Il limes tra mondo russo e mondo iranico. Una questione geopolitica controversa

di Ali Reza Jalali * –

putin con rohaniLo spazio eurasiatico può essere visto da due prospettive principali: uno strettamente geografico-fisico, con evidenti risvolti storici e culturali, ovvero la massa continentale eurasiatica, che si estende dalle coste atlantiche europee fino all’Asia orientale. In un’altra accezione, l’Eurasia è la zona di influenza naturale, lo spazio vitale o il grande spazio di schmittiana memoria russo (1).
Quindi l’Eurasia da questo punto di vista sarebbe lo spazio geografico comprendente attualmente la Federazione Russa e gli Stati che una volta facevano parte dell’URSS. Gli analisti russi definiscono questa zona a ovest e a sud della Russia, come estero vicino, per sottolineare il legame esistente tra il proprio paese e le nuove realtà statali a cavallo di Europa e Asia, nate dalla caduta Unione Sovietica all’indomani del crollo del comunismo. A seconda della prospettiva e del senso che per noi può avere il concetto di Eurasia o di spazio eurasiatico, cambia il rapporto che può avere il mondo islamico in generale e il mondo iranico in particolare con il mondo russo, la Russia e l’Eurasia (2).
La questione che dobbiamo analizzare è quindi il rapporto geopolitico tra l’Iran, uno dei principali esponenti del mondo musulmano, e il principale paese dell’Islam sciita e del mondo iranico, con la Russia, il mondo russo e lo spazio eurasiatico, in base al punto vista riguardo al concetto di Eurasia. Infatti, se partiamo dal presupposto che l’Eurasia è un continente, in pratica la somma dell’Europa e dell’Asia, in una prospettiva classicamente definita eurasiatista, il ruolo dell’Iran, del mondo iranico e del mondo islamico è quello di parte integrante del processo finalizzato all’unità dei popoli del vecchio continente, dalla penisola iberica alle coste orientali della Cina. Il mondo iranico rappresenta in questo scacchiere, una parte strategica e fondamentale del bordo meridionale della massa eurasiatica, importantissima per un paese come la Russia, vista la volontà del governo nordamericano di attuare la cosiddetta strategia dell’anaconda, volta a chiudere ogni spazio vitale all’URSS ieri, e alla Russia oggi, grazie a una rete di vigilanza russofoba installata nell’Europa orientale, nel Vicino Oriente e nell’Asia sud-orientale. Inoltre, alleandosi con l’Iran, la Russia risolverebbe il suo vecchio problema legato allo sbocco sui mari caldi.
Volendo poi analizzare la questione da una visuale tipicamente geopolitica, si potrebbe aggiungere che l’obiettivo dichiarato degli americani è il controllo di quella fascia costiera meridionale dell’Eurasia (intesa come continente) che parte dal Mediterraneo occidentale, ovvero dalla penisola iberica, prosegue per tutto il Mare Nostrum, comprende nella sua parte centrale il Vicino Oriente e l’area strategica e fondamentale per gli equilibri economici del mondo, ovvero il Golfo Persico, per poi proseguire verso l’India, l’Indonesia e l’Estremo Oriente (Penisola coreana, coste cinesi e Giappone).
Questa teoria è stata alla base della Guerra Fredda, ma sembra avere seguito, in forma diversa, ancora oggi. Il primo a proporre una lettura del genere fu l’analista geopolitico Nicholas J. Spykman, nel suo famoso libro The Geography of Peace, pubblicato nel 1944. Egli apertamente sosteneva la seguente tesi: “Chi controlla il territorio costiero controlla l’Eurasia; chi controlla l’Eurasia può dominare le sorti di tutto il mondo”. La definizione di territorio costiero (in inglese Rimland), rende bene l’idea di una zona che delimita la massa continentale eurasiatica, il controllo della quale, secondo gli analisti americani, è vitale per indebolire la Russia e ridimensionare l’influenza di Mosca nelle dinamiche globali. Questa teoria geopolitica è da considerarsi come un corollario o un’evoluzione di quella di ispirazione inglese, risalente al 1904, riguardo al territorio centrale, ovvero lo Heartland. Quest’ultima zona, delimitata oggi tra la Russia meridionale e l’Iran settentrionale – in pratica a cavallo tra mondo iranico e mondo russo, coincidente, in base alla geografia politica attuale, ai confini che separano la Repubblica Islamica dell’Iran dai suoi vicini settentrionali, un tempo zone contese tra Regno d’Iran e Russia zarista – è un passaggio fondamentale per il dominio dell’Eurasia, in particolare per via delle ingenti riserve di idrocarburi presenti nel Caucaso, nel Mar Caspio e nell’Asia centrale.
