Fermate le fake news sul CETA

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“Basta fake news sul CETA e sulla pelle della classe imprenditoriale del nostro paese”, dichiara Sergio Passariello, fondatore e promotore del Think Thak “Imprese del Sud” nonché CEO di “EuromedInternational Trade”. “E’ divenuta inappropriata e controproducente la propaganda di alcune strutture e formazioni politiche contro gli accordi stilati tra Unione Europea e Canada, il CETA. La Coldiretti di Modena ha denunciato il via libera all’importazione di carne da vitelli nutriti con sangue e altri scarti animali mentre aumentano di 7 volte nel primo quadrimestre gli arrivi di grano duro dal Canada dove si usa l’erbicida glifosato in preraccolta secondo modalità vietate in Italia. Tali importazioni vengono identificate come causa del CETA ed è falso”, continua l’imprenditore Passariello.
Dopo le dichiarazioni della Coldiretti, anche Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ha recentemente dichiarato: “Fratelli d’Italia considera preoccupante l’allarme lanciato dalla Coldiretti sui rischi di importazione, in Europa, di carni di vitelli nutriti con sangue, peli e grassi animali. Facciamo nostre le richieste del presidente Ettore Prandini sui principi che devono essere alla base di ogni accordo di libero scambio”.
Affermazioni che Passariello rigetta come fake news.
“Tali affermazioni non appartengono al bagaglio giuridico che riguarda il CETA, sono chiaramente delle falsità”, ribatte Passariello, commentando le polemiche suscitate dall’accordo commerciale tra Europa e Canada.
“Ciò che appare certo è che l’informazione e la propaganda politica stanno generando allarmismo e disinformazione, allontanando il dibattito dalla realtà giuridica dell’accordo e dalle opportunità economiche che il CETA genererebbe per l’economica italiana e meridionale. Per sgombrare il campo da ogni dubbio è necessario precisare che l’allegato 5° del CETA, alla voce “Autorità Competenti” sancisce che il controllo in materia delle misure e delle prescrizioni alimentari e fitosanitarie è esercitato in forma congiunta tra le agenzie nazionali degli Stati Membri e la Commissione Europea, affidando agli Stati Membri la responsabilità del controllo della conformità delle importazioni canadesi alle condizioni di importazione stabilite dall’Unione Europea. Risulta quindi evidente che nessun prodotto può essere introdotto nel mercato europeo, e di conseguenza in quello italiano, senza la garanzia del rispetto dei requisiti sanitari e fitosanitari sanciti dalle normative europee e nazionali”, continua Passariello che lancia anche una proposta per un sano dibattito e per l’affermazione del “diritto alla conoscenza” per i cittadini e gli imprenditori della nostra penisola.
“Siamo favorevoli all’immediata apertura di un dibattito nazionale sulle opportunità, i vantaggi e i presunti svantaggi dell’accordo su CETA – dichiara Passariello – e chiediamo a tutti i vari protagonisti politici e associativi di intervenire presentando dati certi e di non avvalersi solo della propaganda politica e ideologica. Un dibattito che abbiamo avviato anche tramite il ThinkThak “Imprese del Sud”, dando voce ad analisti, esperti, politici e giuristi pronti a sviscerare a fondo i vari capitoli del CETA e ribadiamo la nostra disponibilità ad ospitare interventi, analisi e documentazione seria e giuridicamente corretta per chi vuole affrontare e dire la sua sugli accordi attorno al CETA”.
Per Sergio Passariello, “chi è a conoscenza dell’importazione di prodotti alimentari non in regola con le normative sanitarie e fitosanitarie, dovrebbe immediatamente rivolgersi alle Autorità giudiziarie preposte, anziché generalizzare, così da individuare concretamente quelle aziende che importano prodotti in violazione dei trattati ed in barba ai controlli sanitari”.
“Oggi più che mai, anche alla luce delle politiche commerciali aggressive degli Stati Uniti, il Canada resta un partner commerciale affidabile e desideroso di consumare prodotti Made in Italy. Le esportazioni italiane verso il Canada sono aumentate dell’8% dal settembre scorso, secondo statistiche canadesi annunciate dalla Commissione europea”, conclude il CEO di “Euromed International Trade”.