G7. Niger: Tajani vede Blinken e punta alla presenza europea

di Enrico Oliari

Si è parlato di Niger al G7 in corso a Capri, con il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il ministro degli Esteri Antonio Tajani che si sono detti concordi sull’importanza mantenere la presenza europea in Niger al fine di contrastare la destabilizzazione della regione. Mentre gli Usa sono riusciti, per il momento, a conservare nel paese africano un piccolo contingente di 600 uomini, ai quali è già stato chiesto di andarsene, le forze dell’ex paese colonizzatore, la Francia, sono state costrette dalla giunta militare a ritirarsi nel dicembre 2023.
Il Niger è tra gli ultimi paesi al mondo nell’indice di sviluppo umano e la metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, ma per decenni le potenze mondiali, in particolare la Francia, ne hanno abbondantemente saccheggiato le risorse, soprattutto l’uranio per il funzionamento delle centrali nucleari, senza che vi fossero ricadute positive sui 23 milioni di abitanti.
Nel luglio dello scorso anno i militari hanno preso il potere estromettendo il presidente filofrancese Mohamed Bazoum in quello che è stato uno dei molti colpi di Stato gemelli degli ultimi tempi, e il suo posto è stato preso dal generale Abdouahamane Tchiani. Questi è oggi a capo del Consiglio nazionale per la salvaguarda della patria, e gode dell’approvazione della popolazione per lungo tempo schiacciata dal neocolonialismo francese.
L’Ecowas ha risposto imponendo sanzioni e sospendendo il Niger, stessa sorte per Mali e Burkina Faso, ma la risposta dei tre è stata quella di avviare una propria alleanza del Sahel che sta interagendo con la Russia, e anche di recente Mosca ha inviato addestratori militari per la lotta al terrorismo, sistemi missilistici da difesa antiaerea e aiuti economici.
Nel timore che altri paesi potessero seguire l’esempio di Niger, Burkina Faso e Mali, sono state poi ritirate quasi del tutto le sanzioni.
Rimane tuttavia il problema di un paese strategicamente importante ma sempre più attratto nell’orbita russa, per cui Tajani ha fatto sapere a Blinken l’intenzione dell’Italia e di altri paesi europei, tra i quali Spagna e Belgio, di garantire la presenza in Niger, ovvero nella parte centrale di quella striscia di terra senza dio chiamata Sahel.
Grazie ai buoni rapporti bilaterali non è stato chiesto al momento agli italiani, un piccolo contingente di 250 uomini della missione Misin, di lasciare il paese, e questo potrebbe essere utile a far crescere la presenza europea in Niger.