Energia pulita dal sud agli Emirati Arabi Uniti: la scommessa di Vito Grassi

a cura di Valentina Busiello

– Presidente Grassi, la Graded Spa è sempre più impegnata sul fronte della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Ci illustra gli ultimi sviluppi?
”Quello dell’energia è un settore in grande movimento: si fa tanta ricerca e quindi tanta sperimentazione, che passa attraverso una fase iniziale di trasferimento tecnologico dalle aule universitarie e dai centri di ricerca alle aziende. Il progetto si trasforma poi in un prototipo pre-competitivo, si testa sul campo e poi si porta sul mercato per cercare di promuoverlo. Ed è esattamente quello che noi stiamo facendo con “Geogrid”, il progetto di ricerca che Graded sta portando avanti con Università Parthenope, Federico II, UniSannio, Università della Campania Luigi Vanvitelli, Cnr e Ingv”.

– Di che cosa si tratta?
”E’ un progetto di trigenerazione elettrica, termica e frigorifera da fonte geotermica. L’impianto è un innovativo sistema “ORC” (acronimo di Organic Rankine Cycle, in italiano Ciclo Rankine Organico) alimentato da energia termica ottenuta da un “pozzo” a bassa profondità con acqua a temperatura di circa 100 gradi. La seconda fase del progetto è in fase di realizzazione nei Campi Flegrei, dopo che una prima linea di ricerca aveva interessato, circa un anno fa, i cantieri della metropolitana di piazza Municipio, con il posizionamento di dieci sonde geotermiche, distribuite tra due gallerie e collegate a una Energy Box. Un impianto non collegato ad alcuna utenza reale, ma realizzato al solo scopo di ricerca, che tuttavia ha consentito di testare il condizionamento di una struttura di dimensioni maggiori di quella relativa a una abitazione. E che soprattutto potrebbe dare buoni risultati in aree nelle quali la necessità del condizionamento si presenta per almeno 10 mesi l’anno. Penso agli Emirati Arabi, in particolare a Dubai, dove stiamo tentando di portare questa sperimentazione con pozzi che non richiedono grosse profondità visto che a 50 metri già è possibile trovare una temperatura molto inferiore a quella esterna, producendo energia termica con maggiore efficienza e minore dispendio di risorse”..

– Gli Emirati Arabi a suo giudizio dunque offrono buone possibilità di sbocco per le imprese che intendono mettersi in gioco al di fuori dei confini nazionali?
”Negli Emirati, anche al primo impatto “visivo”, si viene accolti da un’architettura modernissima, tanto design, innovazione. E’ un mercato sul quale operano i principali player del mondo, un contesto gratificante, soprattutto quando ci si siede al tavolo con imprese del proprio settore molto più all’avanguardia, che possono fare da traino. Il bello di fare impresa alla fine è proprio questo: continuare ad avere voglia di mettersi in gioco ogni giorno”.
– A un osservatore esterno la sua azienda appare sempre più lanciata tra le principali realtà campane e anche del Sud che spiccano per ricerca e sviluppo. Un motivo di orgoglio, non trova?
”E’ piacevole, devo dire anche con un pizzico di orgoglio, poter ambire a ritagliarsi un ruolo internazionale partendo da Napoli. Un segnale importante soprattutto per questa città, che viene a volte poco valorizzata. A onor del vero sono tante le aziende di grande valore nel nostro Mezzogiorno che magari fanno meno comunicazione di noi, ma sono altrettanto avanti”.

– Un progetto che vorrebbe vedere realizzato per il futuro di Napoli?
”Vorremmo che il segnale sull’innovazione lanciato al Polo Universitario di San Giovanni a Teduccio facesse da trampolino, da cassa di risonanza per un progetto magari più ampio, che coinvolga l’intero Meridione. Sono convinto che mettendo in rete tra due Regioni, Campania e Puglia, i Competence center, tutto quello che ruota attorno all’Alta formazione, otto Università, più di una cinquantina di Player medio grossi, si potrebbe creare un volano formidabile. E se anche la politica sostiene l’affermazione e l’espansione di questo modello possiamo già attirare giovani sul nostro territorio, per formarli, dare uno stimolo alla aziende locali, e trattenerli sul nostro territorio”.

