La Libia davanti alla prova democratica: sabato si vota, fra incertezze e incognite

di Elisa La Gala –

Le elezioni che si svolgeranno il prossimo 7 luglio in Libia daranno avvio al processo di democratizzazione, una sfida ambiziosa per il paese se si pensa che la maggioranza della popolazione, composta per il 75% da cittadini con eta inferiore ai 40 anni, non ha altro termine di riferimento se non il regime gheddafiano, al potere per 42 anni. Negli anni infatti il regime ha deliberatamente operato per lo smantellamento delle istituzioni statali e dell’identità nazionale contribuendo alla creazione di una società che ripone scarsa fiducia nelle istituzioni e che si struttura su alleanze personalistiche o tribali.
Non è possibile prevedere gli esiti di queste elezioni. Secondo i dati della Commissione Elettorale, negli scorsi mesi sono stati registrati 142 partiti e circa l’83% dei 3 milioni di cittadini aventi diritto al voto si sono iscritti alle liste elettorali. Dei 200 seggi del Congresso del Popolo, 80 verranno assegnati ai candidati scelti dalle liste dei partiti mentre 120 assegnati a candidati indipendenti. Stante tale meccanismo di assegnazione dei seggi, sarà difficile nell’immediato delineare l’identità ideologica e religiosa  del nuovo Congresso, di certo in tal contesto le alleanze tribali giocheranno un ruolo molto significativo.
Le elezioni del prossimo 7 luglio sceglieranno il Congresso del Popolo. Questo nominerà un nuovo Governo transitorio che a differenza dell’attuale Governo – autoproclamatosi suprema istituzione statale a seguito della caduta del regime di Gheddafi – avrà maggiore legittimità in quanto eletto, e maggiore rappresentanza geografica. Il Congresso del Popolo avrà il compito di stilare la nuova Carta costituzionale (entro il 2013), ridisegnare l’assetto dello Stato (centralista o federalista), assegnare poteri ai governi locali ed infine accompagnare il paese alle elezioni costituzionali da tenersi entro il 2014.
Con l’avvicinarsi delle elezioni si è altresì registrato un deterioramento delle condizioni di sicurezza. In alcune zone del paese, al confine con la Tunisia, nella cittadella di Zintan ed al sud, a Kufra e Sabah, numerosi sono stati gli scontri ad opera di gruppi riluttanti ad accettare il controllo delle istituzioni centrali e che vedono nel secessionismo l’unica soluzione possibile per il rispetto delle minoranze etniche presenti nel paese. Il bilancio degli scontri delle ultime settimane è di oltre 100 morti e circa 500 i feriti.
Il prossimo Governo avrà davanti a sé ambiziose sfide, il futuro della nuova Libia dipenderà dalla capacità di quest’ultimo di ripristinare la fiducia dei cittadini nelle autorità statali nonché il rispetto per le leggi, di garantire diritti alle tribù che costituiscono il tessuto della società libica. Le elezioni rappresentano dunque la prima tappa di un processo lungo e complesso, che – come ci insegnano le esperienze condotte da altri paesi in via di transizione – condurrà a risultati visibili nel giro di generazioni.