Come non interpretare la guerra e l’invasione dell’Afghanistan in un’ottica geopolitica? L’avventura della NATO in Asia centrale non è altro che il tentativo di controllare l’area che unisce l’Iran, la Russia e la Cina, per il dominio di una regione strategica in ottica geo-economica. Alcuni intellettuali parlano di una guerra dei gasdotti, per tagliare e troncare il potenziale transito, dalle ex Repubbliche sovietiche come Turkmenistan e Kazakhstan verso l’Oceano indiano, passando per l’Iran. In un colpo solo si metterebbe fuori gioco l’Iran e si isolerebbe la Russia, tutto sommato, un enorme vantaggio per gli USA. Un rafforzamento della fascia meridionale dell’Eurasia, con un ruolo centrale dell’Iran, garantirebbe alla Russia la possibilità di non rimanere schiacciata dal peso di paesi filoamericani ai propri confini, dai membri della NATO (Europa orientale e Turchia), fino al Giappone e alla Corea del Sud, senza dimenticare il ruolo destabilizzante nel Caucaso dei gruppi fondamentalisti.
Passando invece ad una diversa interpretazione del concetto di spazio eurasiatico, ovvero di una visione improntata a definire lo spazio vitale russo, definito come estero vicino, apparentemente i legami di Mosca con Teheran e tra mondo russo e mondo iranico potrebbero sembrare più blandi rispetto all’interpretazione precedente (Eurasia come continente, frutto della somma tra Asia ed Europa). Infatti, i paesi interessati dallo spazio russo-eurasiatico sono: Bielorussia, Paesi altici, Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaijan, Kazakhstan, Kirghizstan, Tajikistan e Turkmenistan. Al massimo l’Iran può essere considerato come un paese confinante con questa macro-area russo-eurasiatica; infatti la Repubblica Islamica dell’Iran confina con Armenia, Azerbaijan e Turkmenistan (senza dimenticare il bacino del Caspio). Chi conosce la storia di questa regione del mondo però, rifiuta la tesi secondo cui non vi sia alcuna connessione diretta tra l’Iran (il mondo iranico) e lo spazio vitale della Federazione Russa (mondo russo).
Il rapporto tra Teheran e Mosca è storicamente e culturalmente ricco di sfumature e di periodi contrastanti. L’incontro, e perché no, anche lo scontro tra la componente iranica e quella russa è uno dei tormentoni della storia eurasiatica. Anche volendo confermare la tesi dell’Eurasia come uno spazio prevalentemente russo, non si potrà negare l’influenza dell’Iran nel cuore di questo estero vicino, e non solo come Stato ai margini del contesto russo-eurasiatico. L’influenza e il legame profondo tra mondo iranico e mondo russo si concretizza principalmente su tre livelli: religioso, linguistico e culturale. Il luogo prediletto di questo confluire di due delle principali nazioni della regione, è principalmente l’area caucasica e l’Asia centrale, senza dimenticare il collante naturale tra Russia e Iran, ovvero il bacino del Caspio.
A livello religioso, l’influenza principale che ha l’Iran nel contesto russo-eurasiatico è dato dal fattore islamico, visto che gli abitanti delle ex Repubbliche sovietiche oggi emancipate e collocate nella parte meridionale della Federazione Russa sono in prevalenza musulmani. Ma volendo approfondire il tema, è innegabile che la principale influenza che ha l’Iran in ambito religioso, riguarda lo Stato del Caucaso meridionale dell’Azerbaijan, visto che gli azeri sono in prevalenza musulmani sciiti, come gli iraniani (3).
Un altro fattore importante da considerare nel ruolo dell’Iran nello spazio eurasiatico è quello linguistico. L’influenza della lingua persiana, di origine indoeuropea, è ad oggi viva in Tajikistan, dove il tagiko, lingua ufficiale del paese, non è altro che un dialetto persiano. Non a caso i legami tra Teheran e Dushanbe (notare come questa parola in persiano voglia dire “lunedì”) sono molto buoni e il Tajikistan è governato da Imamali Rahman, presidente con un orientamento anche filorusso.

iraniano fuori

Influenza della lingue persiana e lingue moderne di derivazione persiana.

