare tra gli stati limitrofi con mire espansionistiche: era ideologicamente individuato nell’Occidente, soprattutto negli USA. Ma attenzione, così facendo egli si accreditava come il paladino della riscossa antioccidentale, acquistando una crescente autorevolezza nell’area nordafricana e araba. In questo senso, attuò una politica espansionistica, ma più sotto il profilo politico-culturale (ricordiamo il suo ‘LIbro Verde’), che militare, come fece Saddam, il quale ingaggiò anche la logorante guerra contro l’Iran“.
 
– Il fatto che Saddam sia caduto vittima di un regolamento di conti americano mentre Gheddafi sia stato deposto da una sollevazione del suo popolo può farci ritenere che il consenso popolare nei confronti di Saddam fosse maggiore di quello che poteva godere, nella sua patria, il dittatore libico?
Sarei cauto nel tracciare un confine così netto… In entrambi i casi vi era sicuramente un’opposizione interna, a sua volta divisa dalla rivalità dei clan, ed in entrambi i casi l’opposizione fu guidata dall’intelligence USA e, nel caso libico da quella francese. Il ruolo della Francia è in effetti ancora da chiarire a fondo. La fine di Gheddafi insomma non fu soltanto farina del suo sacco.  
Viceversa, anche Saddam in ultima analisi fece le spese della crudele repressione politica che il suo regime aveva instaurato. Vorrei evidenziare, come ho ritenuto di dover fare nel mio libro, che il consenso  popolare è sempre stato uno degli ingredienti della tirannia fin dai suoi albori nell’antica Grecia: la presenza di un consenso popolare non fa venir meno la natura tirannica del potere che lo nutre. Sia Saddam Hussein che Gheddafi furono abili manipolatori, seppero convogliare il fanatismo religioso e la frustrazione di condizioni economiche precarie contro un “nemico esterno”. Lo fecero  con stili diversi : Saddam più incline a presentarsi come un condottiero militare, Gheddafi non rinunciando ad un ruolo di guida anche ideologica (con la proposta della “Terza Via Universale” che rifiutava sia il capitalismo ch eil socialismo comunista). Tuttavia ne scorgo una matrice comune, al di là delle diverse dinamiche che segnarono la loro fine
”.