I profughi come elemento di pressione: la Turchia vuole l’adesione all’Unione Europea

di Guido Keller

Turchia ue grandeI profughi stanno sempre più rappresentando per la Turchia un formidabile elemento di pressione nei confronti dell’Unione Europea: con la bozza approvata al vertice Ue-Turchia di oggi a Bruxxelles, Ankara è riuscita a farsi staccare un assegno di tre miliardi di euro per (chiamiamo le cose con il loro nome) tenersi nei propri confini i milioni di profughi siriani, afghani e iracheni. Ma soprattutto ha ottenuto il riavvio del processo di integrazione nell’Unione Europea, cosa che buona parte dell’opinione pubblica europea vede quantomeno controversa, vista la politica rigida del presidente Recep Tayyp Erdogan in tema di libertà di stampa e di diritti civili, e dell’ormai evidente supporto prestato ai jihadisti di ogni risma nel conflitto siriano.
La Turchia è candidata per entrare nell’Unione Europea ormai da 16 anni, e da 11 sono in corso i negoziati di adesione, per cui oggi Ankara, come già aveva fatto il 14 ottobre, ha chiesto un’accelerazione, ed entrambe le parti hanno annunciato “la Conferenza intergovernativa che si terrà 14 dicembre 2015 per l’apertura del capitolo 17″, cioè quello che concerne le questioni economiche e monetarie; hanno inoltre sottolineato “l’impegno della Commissione europea a completare, nel primo trimestre del 2016, i lavori preparatori per l’apertura di una serie di capitoli”, pur rispettando le posizioni che potranno presentare gli altri Stati membri.
Grecia e Cipro hanno già fatto sapere di non voler perdere il loro diritto di veto, ma sarà da vedere quali formule verranno studiate per ciò che significa “Unione Europea” al di là delle questioni economiche, ad esempio per i diritti civili e i temi etici.
Solo due settimane fa la Commissione ha infatti stigmatizzato le violazioni dei diritti fondamentali compiute da Ankara nei confronti dei giudici e dei giornalisti. Ma come si comporterà, ad esempio, Erdogan sul tema dei diritti delle coppie omosessuali?
Fino ad oggi l’unico step concluso dalla Turchia riguarda il settore della Scienza e della Ricerca, e solo 14 su 33 sono in fase negoziale, tra cui l’Energia, i Diritti, la Giustizia, l’Istruzione e la Politica estera e la Sicurezza.
La bozza prevede inoltre la fine entro un anno dei visti per i cittadini turchi diretti in Ue in attesa che l’adesione stessa abolisca passaporti e autorizzazioni.
Molto, pur di fare in modo che i profughi restino dove sono. Solo i Siriani sono 2 milioni sui 4 che hanno lasciato il paese, a cui se ne aggiungono altri 6 che sono rimasti in Siria, ma che hanno lasciato le proprie case.
Gli altri 2 milioni sono dislocati nel Kurdistan irq. (250mila), in Giordania (630mila), in Egitto (132mila) e 1,1 milioni in Giordania. Si tratta di un’emergenza umanitaria senza precedenti, che può tradursi con un aumento di flussi verso l’Europa centrale che oggi Bruxelles vuole tamponare coinvolgendo la Turchia.
Dal momento che l’emergenza profughi durerà anni, vien da chiedersi tuttavia se sarà proprio l’adesione della Turchia all’Unione Europea a favorire i flussi migratori verso l’Europa centrale.