Ma il fattore in assoluto più importante che l’Iran può giocare nello spazio russo-eurasiatico è l’influenza culturale. Negli ultimi anni Teheran ha cercato di puntare al dialogo tra le culture affini nel Caucaso e in Asia centrale, concentrandosi sulla diplomazia del capodanno. Con questo concetto gli intellettuali iraniani vogliono definire quel processo di aggregazione, portato avanti con forza soprattutto dall’ex presidente della Repubblica Islamica, Mahmoud Ahmadinejad, volto a riunire, con la scusa delle celebrazioni del capodanno persiano (Nowruz, letteralmente nuovo giorno), i popoli che festeggiano questa ricorrenza, che cade il primo giorno di primavera. Questa festa infatti, oltre a essere celebrata in Iran, è molto diffusa anche in paesi come l’Azerbaijan, l’Armenia, la Georgia e in tutta l’Asia centrale, senza dimenticare tracce vive anche in Russia, prevalentemente in Cecenia e Daghestan. Questo processo di aggregazione culturale, che possiamo definire come processo geo-culturale, è finalizzato a creare unità nella regione, contro la minaccia dell’espansionismo straniero, prevalentemente americano, nell’area, comune preoccupazione di Mosca e Teheran. Come abbiamo visto, il legame tra Russia e Iran è potenzialmente strategico, anche se fino ad oggi si è limitato a questioni tattiche, come nella crisi siriana, dove la Repubblica Islamica e la Federazione Russa, sostengono, per motivi diversi, il governo di Bashar Assad. Un’ulteriore convergenza tra Mosca e Teheran, sarebbe un colpo durissimo per i piani egemonici americani nella regione a cavallo tra mondo iranico e mondo russo: le basi per una maggiore cooperazione ci sono, come abbiamo visto, sia che si voglia procedere all’unità dell’Eurasia come continente, sia come spazio russo-eurasiatico, che è realizzabile in modo compiuto per Mosca, solo attraverso una solida funzione geopolitica iraniana, volta a neutralizzare le contraddizioni tra la Russia e le regioni a maggioranza musulmana del Caucaso e dell’Asia centrale.

Il confine tra mondo russo e mondo iranico: evoluzione dei confini settentrionali dell’Iran.
Detto ciò come premessa, entriamo nel vivo della nostra analisi, per comprendere le relazioni tra mondo russo e mondo iranico, soprattutto dal punto di vista geopolitico, ovvero come si sono incontrati e scontrati lungo la storia queste due aree culturali, ognuna delle quali è rappresentata al massimo grado da due Stati contemporanei, ovvero la Federazione Russa e la Repubblica Islamica dell’Iran, erede il primo della Russia zarista e dell’URSS, il secondo del Regno d’Iran. Analizzare il confine tra questi due Stati e queste due aree culturali, ci farà comprendere meglio il grado di interdipendenza e influenza reciproca che caratterizzano tali realtà. I confini settentrionali attuali dell’Iran, sono il frutto della relazione di tale paese con la Russia zarista prima e con l’URSS poi. Tali confini si suddividono in confini di terra, confini di fiume e confini di mare (Caspio), i quali a loro volta si suddividono in alcune regioni, ovvero confine caucasico, confine caspico e confine centroasiatico (Turkmenistan attuale).

