La Società Dante Alighieri “nutre” il pianeta con la lingua italiana

L’82esimo congresso all’Expo. La prima volta con la presenza e l’intervento del presidente della Repubblica

Mattarella alla dante alighieri grandedi Daniele Priori

MILANO – Da Giosuè Carducci a Mattarella. Dal Sommo Poeta, Dante Alighieri, di cui si celebrano quest’anno i 750 anni dalla nascita, all’Expo di Milano incentrato sull’alimentazione.
È una scelta strategica e fortunatamente inevitabile quella di unire l’82esimo congresso della Società Dante Alighieri e l’Esposizione Universale milanese.
“Alimentare la presenza dell’Italia nel pianeta” il titolo dell’appuntamento in corso nel capoluogo lombardo fino a domani che stamattina, per la prima volta nella storia repubblicana, ha visto la presenza e l’intervento del Capo dello Stato.
Alle immancabili élite di docenti e giornalisti delle redazioni culturali presenti, perfettamente rappresentate dall’apertura di giornata affidata a un didascalico Ferruccio De Bortoli che chiedeva alla platea un “fioretto laico quotidiano” per togliere dal nostro uso un vocabolo inglese al giorno, ha fatto seguito la relazione del professor Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, che pur partendo immancabilmente dal 1889, anno di fondazione della Società, coglieva subito il segno trovando il collegamento tra le sfide di allora, portare l’Italiano a tutti gli italiani, ben al di fuori dei “confini materiali” dello Stato, a quelle di oggi “internazionalizzare”.
“La nostra sfida non è solo difendere la lingua, bensì internazionalizzare l’Italia” ha affermato.
“L’internazionalizzazione porta a scolorire l’italiano per vendere cose o prodotti italiani? Siamo convinti di no” ha detto Riccardi. “Non lo diciamo per vieto dogmatismo nazionalista e nemmeno con la sciatteria dimentica del fatto che l’identità nazionale va coltivata. Siamo convinti che la lingua non sta da sola: italiano e internazionalizzazione dell’Italia camminano insieme. Prodotti italiani e italiano camminano insieme. Come l’arte, la cultura, il turismo, la storia, la musica, la moda, la cucina crescono con la nostra lingua. E la nostra lingua cresce con queste realtà italiane. Questa è la presenza italiana nel mondo, diversificata e plurale, ma con una sua coerenza, con una sua identità, con una sua anima, vorrei dire: al fondo bagnata da lingua e cultura. Insomma la presenza non è un ipermercato, ma un mondo italiano”.
Quindi il riferimento, nonostante i soli 600mila euro annui che lo Stato investe sulla lingua italiana a fronte di cifre a sei zeri delle altre nazioni europee, al ruolo sociale della lingua attraverso la comunicazione tra i popoli.
“Questa oggi – non come ieri – è sfida non più di élite politiche, commerciali o culturali alla testa dei vari paesi, ma sfida di popoli che sono insieme nelle stesse città o si incontrano su inediti scenari, ma che parlano differente e pensano differente. La lingua sacra non è solo lingua franca. La soluzione non è solo la lingua veicolare, come l’inglese, bensì parlare le lingue dell’altro e abitarle. Perché abitare una lingua vuol dire amare un mondo” e abbattere gli steccati e i muri, questione tornata di drammatica attualità e centrata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel suo intervento.
“Il vento della globalizzazione soffia con forza crescente e non saranno certo muri o barriere a fermarlo. Le barriere mentali prima ancora di quelle materiali – ha detto il Capo dello Stato – sono scosse da un carattere sovranazionale di tecnologie e di economia”. Ma il genio “italico” si fa avvertire nel mondo: “Pensiamo solo a quanto per il settore agroalimentare l’Italia ha dato e continuerà a dare. la migliore risposta al fast food che ci ha proposto cibo uniforme in tutto il pianeta é stata la creazione di slow food. Il genio e la creatività sono la risposta efficace al pericolo di omologazione. E sono queste peculiarità particolarmente presenti nel nostro paese e che il mondo ci riconosce”.
“Dovremmo essere più impegnati nel promuovere e assicurare la conoscenza della nostra lingua agli immigrati che si insediano nel nostro Paese”, ha detto ancora Mattarella.
“In Italia la lingua italiana può essere veicolo di integrazione tra cittadini e le diverse comunità di immigrati che si sono insediate nel nostro territorio. E’ la lingua della reciproca comunicazione, è conoscenza, che abbatte muri e previene la formazione di ghetti”, ha continuato.
Mattarella ha aggiunto che allo stesso tempo le istituzioni pubbliche dovrebbero riservare particolare attenzione alla diffusione e alla difesa della lingua italiana nei Balcani e nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo “dove può diventare anche strumento di pace, amicizia e collaborazione”.
Temi cari dal Quirinale a Oltretevere e su cui in più di una occasione ha riflettuto il segretario generale della Dante Alighieri, il professor Alessandro Masi sul mezzo importante di nutrimento, diremmo oggi, oltre che della cultura, dunque, anche della solidarietà internazionale, che può e potrà sempre di più essere l’italiano, lingua che Papa Francesco continua a promuovere nei suoi viaggi internazionali di portata storica sia per il valore simbolico che per la forza dei contenuti, commentanti il più delle volte nella nostra lingua, un particolare non secondario che arricchisce il mondo di italiano e l’Italia dei tanti mondi che per la Penisola passano.
Frammenti di Storia epocali di cui la Dante intende continuare essere protagonista oltre che, come è da quasi un secolo e mezzo, autorevolissima testimone.