Ciad. La Francia e il governo Déby nella lotta decennale al terrorismo islamico

di Alberto Galvi

La Francia e gli altri partner occidentali vedevano il governo di Idriss Déby Itno come un alleato militare chiave nella regione. Déby Itno, deceduto a seguito delle ferite riportate in un attacco dei ribelli Fact lo scorso 20 aprile, sosteneva l’operazione Serval che si è trasformata nell’odierna operazione antiterroristica Barkhane di 5.100 uomini nel Sahel. Adesso le speranze di Emmanuel Macron di ridurre il ruolo militare della Francia nella regione sono venute meno.
Il Ciad è uno Stato situato tra la regione del Sahel e il Corno d’Africa, ed è stato ampiamente visto dalle potenze occidentali come un paese strategico nel fermare la diffusione dell’Islam jihadista e del terrorismo dalla regione, oltre che per fermare l’instabilità a lungo termine del Sudan, in particolare della regione del Darfur, al confine orientale.
Il governo di Idriss Déby Itno durante i suoi 30 ha ricevuto un significativo sostegno internazionale per il suo ruolo nella lotta contro i gruppi jihadisti nel bacino del Sahel e del Lago Ciad. Il Ciad ha impegnato mille della G5 Sahel Joint Force, una forza militare creata per contrastare il terrorismo nella regione del Sahel, con il sostegno tra gli altri dell’Unione Europea, dell’Arabia Saudita e degli Usa.
Il Ciad soffre di profonde pressioni politiche, sociali e di sviluppo che erano state contenute dal governo Déby, ma certamente non sono state risolte. A livello regionale anche la sua morte pone grandi domande. Si era trasformato nell’attore militare più significativo della regione, dispiegando forze per assistere la Nigeria nella campagna contro il gruppo jihadista del Boko Haram. Déby ha anche avuto una lunga storia nella travagliata vicina meridionale del Ciad, la Repubblica Centrafricana.
Il Ciad ha anche contribuito con 3mila soldati alla MJTF (Multinational Joint Task Force), una forza militare congiunta incaricata dall’Unione africana di rispondere agli attacchi di Boko Haram attraverso il bacino del Lago Ciad, con il sostegno dell’Unione Europea, della Francia, del Regno Unito e degli Usa. Il Ciad attualmente ospita circa 370mila rifugiati sudanesi provenienti dal Darfur, ed è stato il più grande contributore di truppe alla forza del G-5 Sahel con cui la Francia collabora per combattere l’insurrezione jihadista nella regione. L’operazione francese di Barkhane ha sede nella capitale N’Djamena.
Tra i paesi che fanno parte del G-5 Sahel, cioè Mauritania, Mali, Burkina Faso e Niger, i soldati del Ciad sono considerati i più agguerriti e professionali, quelli inviati nelle missioni più difficili.
La morte di Déby potrebbe cambiare le cose in quanto il nuovo consiglio militare di transizione del paese è presieduto da suo figlio, Mahamat Déby Itno, un generale a quattro stelle, ma non è certo che la promessa di elezioni tra 18 mesi verrà rispettata mancando la figura forte del padre.
Una delle principali voci politiche dell’opposizione, Saleh Kebzabo, ha chiesto il dialogo per discutere la via da seguire e per nuove elezioni, mentre continuano le rivalità all’interno del clan Zaghawa di Déby Itno. Tutto questo, dicono, equivale a incertezza e preoccupazione per i partner regionali di Francia e Ciad.
Il Paese condivide il suo confine settentrionale con la Libia ed è stato considerato come una parte importante delle strategie regionali per arginare l’ondata di instabilità derivante dal rovesciamento del dittatore di lunga data Muammar Gheddafi. La sconfitta di Haftar a Tripoli ha accelerato il ritorno in Ciad del Fact (Front pour l’Alternance et la Concorde au Tchad), che è un gruppo politico-militare ciadiano composto principalmente da membri dell’etnia Gorane, a cui appartiene l’ex presidente Hissène Habré.
Il Fact è stato creato nell’aprile 2016 da Mahamat Mahdi Ali dopo la separazione dall’UFDD (Union of Forces for Democracy and Development), un altro gruppo ribelle fondato dall’ex ministro della Difesa di Idriss Déby Itno, il generale Mahamat Nouri. Il Fact si è stabilito nel sud della Libia ed è stato militarmente impegnato a fianco delle forze di Misurata, sia contro l’Isis che il LNA (Libyan National Army) del generale Khalifa Haftar.
Il figlio del leader del Ciad ha assunto la carica di presidente e comandante delle forze armate. L’opposizione politica ha anche denunciato l’assunzione del controllo del potere da parte dei militari, definendo la mossa un colpo di stato e respingendo il piano di transizione. I sindacati hanno invitato i lavoratori a scioperare.
Il generale Mahamat Déby Itno è stato nominato presidente ad interim da un consiglio di transizione di ufficiali militari subito dopo l’annuncio della morte di suo padre e ha emesso una nuova carta al posto della costituzione del paese, la quale gli concede le funzioni di presidente e lo nomina anche capo delle forze armate. I ribelli Fact hanno respinto il piano dei militari e hanno fatto sapere che avrebbero proseguito con la loro offensiva.