Le autorità turche sono certe, ‘il giornalista dissidente Khashoggi ucciso nel consolato saudita di Istanbul’

di Enrico Oliari

È di nuovo tensione fra la Turchia e l’Arabia Saudita dopo che le autorità turche hanno denunciato sulla Reuters che il giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi sarebbe stato ucciso nel consolato saudita di Istanbul. Khashoggi, che da un anno era esule negli Stati Uniti per via delle sue aperte critiche nei confronti dell’erede al trono Mohammed bin Salman, è scomparso cinque giorni fa dopo essere entrato nel consolato saudita dove si era recato per ottenere documenti per la pratica di divorzio, e secondo le autorità turche che hanno visionato immagini delle telecamere di sorveglianza “da lì non sarebbe più uscito in quanto ucciso, ed il suo corpo sarebbe stato portato poi fuori segretamente”. Da parte sua il consolato generale ha respinto la ricostruzione della polizia turca ed ha comunicato che l’Arabia Saudita è impegnata nelle ricerche del giornalista.
Negli Usa Khashoggi era editorialista del Washington Post, giornale che il 5 ottobre ha lasciato la colonna su cui scriveva bianca, con solo la scritta “A missing voice”, una voce scomparsa: nei suoi articoli era caustico nei confronti del regime di bin Salman, come nel caso sequestro del premier libanese Saad Hariri a Riad per costringerlo alle dimissioni, avvenuto nel novembre 2017, dell’isolamento del Qatar o ancor più per l’epurazione di principi ed alti funzionari avvenuta nel regno wahabita.
Nell’attesa che venga fatta luce sul caso va ricordato che Mohamed bin Salman, detto Mbs, non va per le spicce per togliere oppositori di ogni lignaggio dalla sua strada, basti pensare che nel novembre 2017 ha fatto arrestare (e ne ha confiscato beni per 800 miliardi) figure quali il principe al-Walid bin Talal (al-Walid bin Ṭalal bin Abd al-Aziz al-Saud), una degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio personale di oltre 30 miliardi di dollari, amico personale di Silvio Berlusconi, di Rupert Murdoch e di Vladimir Putin e soprattutto presidente e amministratore delegato della Kingdom Holding Company (importanti quote in Amazon, Ebay, Apple, Boeing, Coca Cola, Fininvest, Citygroup, McDonald’s, Twitter e molte altre); il principe Turki bin Nasser al-Saud, già vicecomandante delle forze armate, anche lui multimiliardario e con conti offshore; Mutaib II bin Abdullah bin Abdulaziz Al Saud; il principe Mutaib II bin Abdullah bin Abdulaziz al-Saud, già comandante in campo e fino a ieri ministro della Guardia nazionale; il principe Turki bin Abd Allah al-Saud, già governatore della provincia di Ryad; Khaled al-Tuwayjiri, già comandante della Guardia Reale, segretario del Consiglio di Fedeltà e segretario privato e consigliere speciale di re Abd Allah; Waleed bin Ibrahim Al Ibrahim, numero uno delMiddle East Broadcasting Center (Mbc) e proprietario della prima tv commerciale del Medio Oriente; Saleh Abdullah Kamel, capo del Consiglio generale delle Banche islamiche e della Camera di commercio di Jeddah, nonché fondatore del Dallah al Baraka Group; Adel bin Muhammad Fakeih, ministro dell’Economia e della Pianificazione, già ministro del Lavoro; Abdullah al-Sultan, comandante della regia Marina.
Mbs conta di costruire sul Mar Rosso una città-resort dal costo di 2mila miliardi (da qui il sequestro dei beni degli arrestati) in modo da convogliare turismo e diversificare l’economia in vista di un futuro esaurimento del petrolio. Turismo che avrebbe poco a che fare con le rigide leggi della Sharia, per cui il principe starebbe cercando gradualmente di introdurre riforme nel paese, come la possibilità per le donne di guidare o di andare allo stadio.
Nulla di strano quindi se un oppositore del calibro di Khashoggi fosse stato bellamente eliminato appena messo piede nel territorio saudita del consolato.

Mohammad bin Salman al-Saud. (Foto Dipartimento Difesa Usa – Estratto da foto di incontro con Jim Mattis / Sgt. Amber I. Smith / WikiCommons).