Il confine caucasico.
I confini attuali a settentrione dell’Iran, nella zona caucasica, si sono progressivamente stabilizzati tra il XVIII e il XIX secolo, ovvero durante l’egemonia della dinastia Qajar in Persia. Alla fine del Settecento, l’estremità settentrionale dello Stato iraniano comprendeva le regioni dell’Azerbaijan, dell’Armenia, della Georgia e del Nakhjavan. Tali territori a sud della catena montuosa del Caucaso, uno dei confini naturali tra Europa e Asia e tra mondo russo e iranico (senza dimenticare la componente turca), furono annessi dalla Russia zarista per tramite di alcuni trattati di pace imposti da Mosca agli iraniani, dopo alcune pesanti sconfitte inflitte ai persiani in guerra.
Dopo una prima durissima guerra tra Russia e Iran, fu siglato il trattato di Golestan, nel 1813 (4). Successivamente fu la volta del trattato di Torkemanchai nel 1828; attraverso tali trattati la Russia zarista riuscì a strappare agli iraniani ampie zone del Caucaso meridionale, ovvero le province della Georgia, alcune zone sulla costa del Mar Nero, le province di Baku, Derbent, Shirvan, la regione del Qarabak, la zona di Moghan e altre località sud-caucasiche, come Yerevan (Armenia attuale). Inoltre, grazie a questi trattati, l’Iran perse la possibilità di far navigare proprie imbarcazioni nel Mar Caspio, mentre i russi ottenevano l’esclusiva della navigazione in tale bacino comune tra Iran e Russia. Il confine nord-occidentale dell’Iran quindi fu stabilito – e da allora non è più mutato – sulla linea che congiunge il monte Ararat, allora al confine tra Iran e Impero Ottomano, oggi zona di incontro tra i confini di Turchia, Armenia e Iran, al mar Caspio, seguendo il tragitto fatto dal fiume Aras: tale confine fluviale fu poi ufficializzato anche dall’Unione Sovietica, Stato succeduto alla Russia zarista. Dopo la fine dell’esperienza sovietica e la nascita degli Stati indipendenti dell’Armenia e dell’Azerbaijan, il fiume Aras ha segnato il confine tra tali due Stati e l’Iran. Quindi, in base ai ragionamenti fatti in precedenza, possiamo dire che il fiume Aras segna il confine geografico-fisico che oggi divide (o se si preferisce, unisce) il mondo iranico e il mondo eurasiatico (russo) strictu sensu.

Il confine caspico.
I confini tra URSS e Iran furono stabilizzati grazie al trattato di Torkemanchai; lungo il Novecento però, sovietici e iraniani stipularono altri trattati, soprattutto per ciò che concerneva il problema dei confini nel Mar Caspio e la navigazione nel bacino. Nel 1921 le parti stabilirono che sia le imbarcazioni iraniane che quelle sovietiche potevano navigare nel mare comune ai due paesi, anche se rimaneva l’esclusiva della navigazione russa per ciò che concerneva le navi da guerra. Nel 1940 poi il Regno d’Iran, dominato allora dalla dinastia Pahlavi, e l’Unione Sovietica di Stalin, stabilirono nuove regole per la navigazione nel Caspio, ed in particolare, il divieto di navigazione per le imbarcazioni straniere; così da un lato ciò confermava la neutralità iraniana nel secondo conflitto mondiale allora in corso, d’altro canto i russi si coprivano le spalle da eventuali presenze militari nemiche nel bacino caspico. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, l’Iran e la Russia non sono più gli unici paesi che si affacciano sul Mar Caspio; a tali due Stati si sono aggiunti l’Azerbaijan, il Kazakhstan e il Turkmenistan. La situazione dello status giuridico del Mar Caspio, per via di tale proliferazione di paesi costieri, si è quindi notevolmente complicata. A oggi le parti non sono ancora riuscite a trovare un accordo comune, in quanto i nuovi paesi tendono ad avere delle pretese che ledono eccessivamente il ruolo storico di Iran e Russia in tale contesto. In ogni caso, bisogna sottolineare comunque che a prescindere dalla soluzione definitiva del problema, i paesi costieri sembrano orientati a confermare il divieto per navi straniere di navigare nel Caspio. Inoltre, la parte iraniana, dopo due secoli, è tornata recentemente a navigare il Mar Caspio anche con navi da guerra, annullando parzialmente le umilianti condizioni dei trattati russo-persiani dell’Ottocento. Il Mar Caspio rappresenta quindi un altro punto di incontro tra mondo iranico e mondo russo, luogo in cui le due aree culturali hanno collaborato lungo i secoli per stabilizzare l’area e incentivare la pace e la convivenza civile.

