Egitto. Denunce di irregolarità ai seggi per la Costituzione. Si dimette il vicepresidente Mekki

di Enrico Oliari –

Rimane in divenire la situazione politica in Egitto, dove si sono protratti oltre il previsto i tempi per il voto del referendum per la nuova Costituzione, aspramente osteggiata dalla metà laico-liberale del paese in quanto ispirata ai dettami dell’Islam.
In seguito alle dure proteste che avevano riempito le piazze del paese, durante le quali vi erano stati non pochi episodi di violenza con una decina di morti, il presidente Mohammed Morsi aveva ritirato il decreto con il quale avvocava a sé poteri della Magistratura, ma aveva tenuto in piedi il referendum per l’approvazione definitiva della Costituzione.
I sondaggi danno da giorni l’immagine di un paese spaccato in due, con da una parte i Fratelli Musulmani ed il movimento dei Salafiti, dall’altra i laico-liberali e gli appartenenti alle altre religioni, i quali temono che quello in corso sia il passaggio dalla dittatura di Mubarak a quella degli imam.
Già durante le operazioni di voto sono fioccate numerose denunce di irregolarità, ma, come ha spiegato la guida suprema dei Fratelli Musulmani, Mohammed Badie, “non sono comparabili con quelle che si registravano all’epoca del vecchio regime”. Badie si è salvato dalla brutta figura aggiungendo che “stiamo partecipando a un’espressione di democrazia a cui sta assistendo il mondo intero: chiunque sia testimone di violazioni dovrebbe denunciarle. Noi non commettiamo irregolarità e non abbiamo paura di nessuno”.
Da parte sua il Movimento “6 Aprile” ha diffuso il primo rapporto sulle irregolarità in cui si denuncia, tra l’altro, la compravendita di voti e si accusano membri del partito salafita al-Nour e di Giustizia e Libertà di fare propaganda davanti ai seggi. Tra le denunce di irregolarità arrivate da Giza, secondo a quanto riferisce il quotidiano on line “al-Masry al-Youm”, c’è anche quella di un dipendente pubblico che ha accusato un giudice di aver esortato gli elettori a votare per l’approvazione della bozza di Costituzione.
Si è invece dimesso il vicepresidente egiziano Mahmud Mekki: 58 anni, ex giudice, nominato ad agosto da Morsi, guidava l’opposizione dei giudici all’ex rais Hosni Mubarak.
Stando a quanto ha dichiarato alla tv, Mekki si sarebbe dimesso dopo aver considerato di “aver concluso la missione al servizio della patria” e perché, come ha spiegato, “la politica non si adatta alla mia natura professionale di giudice: continuerò ad impegnarmi come soldato semplice”.
La concomitanza con il referendum delle dimissioni del vicepresidente, benché presentate la prima volta il 7 novembre ed allora rifiutate, lasciano comunque sospettare un possibile malumore proprio per la piega che sta prendendo la situazione politica in Egitto, paese in cui neppure Mubarak si era permesso certe libertà, come l’inappellabilità davanti alla Giustizia delle proprie decisioni, che ha cercato di prendersi Morsi. Dopo le dimissioni del vicepresidente, sono arrivate quelle del governatore della Banca centrale egiziana, Farouk al-Okda.