di Mohamed Ben Abdallah –
Si fa sempre più difficile la posizione del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che a causa del protrarsi del conflitto a Gaza e soprattutto per la mattanza (34mila palestinesi morti di cui un terzo bambini) rischia di trovarsi sempre più isolato.
Dopo l’astensione degli Usa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il cessate-il-fuoco, con la risoluzione passata quindi a maggioranza, oggi è intervenuto nuovamente il presidente Usa Joe Biden, ma rispetto ai precedenti messaggi in modo più diretto: “ciò che voglio chiedere agli israeliani è un cessate-il-fuoco di sei-otto settimane per consentire l’accesso a Gaza di viveri e medicinali”. Biden, intervistato per la Univision, ha anche spiegato che “ne ho già parlato con tutti, egiziani, sauditi e giordani”.
Che ad oggi la spedizione militare di Netanyahu non abbia sortito gli effetti desiderati è sotto gli occhi di tutti, e proprio oggi da Teheran è stato fatto notare che “hanno fallito, non sono riusciti a sconfiggere Hamas come pure a liberare gli ostaggi”, ed il ministro dell’Interno Ahmad Vahidi ha osservato che “quello in corso è un crimine contro l’umanità, un genocidio di cui sono complici gli occidentali che con tutte le loro forze sostengono il regime sionista”.
La pressione su Netanyahu è anche interna, con le proteste antigovernative che si susseguono quasi quotidianamente, ma soprattutto con con i centristi del suo gabinetto che puntano sempre più esplicitamente a nuove elezioni.