Innovitalia.net: “il Facebook” dei “cervelloni” italiani pensato da Terzi e Profumo

di Enrico Oliari –

Le Città – Far interagire i “cervelli” italiani fuggiti o che semplicemente lavorano all’estero. E con loro le aziende del nostro Paese, in uno scambio continuo di idee e di informazioni: Innovitalia.net è un vero e proprio social network di eccellenze, realizzato su iniziativa dei ministeri degli Affari Esteri e dell’Istruzione, in collaborazione con la CrowdEngineering e Rai Educational.
Il “facebook dei cervelloni” (è simile al social network anche nei colori) è stato tenuto a battesimo giovedì scorso alla Farnesina dai ministri Giulio Terzi e Francesco Profumo e contiene spazi per l’interazione, sezioni per gli eventi quali seminari e congressi, pubblicazioni di bandi e di opportunità di lavoro nel mondo scientifico, oltre che una banca dati pensata per “censire” i ricercatori italiani che operano al di fuori dei nostri confini. Perché, come ha spiegato Profumo, “il tema non è tanto il rientro fisico dei cervelli, ma quello di stabilire relazioni che consentano a chi è all’estero di dedicare una parte del proprio tempo al loro paese”.
Nell’epoca della globalizzazione è infatti essenziale emergere dal mare della competizione conquistando il mercato con idee innovative, cosa che può essere favorita dal confronto interattivo delle esperienze professionali e di ricerca maturate nei diversi contesti culturali ed ambientali. Ed il web, che non ha frontiere, permette uno scambio di informazioni istantaneo e continuo, cosa che può essere fatta anche con un occhio rivolto alle aziende del Belpaese. Innovitalia, appunto.
Le opportunità che si presentano ai ricercatori sono molteplici: oltre agli imput inerenti il loro campo di studi, gli utenti della piattaforma informatica possono venire al corrente di finanziamenti pubblici, o trovare partner d’impresa, o essere messi al corrente di investimenti delle aziende private nel campo della ricerca.
L’adesione alla banca dati è del tutto volontaria, ma, essendo continuamente aggiornata, permetterà col tempo di “mappare” i ricercatori italiani all’estero, i quali spesso abitano le stesse città o gli stessi paesi senza neppure conoscersi. ”Non vogliamo creare una censimento – ha comunque chiarito ministro degli Esteri Giulio Terzi – ma offrire opportunità di contatto”.
E dall’altro capo del filo ci sono le aziende italiane, soprattutto medie e piccole che, proprio per vincere la concorrenza globale, puntano su quel “Made in Italy” fatto di prodotti unici e non clonabili, che però vanno studiati, pensati e progettati da quel “cervellone” che non si trova, spinto all’estero dove la meritocrazia viene premiata e dove il baronaggio rimane un brutto ricordo.
Su Innovitalia.net i ricercatori, i centri di ricerca e le imprese possono creare o aderire a gruppi tematici disciplinari nell’ottica della piena flessibilità, di carattere scientifico o letterario, ed aprire forum di discussione guidati da esperti, o ancora rifarsi a specifiche aree geografiche o al carattere delle imprese-target, sia pubbliche che private. Vi è inoltre un ambiente virtuale di co-progettazione e di coinvolgimento nella programmazione di politiche per la ricerca per l’Italia e con l’Italia, ovvero la possibilità di pensare e di partecipare alla costruzione della rete di informazioni stessa.
Nel disegno di chi l’ha voluta, Innovitalia.net dovrà in un futuro non molto lontano essere gestita dai ricercatori stessi, con referenti (che potranno essere le Università, i centri di ricerca o i gruppi di ricercatori) che ne gestiranno i nodi principali in base a criteri prestabiliti, come la caratura accademica o il numero di contatti gestiti.
A distanza di poche ore dalla sua partenza la piattaforma presenta già alcuni “gruppi”: “Italiani in Brasile – Manager e Dirigenti italiani che lavorano in Brasile e America Latina”, “Cultural management – Economia della cultura, politiche culturali”, “Singapore – Utenti italiani di Singapore”, “Management Innovation”, e dagli Stati Uniti “Scienze motorie, sportive, educazione e salute”.
L’azienda incaricata dalla task force interministeriale per la realizzazione di Innovitalia.net è la CrowdEngineering, casa madre negli Stati Uniti e due sedi in Italia, a Pisa ed a Catania, ma anche in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna ed in Germania.
All’incontro presso la Farnesina è stata presentata da Gioacchino La Vecchia, classe 1970 e fondatore dell’azienda stessa: il prodotto che la CrowdEngineering ha realizzato è una piattaforma di enterprise crowdsourcing che permette ad un’azienda di far svolgere attività esterne a chiunque abbia il tempo e le competenze per farle.
La realizzazione di Innovitalia.net è stata a costo zero per la Pubblica amministrazione, in quanto il progetto è stato finanziato per intero dal Fondo sociale europeo.
Anche la Rai ha dato il suo contributo all’iniziativa: come ha spiegato la direttrice di Rai Educational, Silvia Calandrelli, la Radiotelevisione Italiana cura sul sito di Innovitalia.net una sezione video e multimediale che già da ora presenta le testimonianze ed i pareri di nostri compatrioti impegnati con le loro alte professionalità all’estero, come nel caso di Francesca Casadio, esperta di applicazione dei metodi della chimica allo studio ed alla conservazione dei beni culturali e delle opere d’arte, la quale vive a Chicago per non rischiare un lungo precariato in Italia, e di Giorgio Margaritondo, full professor of Applied Physics all’École Polytechnique Fédérale de Lausanne, il quale osserva che “(…) non è naturale è il fatto che l’interscambio in Italia abbia una sola direzione: non c’è la possibilità di far venire persone dall’estero in Italia.”
Rai Educational ha inoltre realizzato l’applicazione di Innovitalia.net per smartphone e tampolett.
Innovitalia.net non rappresenta di certo la soluzione definitiva al problema della cosiddetta “fuga dei cervelli” dal nostro paese, dove antichi vizi impediscono a molti giovani neolaureati di esprimere appieno la loro energia, ma di certo rappresenta un valido strumento di interazione in grado di sviluppare considerevoli opportunità.
Anche perché, parlando in soldoni, la perdita netta dovuta ai 25mila neolaureati che ogni anno lasciano l’Italia è pari ad un miliardo e 200mila euro, vale a dire il capitale generato dai 243 brevetti che i nostri migliori cinquanta cervelli depositano all’estero (Icom – Istituto per la competitività).