Il confine centroasiatico.
Durante il dominio dei Qajar in Persia, alcune zone dell’Asia centrale erano parte integrante dell’Iran. Dopo le guerre tra Iran e Russia per il dominio del Caucaso nell’Ottocento, il processo di espansionismo russo a sud continuò a ranghi serrati, per perseguire il vecchio sogno dell’accesso ai mari caldidell’Oceano Indiano. I turkmeni che abitavano allora sulla costa orientale del Mar Caspio, approfittando della debolezza del governo centrale iraniano, spesso si davano a scorrerie e saccheggiavano alcune località del Khorasan (nord-est Iran). Nel 1836, per porre rimedio alla questione, lo scià Mohammad Qajar chiese aiuto ai russi per sedare una volta per tutte le tribù turkmene, le quali vivevano a cavallo tra Iran e Russia. I russi d’altro canto, visto che non avevano interesse a potenziare eccessivamente un paese confinante come l’Iran, in taluni casi soccorrevano gli iraniani combattendo i turkmeni, in altri casi invece preferivano lasciare spazio alle scorrerie turkmene in funzione anti-iraniana. Il governo iraniano, vista la situazione caotica ai propri confini nord-orientali, decise di intraprendere una serrata trattativa coi turkmeni, i quali alla fine accettarono di diventare sudditi del Regno d’Iran. Per cui, i turkmeni stanziati dal Mar Caspio fino a Merv (attuale Turkmenistan orientale) giurarono fedeltà ai persiani; questo fatto non piacque particolarmente ai russi, i quali, approfittando di successivi nuovi problemi sorti tra il governo centrale iraniano e le tribù turkmene, decisero di risolvere la questione centroasiatica una volta per tutte. Le truppe della Russia zarista allora attaccarono le città dell’Asia centrale, annettendole unilateralmente, mentre i turkmeni erano impegnati a sud contro i persiani. Nel 1881 i russi dichiararono ufficialmente di essersi impossessati di Bukara, Samarcanda e dei territori abitati dai turkmeni ormai indeboliti da anni di scontri coi persiani. Anche questi ultimi, ormai allo stremo delle forze per via di continui conflitti, prima coi russi nel Caucaso e poi contro i turkmeni in Asia centrale, dovettero accettare lo stato di fatto. Nello stesso anno russi e iraniani stabilirono il nuovo confine comune, il quale fu confermato con un nuovo trattato il 28 maggio del 1893. In pratica, il confine tra la Russia zarista e il Regno d’Iran veniva definitivamente stabilito dalla costa sud-orientale del Caspio sino alla estremità nord occidentale dell’Afghanistan. Nei successivi trattati bilaterali tra Iran e Russia (dal 1917 URSS) tale confine fu confermato, eccezion fatta per alcune piccole modifiche riguardanti dei villaggi nella prossimità del confine comune, i quali più volte passarono dal controllo russo a quello iraniano e viceversa. La sistemazione definitiva del confine avvenne poi nel 1954, dove il limite tra i due paesi si consolidò; l’attuale confine tra Repubblica Islamica dell’Iran e il Turkmenistan non è altro che il frutto di questo lungo percorso storico e di interazione tra mondo russo e mondo iranico.

