Il papa dei migranti, ‘fermiamo questo naufragio di civiltà’

di Maurizio Delli Santi * –

Il gesto è simbolico, ma al tempo stesso concreto per 50 rifugiati, tra cui nuclei familiari con donne e bambini, provenienti da Siria, Congo, Camerun e Iraq: per volontà di Papa Francesco saranno trasferiti da Cipro in Italia, a spese del Vaticano, in uno dei percorsi “sicuri e legali” seguiti dalla Comunità di Sant’Egidio.
La visita del pontefice di questi giorni a Cipro e in Grecia è andata ben oltre questo gesto simbolico, ed è stata più di una missione diplomatica. Prima di tutto, c’è stato il monito contro le “politiche dei muri”. Cipro ne ha uno, dal 1974, la “linea verde” che divide l’isola tra greci e turchi, da Nord a Sud con 180 km, e la stessa capitale Nicosia è spaccata da filo spinato e muraglioni di sacchi di sabbia. Qui Papa Francesco ha invitato “a ricordare a tutta l’Europa che dobbiamo abbattere i muri e coltivare la cultura dell’unità”. Francesco conosce bene il dramma di tanti ciprioti, che rivendicano anche davanti alle corti europee il diritto a rientrare nelle loro case rimaste nella parte occupata, e se ne fa interprete a prescindere della diversità dei credi religiosi: “è la ferita più dolorosa…rifletto sul dolore di coloro che non possono tornare nelle loro case e nei loro luoghi di culto. Prego per la vostra pace”.
Poi è la volta di Atene e dell’isola di Lesbo. Qui gli interventi del pontefice sono stati espressi in toni più severi e diretti, con una chiara accusa rivolta a quanti in Europa minacciano la democrazia, ma anche alle chiusure delle politiche migratorie. Prende le mosse da Socrate, per ricordare: “Qui si è iniziato a sentirsi cittadini non solo della propria patria, ma del mondo intero”. Prosegue poi con Aristotele, richiamando l’uomo “animale politico”, in quanto parte di una comunità, non suddito ma cittadino della polis: “Qui è nata la democrazia”. Ma la pratica della democrazia è complessa, aggiunge papa Bergoglio, ed è facile finire nella trappola delle certezze e delle semplificazioni: “l’autoritarismo è sbrigativo e le facili rassicurazioni proposte dai populismi appaiono allettanti”. E allora occorre fare attenzione, perché “in diverse società, preoccupate dalla sicurezza e anestetizzate dal consumismo, stanchezza e malcontento portano a una sorta di scetticismo democratico”.
A Lesbo, dopo aver visitato il Reception and Identification Centre, dove ha sorriso a molti rifugiati e accarezzato i tanti bambini presenti, il papa ha detto: “Chiusure e nazionalismi – la storia lo insegna – portano a conseguenze disastrose”, e ha aggiunto: “È triste sentir proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri e fili spinati”. E non vi sono giustificazioni per i respingimenti che portano i rifugiati ad essere reclusi in campi di detenzione che sono veri e propri lager. “Quello che viene a chiedere libertà, pane, aiuto, fratellanza, gioia, che sta fuggendo dall’odio, trova davanti a un odio che si chiama filo spinato. Che il Signore ci svegli la coscienza di tutti noi davanti a queste cose”. E conclude: “Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà!”. Se c’è ancora un’Europa fondata sui diritti e sulla solidarietà, non ha che da rispondere all’appello di Francesco.

* Membro International Law Association.