Israele bombarda Gaza e l’Egitto lascia senza gas Israele

di Enrico Oliari –

In questi giorni ha fatto scalpore l’alto numero di razzi, quasi sempre innocui, lanciati da Gaza verso Israele, azione che ha scatenato ‘l’azione mirata’, come l’ha definita l’Unione delle comunità ebraiche italiane, dei caccia israeliani, i quali hanno, appunto, spianato interi palazzi abitati ed ammazzato anche bambini.
Meno interesse ha suscitato il fatto che da settimane gli abitanti di Gaza sono al freddo e con la corrente elettrica razionata, per il fatto che l’unica centrale che serve il milione e mezzo di abitanti della Striscia, è rimasta senza approvvigionamenti di gas.
Non così in Israele dove, in attesa che venga realizzato il gasdotto che porterebbe l’energia dall’Europa attraverso Cipro, per cui sono stati stipulati accordi nel gennaio scorso, l’approvvigionamento di gas arriva nel paese di Tel Aviv è garantito attraverso la Arab Pipeline e la Arish-Ashkelon pipeline, che hanno il seguente percorso:

– nodo di rifornimento di Homs, in Siria (si noti, teatro degli scontri di queste settimane!), il quale raccoglie le forniture da Balanea (Bāniyās) e dal Libano;
– scende a Damasco, dove raccoglie altro gas;
– entra in Giordania, dove passa da Amman ed arriva ad Aqaba, altri punti di rifornimento;
– evitando Israele arriva in Egitto ad Arish;
– entra nel mare, tagliando Gaza, ed arriva ad Ashkelon, in Israele (Arish-Ashkelon pipeline).

Fino a poco fa la dittatura di Mubarak vendeva ad Israele il gas con un sensibile sottoprezzo, 145 milioni di dollari contro i 3 miliardi di valore, ma il vento della Primavera Araba sembra avere dato una svolta alla situazione, non tanto per i continui sabotaggi alle condutture che attraversano il Sinai, quanto più per le decisioni che arrivano dall’Assemblea del Popolo egiziano, istauratosi da soli 13 giorni, in seguito alla reazione israeliana su Gaza:

– interruzione della fornitura di gas a Israele;
– espulsione dell’ambasciatore israeliano Yaakov Amitai dall’Egitto;
– richiamo del proprio ambasciatore a Tel Aviv

Tali richieste sono state votate all’Assemblea all’unanimità in base a un documento preparato dalla Commissione degli Affari arabi e con queste, su richiesta del presidente del Parlamento Saad al-Katatny, la creazione di un’apposita commissione che vegli sull’applicazione del voto parlamentare.
”Dopo la Rivoluzione, l’Egitto non sarà più un amico dell’entità sionista, primo nemico dell’Egitto e della nazione araba”, è scritto nel testo votato dal Parlamento; accanto a questo, l’invito, rivolto alla comunità araba internazionale, di sostenere la resistenza nei Territori occupati e di rivedere i rapporti e quindi di isolare in modo definitivo Israele.