Israele reagisce ai razzi sulle alture del Golan: colpiti numerosi obiettivi iraniani in Siria

di Vivian West –

La scorsa notte i nemici storici Iran e Israele si sono avvicinati alla guerra totale dopo che le forze armate israeliane hanno denunciato che alcune sue postazioni sulle alture del Golan sarebbero state attaccate da una raffica di razzi iraniani, attivando i sistemi antimissilistici Iron Dome e spingendoli a rispondere con ampi attacchi contro le forze di Teheran in tutta la Siria. L’attacco, se confermato, rappresenta il vero primo passo iraniano contro Israele trasformando così una proxy war in un vero e proprio conflitto armato diretto. Molti ma non tutti i razzi iraniani sono stati intercettati dalle difese israeliane, ha ammesso ai giornalisti il tenente colonnello Jonathan Conricus, portavoce delle forze di difesa israeliane (IDF).
“Intorno alle 12.10, dieci minuti dopo mezzanotte, le forze appartenenti alla Forza Quds iraniana hanno sparato circa 20 razzi verso la linea di partenza delle posizioni dell’IDF nelle alture del Golan”, ha detto l’ufficiale aggiungendo che “Finora non siamo a conoscenza di vittime, perdite di IDF”; ha poi ammesso un danno minimo subito dalle forze di Benjamin Netanyahu. L’attacco, secondo il portavoce Conricus, sarebbe stato ordinato ed orchestrato da Qassem Soleimani, che tuttavia “non ha raggiunto il suo scopo”.
Le alture del Golan, altopiano siriano conquistato nel 1967 da Israele in una mossa non riconosciuta dalla comunità internazionale, sono in stato di allerta da quando Donald Trump ha confermato che stava ritirando gli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano.
Nelle prime ore di questa mattina l’account Twitter in lingua araba dell’IDF ha affermato che il suo esercito si sta muovendo contro obiettivi iraniani in Siria, avvisando Damasco di non intervenire; il colonnello Conricus aveva anche dichiarato che Israele avrebbe informato la Russia prima dell’inizio delle operazioni con le quali dozzine di obiettivi militari iraniani in Siria sarebbero già stati colpiti. Va ricordato infatti che il presidente russo Valdimir Putin e il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu si sono incontrati ieri a Mosca per dei lunghi colloqui sul futuro della Siria e dell’Iran. Questa mattina, prima dell’alba, la capitale siriana si è svegliata nel boato delle esplosioni mentre i jet israeliani sorvolavano l’intera area, lasciando strisce luminose che hanno spaventato la popolazione già stremata da un conflitto senza fine. I media statali siriani riportano che le batterie antiaeree di Damasco starebbero rispondendo alla nuova ondata di missili israeliani “facendoli cadere uno per uno”, precisando tuttavia che i missili d’Israele hanno colpito radar, posizioni di difesa aerea e magazzini di munizioni in tutta la Siria, compresa la provincia meridionale di Quneitra, adiacente alle alture del Golan.
Secondo i media israeliani gli attacchi in Siria sarebbero i più feroci da quando i due Paesi hanno firmato l’accordo di pace dopo la guerra del Kippur, combattuta dal 6 al 25 ottobre 1973 tra Israele e una coalizione araba composta principalmente da Egitto e Siria, che seppur terminata senza risultati militari importanti, dimostrò per la prima volta che i paesi arabi erano in grado di mettere in difficolta le forse israeliane nell’occupata Palestina. Israele ha avvertito che non permetterà a Teheran di stabilire una presenza militare permanente in Siria, accusando l’Iran di spostare droni e missili nel suo vicino arabo fino agli Hezbollah libanesi con il pretesto di aiutare il governo siriano contro gli insorti in una devastante guerra civile che va avanti da sette interminabili anni.
Inutile dire che la mossa di Donald Trump di uscire dall’accordo nucleare del 2015 con l’Iran è stata accolta con favore da Israele, ma alla luce dei nuovi fatti, in molti, in particolare gli europei, nutrono ancora più timori per il peggioramento di una crisi regionale per l’ennesima guerra già decisa da lungo tempo fatta di tante, piccole o grandi provocazioni. In questo quadro, vale la pena ricordare che la figlia del presidente americano, Ivanka Trump e suo marito Jared Kushner arriveranno in Israele nei prossimi giorni per l’apertura dell’ambasciata americana a Gerusalemme, riconosciuta dal tycoon come capitale dello Stato ebraico lo scorso dicembre.
Al momento l’attacco israeliano in Siria avrebbe provocato 23 morti.