ISRAELE. Sempre più coloni fra le fila delle reclute. E si teme l’influenza dei rabbini nazionalisti

Ansa, 18 nv 11 –

Anche se rappresentano solo una minoranza (330 mila persone su 7 milioni e mezzo di abitanti) i coloni assumono di anno in anno un peso crescente nelle unita’ combattenti dell’esercito israeliano. Lo confermano i dati pubblicati ieri in occasione del reclutamento del mese di novembre, secondo i quali il 61 per cento dei giovani arruolati nelle colonie si e’ offerto volontario in unita’ scelte. Nella zona di Tel Aviv, la loro percentuale e’ del 36 per cento; a Haifa del 42 per cento, a Gerusalemme del 52 per cento. Un tempo, in ossequio alla ideologia del fondatore di Israele David Ben Gurion, ‘Tsahal’ (acronimo ebraico delle forze armate, ndr) doveva essere ”un esercito di popolo”. Ma oggi solo un giovane su due si arruola. ”Tsahal diventa un esercito di periferie” constata il quotidiano Yediot Ahronot secondo cui il contributo maggiore gli giunge – oltre che dalle colonie – dai kibbutzim e dalle cittadine periferiche, mentre i giovani che abitano nelle metropoli sono meno inclini ad affrontare le difficolta’ di un servizio militare di tre anni. Alcuni analisti prevedono che questi sviluppi demografici avranno ripercussioni serie: in primo luogo nella integrazione delle soldatesse nelle strutture militari. La loro presenza e’ infatti sgradita ai militari religiosi, il cui numero e’ sempre piu’ cospicuo. I vertici militari temono inoltre che nella gestione dell’esercito sia destinata a crescere la influenza dei rabbini nazionalisti, che hanno notevole ascendente sui giovani coloni.