Egitto. Nuove manifestazioni, ma contro la violenza

di Gaetano de Pinto –

A due anni dall’inizio delle rivolte che hanno portato alla caduta dell’ultimo faraone, Mubarak, l’Egitto scende nuovamente in piazza per manifestare contro le violenze che hanno riacceso lo Stato arabo in questi ultimi giorni. Una non-notizia per noi abituati a confrontarci sui temi più disparati della politica, anche con toni aspri, ma senza mai arrivare alla violenza, ma una novità e aggiungerei una speranza per un Paese che è ancora è preso dai postumi dalla rivoluzione. La manifestazione di oggi, organizzata dal partito della Costruzione e dello sviluppo, braccio politico della formazione integralista al-Jamaa al-Islamiyya, è la prima di questo genere che pone l’accento sulla fine delle violenze e che rivendica la stabilità politica e la sicurezza del Paese, nonché quel processo democratico messo in discussione proprio dai quei partiti filo-islamici che fino a ieri hanno infiammato le piazze. Molte le adesioni, come quella dei Fratelli Mussulmani che parteciperanno con una loro delegazione, ma molte anche le assenze, le quali pesano più delle presenze; manche ranno infatti proprio le due fazioni più accese, cioè i laici e i salafiti di al-Asala.
Il processo democratico in questa zona del mondo è solo all’inizio e la manifestazione di oggi non può che essere un tassello minuscolo di quell’enorme puzzle della vita democratica di un Paese. Forse oggi le forze politiche egiziane hanno imparato a proprie spese che non è la violenza a dettare l’ordine del giorno del Parlamento e che manifestare non significa abbattere le posizioni altrui o di rifare una rivoluzione. L’Europa ed in particolare l’Italia, dopo il Fascismo, è stata attraversata da decenni di terrorismo e di spietata violenza politica: solo dopo molti di anni si è compreso che una matita in una cabina elettorale è molto più potente di qualsiasi arma. La speranza è che non debbano passare secoli perché questo concetto diventi patrimonio comune dell’intero Egitto.