L’Europa non è un continente per giovani! Sanna Marin docet

di Ciro Maddaloni * –

L’Europa da sempre è stata definita il “vecchio continente” per differenziarla dalle “nuove terre” scoperte da Cristoforo Colombo. Questo appellativo, ancorché vecchio di secoli, risulta più che mai appropriato anche ai giorni nostri.
In Europa non abbiamo più quel dinamismo che avevamo ai tempi della rivoluzione industriale. Non abbiamo più neanche quella vitalità di iniziativa e di impresa che era esplosa, anche grazie al Piano Marshall che aveva avviato un vastissimo piano di ricostruzione post-bellica, successivamente alla Seconda guerra mondiale. Il Piano Marshall ha avviato quel processo di ricostruzione delle infrastrutture; di sviluppo sociale e ha consentito di creare il benessere di cui godiamo ancora ai giorni nostri.
Questa vitalità e capacità di sviluppo, che hanno avuto il loro apice nel ventennio successivo agli anni Sessanta, si sono progressivamente affievolite fino a spegnersi totalmente con iniziative tanto ideologiche quanto velleitarie. Come, ad esempio, i proclami della Commissione Europea e del suo presidente nel primo decennio di questo secolo: “to make the EU the most competitive region in the world by 2010”, ossia rendere l’UE la regione più competitiva del mondo entro il 2010.
Questo obiettivo è stato miseramente mancato. Quindi, anziché ammettere che avevamo fallito totalmente l’obiettivo, abbiamo rilanciato “Europe 2020”, proposta di strategia che mira a una “crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” da raggiungere entro il 2020.
Credo sia sotto gli occhi di tutti che non è andata proprio così. Infatti, in un mondo dove la Cina continua a crescere non tanto e non solo dal punto di vista economico e sociale, ma soprattutto come potenza industriale che fa ricerca e innovazione; dove gli Stati Uniti mantengono saldissima la leadership in tutti i campi di ricerca, dal settore biomedico a quello tecnologico e spaziale; dove la Corea del Sud ci ha totalmente esclusi da settori produttivi (come l’elettronica di consumo) in cui, solo 20 anni fa, eravamo unici attori al mondo; noi del Vecchio Continente ci arrovelliamo ora con dibatti ed editoriali per capire se la giovane premier finlandese Sanna Marin ad una festa privata avesse bevuto o avesse fatto uso di sostanze stupefacenti e, addirittura, se fosse stato opportuno che partecipasse ad una festa con le sue amiche e i suoi amici.
Infatti, malgrado la logorante e cruenta guerra nel cuore dell’Europa; nonostante la crisi sanitaria che rimane in sottofondo e, comunque, ancora attiva; sebbene la crisi energetica e le difficoltà che cominciano ad incontrare le aziende di ogni paese europeo come conseguenza degli altissimi costi dell’energia, ecco che molta stampa oggi dedica spazio e articoli alla partecipazione di Sanna Marin ad una festa con i suoi coetanei, amici e collaboratori.
La povera Sanna addirittura si è sottoposta (a sue spese) ad un test antidroga per dimostrare che non fa uso di sostanze stupefacenti.
Ma perché dobbiamo avere da ridire se una ragazza partecipa ad una festa dove si balla e magari si beve qualche spritz? Che problema c’è?
Siamo veramente una massa di bacchettoni oppure siamo solo un branco di invidiosi? Vogliamo capire e accettare finalmente che il futuro è dei giovani e che solo i giovani potranno garantire a tutti noi un fine vita dignitoso? Non possiamo, insomma, continuare ad escludere i giovani dai posti di comando. Non possiamo continuare a punire quei giovani che, pur impegnandosi quotidianamente per il bene della società, desiderano comunque vivere una vita spensierata da giovani insieme ai loro coetanei.
Noi dobbiamo punire la violenza che, purtroppo, è tanto presente anche nelle nostre città con le baby gang, non la spensieratezza e la gioia e la voglia di divertirsi che, grazie a Dio, esiste ancora in tanti giovani.
Anzi, se riuscissimo a favorire la spensieratezza e la gioia di vivere forse sconfiggeremmo sul nascere la violenza delle baby gang.
Serve spensieratezza e voglia di vivere per affrontare e gestire la durezza quotidiana della vita.
Per questo Sanna Marin è un ottimo esempio per tutta l’Europa e per il nostro futuro.
Riusciremo a capirlo e farcene una ragione per consentire quell’indispensabile ricambio generazionale che ci liberi da pericolosi parrucconi?

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.