Guatemala. Ballottaggio di agosto, ipotesi e scenari

di Francesco Giappichini-

Il primo turno delle presidenziali in Guatemala ha avuto un esito a sorpresa. Se il primo posto di Sandra Torres dell’Unidad nacional de la esperanza (Une) era stato previsto, sia dagli analisti sia dai sondaggisti, il successo di Bernardo Arévalo è apparso inaspettato. E poiché autorevoli esperti hanno già analizzato il risultato, e la vittoria provvisoria di due personalità nell’orbita del centrosinistra, qui ci limiteremo a descrivere gli scenari per il ballottaggio del 20 agosto. Avanzando qualche pronostico sull’esito finale di un confronto, che sarà importante per verificare lo stato di salute dell’«onda rosa» in America latina. Prima però una premessa. Gran parte dei network dell’informazione ha comprensibilmente parlato di un inatteso scontro tutto interno al campo progressista; epperò gli analisti locali spiegano da ormai molti mesi che le posizioni di Torres (e del suo Une) scivolano da anni verso posizioni centriste e populiste.
Col duplice obiettivo di raccogliere i consensi dei settori conservatori (maggioritari presso la società civile), e di allontanarsi da quelle narrazioni politiche dal sapore socialista, che furono in passato demonizzate. Insomma, anche a Città del Guatemala, il secondo turno riproporrà un confronto, che non è per nulla inedito nel subcontinente: a destra una proposta moderata, puntellata da programmi sociali, e a sinistra un’alternativa socialdemocratica e progressista. Che in quest’occasione sarà impersonata dal Movimiento semilla dell’ex ambasciatore Arévalo, e dal suo programma improntato al liberismo sociale, e alla lotta alla corruzione. Andiamo però con ordine.
Un primo scenario elaborato dagli analisti vedrebbe come favorito l’ex ambasciatore a Madrid, in virtù dell’elevato «nivel de “antivoto”», che graverebbe come una zavorra sull’ex primera dama (e tre volte candidata) Torres. In buona sostanza, quello che i brasiliani definiscono «índice de rejeição», frenerebbe ogni sua ambizione: specie tra l’elettorato delle aree urbane, prevale la volontà di votare per qualunque contendente, all’infuori dell’ex moglie dell’ex presidente Álvaro Colom, deceduto a gennaio scorso. Del resto, secondo questa linea interpretativa, Torres non potrebbe neppure cavalcare il sentimento anticorruzione, dominante nell’opinione pubblica: nel settembre 2019 fu arrestata per finanziamento illecito dei partiti e associazione a delinquere, ottenendo comunque la piena assoluzione alla fine dello scorso anno.
Inoltre il suo programma è ormai noto alla popolazione, e anche ciò la priverebbe di grandi margini di crescita; il suo avversario invece potrebbe contare sull’effetto novità. Si dubita infine che Torres possa raccogliere i consensi degli astenuti, e soprattutto di chi ha preferito il voto in bianco o quello nullo (le schede nulle hanno rappresentato il 17,4% di quelle totali, superando quindi le percentuali di voto di ogni candidato). Al contrario, secondo la politologa Gabriela Carrera, il «voto per Semilla non è solo per il partito tout court: è un voto contro la corruzione. Quindi, se vuole contrastare le possibili alleanze che si stanno costruendo affinché Torres raggiunga la presidenza, Arévalo deve conquistare la fiducia di coloro che ora hanno votato nullo e approfittare di quell’apatia di buona parte della popolazione». Secondo infine una diversa opinione, l’elettorato, che è prevalentemente conservatore, potrebbe alla fine optare per Torres, perché giudicata più affine alla propria impostazione ideologica.