I sauditi entrano in Eni. Marsiglia, ‘abbiamo vinto una lotteria’

Il presidente di FederPetroli spiega, 'non è una scalata, è un valore aggiunto'

a cura di Enrico Oliari

L’Arabia Saudita di Mohammad bin Salman nel capitale sociale ENI. Le indiscrezioni si protraggono ormai da giorni sui principali media internazionali, ed il Wsj ha riportato che il Saudi Arabia Public Investment Fund, controllato dallo stesso principe ereditario e che conta su qualcosa come 300 miliardi di dollari, ha investito un miliardo di dollari su quattro compagnie petrolifere, nella fattispecie l’italiana Eni, la norvegese Equinor, l’olandese Royal Dutch Shell e la francese Total.
Mbs, così è chiamato in gergo Mohamed bin Salman, avrebbe approfittato del tonfo dei prezzi del petrolio dovuto all’epidemia di coronavirus, cioè al look down adottato dai principali paesi consumatori, e dai contrasti in seno all’Opec+ tra il suo paese e la Russia, risoltisi il 13 giugno a Vienna con un’intesa sul taglio della produzione.
Abbiamo vinto una lotteria”, ha commentato il presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia, secondo il quale “ENI in questo ultimo periodo ha consolidato sempre più il Medio Oriente con agreement strategici, toccando specialmente la Penisola Arabica e gli Emirati. Un possibile ingresso di Fondi Sauditi nel capitale dell’azienda energetica italiana è solo da considerare una lotteria. In questo modo potremmo avere vantaggio su medio e lungo termine nelle operazioni energetiche estere, non solo, grazie alle partnership gli investimenti in nuovi giacimenti e in altri cantieri energetici risulterebbero più vantaggiosi, lavorando su binari paralleli con altri investitori, con un obbiettivo di guadagno comune”.

– Mi permetterà comunque di osservare che Mbs è riuscito a speculare sul paese di cui è vicepremier e principe ereditario, dal momento che ha approfittato del crollo del prezzo del petrolio dovuto, prima dell’emergenza coronavirus, alle tensioni con la Russia. Che ne pensa?
Una monarchia ed un regime specialmente come quello saudita viaggia su azioni di mercato che sono imprenditoriali oltre che politiche. L’Oil & Gas internazionale è abituato alle speculazioni aggressive mediorientali sull’andamento dei mercati energetici e, non solo in questo settore. Ad ogni crisi c’è speculazione, ad ogni guerra c’è guadagno. Parole forti e piani di azione molto aggressivi, ma questo è il mercato“.

– Mbs entra con il suo fondo in diverse aziende europee. Tuttavia nella politica internazionale è talvolta percepito come un personaggio autoritario, che non si è fatto scrupoli ad arrestare principi della sua stessa famiglia reale e ministri, che è sospettato essere il mandante dell’omicidio del giornalista Kashoggi e che ha ideato la coalizione a guida saudita per combattere i ribelli houthi dello Yemen. Non ritiene che per Eni possa rappresentare una presenza scomoda?
Il principe bin Salman più volte è stato criticato per una politica diversa dai predecessori della famiglia regnante. Sicuramente un giovane con idee più contemporanee ed allo stesso tempo, lontane da quelle di padri di famiglia saudita.
Un comportamento che lascia anche una visione moderna che, per l’Arabia Saudita la parola modernità è sempre stato un abuso linguistico che ha trovato poco spazio, considerando l’alta ortodossia religiosa e la rigidità che la Sharia detta negli usi, nei modi e nei costumi di una quotidianità del Golfo Persico e del regime Wahhabita.
ENI ha una propria governance e un azionariato vario, comportamenti di governo regionali e stili di altri Paesi, non ritengo interferiscano o siano invalidanti per la politica economica e di mercato di ENI, così come per qualsiasi altra azienda o compagnia petrolifera internazionale.
Riteniamo la partecipazione azionaria solo un valore aggiunto per l’industria energetica italiana
“.

– Ritiene che dal punto di vista economico quella del Saudi Arabia Public Investment Fund possa rappresentare la scalata ad uno dei nostri gioielli nazionali?
Come dicevo, assolutamente no. L’errore che facciamo in Italia o meglio che fa l’Italia e di interpretare un investimento come una scalata economica e di avidità nell’azionariato. Il concetto è sbagliato e deriva da un’insicurezza che il nostro paese ha nel rapportarsi con i mercati esteri globalizzati e più competitivi. Abbiamo già vissuto gli stessi timori per altre aziende strategiche italiane“.

Mohammed bin Salman.

– In questi giorni abbiamo assistito al crollo del Wti, ed anche il Brent non se la passa bene. Gli italiani si chiedono tuttavia perché il prezzo alla pompa continua ad essere alto. Cosa ci può dire in proposito?
Il prezzo sulla Rete Carburanti è variato, seppur di pochi centesimi ma ha subito delle variazioni. Purtroppo il costo dell’energia in Italia è alto, causa principale il poco sfruttamento delle risorse minerarie nel nostro paese e una errata ed imbarazzante Strategia Energetica Nazionale (S.E.N.), oltre ovviamente ad una tassazione che con accise ed altri fattori di prelievo fiscale portano il prezzo dei carburanti a non essere consoni ai redditi dei consumatori italiani.
Con FederPetroli Italia sarà questo un prossimo step che per qualche tempo, causa le diverse situazioni politiche nazionali era stato lasciato volutamente in standby, oggi i tempi sono maturi per definire una strategia di azione e portare l’Italia a sfruttare ed utilizzare ad hoc le proprie forme di energia, con conseguente risparmio sulla Bolletta Energetica delle famiglie italiane
“.

– Nell’ipotesi di cordate di investitori, come possiamo assicurare che la governance di Eni resti italiana?
In primis ENI è una ‘roccaforte’. Oggi in Italia abbiamo una delle compagnie petrolifere ‘top five’ a livello mondiale, titolari delle più grandi scoperte di mega giacimenti del pianeta in questi ultimi anni.
Questo non vuol dire poco. ENI è una ‘Squadra blindata’ che oggi, dopo la riconferma di Claudio Descalzi si rafforza sempre di più ed ovviamente, ci potrà essere anche qualche cambio di giocatore, non in panchina, intendo un cambio, ma questo si vedrà.
Ci sono delle policy aziendali che vincolano le quote di azionariato, le commissioni di vigilanza come la Consob controllano le operazioni non consone ed aggressive. Non è così banale cambiare una Governance.
Auguriamoci che il mercato internazionale investi sempre più nelle aziende italiane e apriamo le nostre menti imprenditoriali ad un concetto di managerialità globalizzata, altrimenti resteremo sempre e solo il paese del sole e del mare, ma con poca economia
“.