– Quanto è importante oggi la formazione dei giovani?
”Soprattutto l’alta formazione è oggi una leva imprescindibile per il futuro del nostro Paese, formando cittadini capaci, a partire dalla classe dirigente, creando ricchezza attraverso il trasferimento tecnologico, rafforzando il livello culturale delle comunità e dei territori in cui le Università operano. Nell’epoca della globalizzazione dei mercati e delle produzioni, le Università e le Academy rappresentano, e dovranno sempre più rappresentare, anche per il Sud, un fattore fondamentale per alimentare lo sviluppo economico. Ponendosi in grado di diventare, come da tempo avviene in altri paesi avanzati (in primis Stati Uniti, Israele, Germania), un punto di riferimento essenziale per la nuova imprenditorialità innovativa, in larga parte costituita da spin-off della ricerca e da start-up tecnologiche. Con la nuova impresa, cambiano anche il mondo del lavoro e, di conseguenza, le competenze e le abilità ricercate. Nel prossimo futuro, secondo uno studio dell’Unione Europea, 9 lavori su 10 richiederanno skill digitali. Nuove professioni stanno sorgendo o sorgeranno nella robotica, nei trasporti automatici, nell’intelligenza artificiale, nelle biotecnologie, nella genomica, nei materiali hi-tech. L’Italia non può restare indietro. Lo stesso Mezzogiorno non può avere una prospettiva limitata al recupero di standard raggiunti altrove da un pezzo. Deve cavalcare l’innovazione, ‘mentre recupera’ e, dove reso possibile dalla tecnologia, saltando qualche stadio di sviluppo”.

– Restando sul tema dell’alta formazione, c’è qualche progetto recente che considera particolarmente interessante?
”Qualche settimana fa è stata inaugurata da Capgemini, sempre nel Polo Tecnologico di San Giovanni a Teduccio, la “5G Academy”, il primo programma di formazione in Italia dedicato a 5G e digital transformation. E il fatto che sia stata scelta proprio Napoli Est per fare da battistrada in questo progetto pilota è tutto tranne che un fatto di rilevanza locale. E’ l’ennesima conferma che in questa città, in particolare in quest’area orientale, si è dato vita a un polo formativo sull’innovazione di rilevanza mondiale. Operazione che ha consentito di rivitalizzare un intero territorio, trasformando l’alta formazione in un formidabile acceleratore di riqualificazione urbana”.

– Per chiudere: riuscirà mai il Mezzogiorno a recuperare il gap con il centro-nord?
“Oggi l’Italia è un Paese che vive a due velocità, ancora troppo distanti tra di loro. E’ necessario portare il Mezzogiorno al livello del cntro-nord, ma per farlo c’è bisogno che il Sud diventi strategico per l’intero Paese come leva di sviluppo e di produttività. Se l’Italia vuole ritrovare un ruolo centrale in Europa e nel Mediterraneo non può che puntare sul Mezzogiorno per creare maggiore ricchezza, per ottenere incrementi di Pil largamente superiori a quelli altrimenti previsti. Si è detto e ripetuto più volte che spendere 100 al Sud significa assicurare una resa di 40 nel resto del Paese. Che l’operazione inversa non è possibile. Ma, in nome di logiche miopemente territorialiste, questa verità scientificamente dimostrata non ha finora trovato rispondenza in politiche e misure conseguenti. Confidiamo ora nella capacità dei nostri rappresentanti al Governo – che occupano posizioni apicali, conoscono bene questa tematica e garantiscono ampia competenza e serietà intellettuale – di individuare gli strumenti che legittimamente si possono mettere in piedi senza formule di privilegio, ma assicurando le stesse possibilità a tutte le aree del Paese”.