India e Cina. Disputa di confine: accordo raggiunto tra i due Paesi

di Alberto Galvi

La Cina e l’India hanno concordato nel loro primo accordo formale dopo lo scontro mortale di giugno, il disimpegno immediato delle truppe di entrambi i Paesi dal confine himalayano conteso.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e quello indiano Subrahmanyam Jaishankar si sono incontrati a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dello SCO (Shanghai Cooperation Organization) a Mosca per cercare di porre fine alla più grave disputa tra i due Paesi degli ultimi decenni.
In tale occasione entrambe le parti si sono attenute a tutti gli accordi esistenti e al protocollo sugli affari di confine Cina-India, al fine di mantenere la pace e la tranquillità nelle aree di confine ed evitare qualsiasi azione che potrebbe provocare tensioni.
La situazione di stallo militare è iniziata a maggio, quando l’India ha accusato le truppe cinesi di attraversare il confine. I cinesi hanno cercato in quell’occasione di ottenere un vantaggio sull’India invadendo una zona cuscinetto. In quella circostanza l’India si è resa conto di dover cercare quei vantaggi tattici sul terreno necessari a dover gestire la presenza cinese lungo il confine.
Le tensioni di confine tra i due Paesi sono poi aumentate a giugno, quando uno scontro nella valle di Galwan ha provocato la morte di almeno 20 soldati indiani e un numero imprecisato di vittime cinesi.
In una dichiarazione congiunta i ministri degli Esteri di Cina e India hanno concordato che entrambe le loro truppe dovranno disimpegnarsi rapidamente da una situazione di stallo durata mesi, lungo il confine himalayano contestato.
Inoltre Jaishankar e Wang hanno concordato che le differenze rimaste non diventino controversie come era successo nei colloqui successivi all’episodio di Doklam del 2017, in seguito alla decisione presa dal primo ministro Narendra Modi e dal presidente cinese Xi Jinping.
L’esercito indiano e il PLA (People’s Liberation Army) dall’inizio di maggio sono rimasti bloccati in una situazione di tensione in più aree lungo il LAC (Line of Actual Control), un confine di fatto vicino alla regione himalayana del Ladakh, con le due parti che si accusavano a vicenda di sparare in aria.
Poi, all’inizio di questa settimana, ciascuna parte ha accusato l’altra di aver sparato sulla riva sud della vicina Pangong Tso, violando l’accordo di cessate il fuoco del 1996 in cui le truppe si trovavano in aree a poche centinaia di metri l’una dall’altra.
In questa occasione l’India ha affermato che le truppe cinesi sono entrate nel loro territorio sul lato nord, mentre Pechino nega l’accaduto. La scorsa settimana come contropartita l’India ha occupato i rilievi chiave sul lato sud del lago.
Per questa ragione le truppe indiane hanno minacciato con armi da fuoco le guardie cinesi che pattugliavano il confine, le quali sono state costrette a prendere contromisure per stabilizzare la situazione sul campo.
Questa è stata la prima volta dall’ottobre 1975 che un episodio simile accade in quella zona, da quando quattro soldati indiani furono uccisi al confine da colpi di arma da fuoco.
Dalla prossima settimana un nuovo ciclo di colloqui sarà tenuto dagli alti ufficiali di entrambi gli eserciti, in vista di ulteriori colloqui tra i leader dei due Paesi.