Conclusione.
L’evoluzione storica dei confini settentrionali dell’Iran ci ha permesso di comprendere come il mondo russo e quello iranico siano stati profondamente in contatto, tra momenti di pace e di guerra. L’influenza reciproca delle due culture è visibile anche oggi, non solo per via delle relazioni amichevoli tra Mosca e Teheran, ma anche per via di usanze e tradizioni comuni.
Certamente la storia delle relazioni tra Iran e Russia è costellata di problemi e di conflitti, i quali hanno lasciato un segno nell’immaginario dei popoli della regione, ma il presente dimostra come l’impegno e la pazienza, insieme all’emergere di preoccupazioni comuni, quali l’espansionismo americano in Asia centrale e nel Vicino Oriente o altri fattori ancora, possono far dimenticare le divergenze e portare a una pacifica e proficua convivenza. Da più parti si levano voci che invitano Russia e Iran a sviluppare una partnership strategica (5), che dovrebbe evolvere in futuro su alcune direttive specifiche.
In primo luogo lo sviluppo delle relazioni bilaterali dovrebbe seguire una direttiva geopolitica regionale. Se osserviamo la struttura degli interessi strategici della Russia e dell’Iran su tutta la zona delle frontiere comuni tra mondo russo e mondo iranico, vediamo con chiarezza il seguente quadro: gli interessi russo-iraniani quasi sempre e dappertutto sono gli stessi. In Afghanistan, Asia centrale, nella regione del Caspio, nel Caucaso meridionale, vi sono rigorosamente, nel quadro attuale, gli stessi obiettivi: per prevenire la crescita di influenza della NATO, vincolare la possibile espansione di altre potenze regionali, fermare il radicalismo salafita e wahabita, incentrato sull’Arabia Saudita, sul Qatar e certi ambienti in Pakistan. Sia la Russia che l’Iran accoglierebbero il riorientamento della Turchia in chiave geopolitica eurasiatica.
Vi è poi una dimensione più ampia da considerare nelle relazioni internazionali (direttiva geopolitica globale); Russia e Iran sono a favore di un ordine mondiale multipolare. Putin e la dirigenza iraniana hanno criticato fortemente l’unilateralismo statunitense. La politica di entrambi i paesi è quindi favorevole a un mondo multipolare. Quindi, i due paesi hanno un interesse vitale finalizzato alla creazione di un mondo multipolare contro l’egemonia americana. Sviluppare una teoria di un mondo multipolare è molto importante per la Russia e l’Iran. Vi è anche una direttiva ideologica da implementare. La struttura politica iraniana non corrisponde a nessuna delle classiche ideologie politiche dell’Occidente nei tempi moderni. Non è il liberalismo, non è il comunismo, non è nemmeno il nazionalismo. Pertanto, la filosofia politica del moderno Iran sta oltre queste tre ideologie, ma le supera tutte. La Russia moderna è in una situazione simile: il comunismo e il liberalismo sono screditati, il nazionalismo porterebbe alla disintegrazione della società multi-etnica russa. Per il futuro, anche la Russia si muove nel campo di una sorta di quarta teoria politica.
Poi vi è la direttiva economica: Iran e Russia condividono un interesse a minare l’egemonia in fase di decadenza degli Stati e del dollaro. I due paesi lavorano per la fine dell’imperialismo e della dittatura della finanza globale. Unire le forze nel campo dell’energia trasformerà i Russia e Iran in una holding di energia di importanza globale. Inoltre, l’Iran e la Russia sono interessati a uscire dalla zona del dollaro e sono impegnati nella creazione di una moneta eurasiatica. Inoltre entrambi i paesi soffrono per delle sanzioni economiche imposte ingiustamente dagli USA e da alcuni alleati. Infine vi è la direttiva spirituale, ovvero il fatto che la cultura iraniana e quella russa sono accomunate da un forte senso di appartenenza religiosa (Ortodossia per i russi, Sciismo per gli iraniani). Senza la propria identità religiosa il mondo russo e quello iranico perderebbero la propria ragion d’essere. Coordinarsi su tutti questi fronti sarà necessario per i due attori da noi presi in considerazione in questo saggio per poter competere alla pari coi maggiori concorrenti internazionali, sia a livello regionale che su scala globale.

Note:
1 – Su tali temi si veda il nostro Iran e Russia nello spazio eurasiatico, in “Nomos. Bollettino di studi e analisi”, V/2012.
2 – In questa sede e ai fini di questo saggio per mondo iranico si intende lo spazio di influenza culturale dell’Iran, il quale comprende ampie zone del Vicino Oriente, del subcontinente indiano, dell’Asia centrale e dell’Europa sudorientale, con particolare riferimento all’area compresa tra Mar Nero e Mar Caspio (Caucaso). Per mondo russo invece si intende tutta quell’area culturale che riconosce nella Russia contemporanea una sorta di madre patria, dall’Europa orientale fino all’Asia. E’ chiaro che i due mondi così concepiti, vengono in contatto principalmente a cavallo tra i confini settentrionali dell’Iran attuale e i confini meridionali dell’ex Unione Sovietica. E’ altrettanto lampante che in questi contesti geografici esistono anche altre identità culturali importanti, basti pensare al mondo turco, ma tale saggio si concentra solo sulle relazioni geopolitiche del mondo iranico e di quello russo.
3 – Tale potenziale influenza religiosa però non si è tramutata in influenza politica concreta da parte di Teheran, per via del fatto che il governo di Baku, vista la sua impostazione nazionalista, guarda con maggiore simpatia all’esperienza dei suoi fratelli di lingua turca che non ai propri correligionari sciiti iraniani.
4 – Su tali argomenti si consiglia la lettura di Mohammad Reza Hafeznia, Joqrafiae Siasie Iran(Geografia politica dell’Iran), Teheran, 2002, pp. 310 e ss.
5 – Ad esempio di questo parere è l’intellettuale russo Alexander Dugin. Si veda il testo della relazione di quest’ultimo in presenza di una delegazione di intellettuali russi e dell’ex presidente iraniano Ahmadinejad (2 luglio 2013, Mosca).

* Ali Reza Jalali. Ricercatore e saggista, esperto di Medio Oriente, Iran e varie problematiche riconducibili alla cultura islamica in Europa, in Occidente e nei paesi musulmani. La prospettiva delle analisi è multidisciplinare, ma con un occhio di riguardo alle tematiche giuridiche (politico-costituzionali), geopolitiche e religiose.

Articolo in media partnership: asrie media partnership