Iran. La percezione dell’attacco di Trump alla Siria

di Manuel Giannantonio

Esponenti del mondo politico e parte dell’opinione pubblica degli Stati Uniti hanno condannando il raid lanciato da Donald Trump sulla Siria. D’altro canto – e qui sta l’accusa – i media si sono concentrati su quanto accaduto in Medio Oriente perdendo però di vista le enormi problematiche legate alla presidenza di Donald Trump e alla sua amministrazione.
In Iran la musica non cambia e, dopo i colpi inflitti alla Siria il 7 aprile, le autorità iraniane hanno chiesto su ordine del presidente Hassan Rohani l’apertura di un’inchiesta internazionale sull’attacco chimico e i suoi autori.
Permangono infatti dubbi sul fatto che realmente gli aerei del regime siriano abbiano lanciato un attacco con armi chimiche, mentre la Russia continua a sostenere che rimane aperta l’ipotesi di un attacco che abbia colpito l’arsenale dei miliziani qaedisti a Khan Sheikhoin, i cui era stipato il gas sarin.
Un dato è certo: Trump si è mosso andando oltre il diritto internazionale e soprattutto senza attendere l’esito di alcuna inchiesta.
Il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha ricordato attraverso un tweet che l’Iran stesso “è stato la più recente vittima” dell’utilizzo di armi chimiche di massa condotto, nella fattispecie da Saddam Hussein durante la guerra in Iran-Iraq (1980-1988). Lo stesso ministro ha accusato “ugualmente i militari americani di battersi con al-Qaeda e con l’Isis in Yemen e in Siria”.
Il giornale ultraconservatore Kayhan, ha spiegato che l’esercito siriano “non aveva bisogno di condurre attacchi chimici contro Daesh (l’autoproclamato Stato islamico)”. D’altronde, secondo lo stesso quotidiano, gli Stati Uniti cercano attraverso questi attacchi di influenzare le prossime elezioni presidenziali iraniane che avranno luogo il prossimo 19 maggio. Il giornale ha aggiunto che “l’immagine che i media hanno dato di Donald Trump è che sia un folle e che calpesta tutte le leggi internazionali. Questo giudizio sulla sua personalità e i colpi americani in Siria inquietano e fanno pensare che non si può resistere di fronte a questo pazzo”.
“L’attacco di Trump in prossimità delle elezioni presidenziali è un messaggio ai servitori di Washington perché facciano crescere la paura degli Stati Uniti e che incoraggia la gente a credere necessario arrivare a un compromesso con gli americani”.
Il quotidiano Javan, vicino ai Guardiani della Rivoluzione, ha spiegato che Trump ha condotto l’attacco per deviare l’attenzione internazionale dei problemi interni del paese. Tuttavia, Javan stesso ha specificato che l’intervento Usa non porterà certo buone notizie per la stessa amministrazione Trump: “Come all’epoca di George W.Bush, quando con il pretesto dei documenti falsificati sulle armi di distruzione di massa gli Usa hanno attaccato l’Iraq al costo di 5mila miliardi di dollari, anche oggi si sta preparando lo stesso scenario con Trump in Siria”.