Iraq. 42 esecuzioni per l’attentato ai pellegrini sciiti del 14 settembre

di C. Alessandro Mauceri –

In Iraq 42 militanti musulmani sunniti sono stati uccisi tramite impiccagione dopo essere stati accusati di terrorismo a seguito dell’esplosione del 14 settembre scorso che aveva causato la morte di decine di persone tra cui molti membri delle forze di sicurezza, vicino alla città meridionale di Nassiriya, una zona sciita.
In quell’occasione l’attacco venne definito il più grave attentato del gruppo di Stato Islamico. Molti dei morti, come hanno riferito le autorità, erano pellegrini musulmani sciiti, alcuni dei quali iraniani. “Il numero di morti è salito a 84 anni dopo la scoperta di altri 10 corpi in scena dell’attacco”, aveva dichiarato Jassem al-Khalidi, direttore sanitario per la provincia di Dhiqar. “Altre 93 persone sono rimaste ferite, molti dei quali sono seriamente”, ha aggiunto Khalidi ad Afp.
Le esecuzioni si sono svolte in prossimità di una zona in cui il gruppo islamico aveva lanciato una
serie di attacchi bomba a settembre. I parenti delle vittime hanno assistito all’esecuzione di massa, ha precisato il ministero. “Nonostante tutto il dolore dentro di me dopo aver perso i miei due fratelli negli attacchi suicidi, quando ho visto i terroristi che pendevano dalla corda mi sono sentito sollevato”, ha dichiarato alla Reuters Fadhil Abdul Ameer di Nassiriya.
Si tratta della più grande esecuzione di massa avvenuto quest’anno in Iraq dopo la condanna a morte di altri 14 militanti giustiziati sempre sulla base di accuse di terrorismo, tre mesi fa.
Lo scorso anno trentasei persone sono stati impiccate dalle autorità irachene perché giudicate colpevoli di coinvolgimento nel massacro del gruppo islamico dell’Iraq occidentale vicino a Tikrit.
Amnesty International ha condannato la decisione affermando che “l’esecuzione in massa è la scioccante dimostrazione del ricorso della autorità irachena alla pena di morte per cercare di dimostrare di rispondere alle minacce alla sicurezza”.
Quella tra sciiti e sunniti è una lotta senza esclusione di colpi che va avanti da secoli e che oggi tutte le organizzazioni internazionali (Onu in primis) non sembrano essere state capaci di placare.