Kenya. Il dramma dei ragazzi di strada: tra fame e droga

Incontro con padre Francis Gaciata, 'se non facciamo qualcosa, la loro fine è certa'.

a cura di Massimo Gabbani

Siamo a Mitunguu, Kenya centrale, contea di Meru. In quest’angolo remoto dell’Africa padre Francis Gaciata, 53enne missionario diocesano che da sempre si dedica all’aiuto dei più deboli, gestisce il complesso “Shalom Home”, che accoglie gli orfani dando loro una casa, istruzione e una possibilità per il futuro. A lui chiediamo della realtà dei “ragazzi di strada”, “un fenomeno che – spiega – nella zona è scoppiato a seguito della crisi pandemica. In diversi vanno e vengono da questo gruppo di disperati, circa una quarantina di ragazzi dagli 8 ai 15 anni che per la loro età non possono lavorare, e che quindi mendicano cibo nei mercati e che dormono per strada”.

– Come sopravvivono?
“La gente butta le immondizie in determinati punti, e loro vanno lì a rovistare per ricavare quello che possono rivendere per acquistare qualcosa da mettere nella pancia. C’è chi si dedica a piccoli furti, ma succede anche che i bambini siano chiamati negli hotel per lavorare in cambio solo di qualcosa da mangiare, pur continuando a dormire in strada”.

– Fanno uso di droghe?
Non so come siano arrivati a capire che respirando il mastice avrebbero ottenuto un’assuefazione: loro dicono di farlo per calmare la fame, per non avere più pensieri ed essere più allegri, ma poi vi sono conseguenze come i danni celebrali e la dipendenza”.

– C’è un futuro per questi ragazzi? Si può fare qualcosa per aiutarli?
“Nelle grandi città, come Nairobi, si tratta di un fenomeno molto importante, qui a Mitunguu si tratta per fortuna di un gruppo più ridotto e certamente se non avessimo avuto il centro “Shalom Home” la situazione sarebbe stata più grave. I ragazzi di strada avrebbero bisogno di essere seguiti da strutture sanitarie per disintossicarsi, e se venissero al nostro centro anche noi cercheremmo di afre qualcosa”.

– Vi è aiuto da parte del governo, o dalla polizia?
“Eh, la polizia… loro vengono da me e di dicono: ‘padre, tu hai aiutato gli altri, perchè non aiuti anche loro?’, ma io rispondo che non ho niente. Loro proprio non fanno nulla, perchè questi ragazzi contano zero”.

– Il futuro di questi ragazzi è quindi incerto…
“Hanno davanti un futuro breve, proprio per l’utilizzo di questa droga che li rimbecillisce, già ogni tanto qualcuno muore. Se non facciamo qualcosa, la loro fine è certa”.