Liberia. Elezioni presidenziali: in lizza 19 candidati per sostituire Weah

di Alberto Galvi

Le elezioni presidenziali del prossimo 10 ottobre in Liberia vedono 19 candidati in lizza per sostituire il presidente George Weah, che sta cercando un secondo mandato. Weah aveva trascorso il decennio precedente a costruire credibilità politica, compresi tre anni al Senato. Oggi sta conducendo una dura campagna per convincere i liberiani che può ancora migliorare le loro vite.
Candidato perdente nell’ultima tornata di votazioni del 2017, Joseph Boakai si sta preparando da tempo per le elezioni come candidato del Partito dell’Unità, uno dei principali gruppi politici della Liberia. Ha stretto un’alleanza con l’ex signore della guerra e senatore Prince Johnson, che aveva appoggiato Weah nel 2017, e conserva un forte sostegno nella sua provincia natale di Nimba, nel nord. Ciò ha contribuito a renderlo tra i favoriti per raggiungere il secondo turno di votazioni.
Se si arriva al secondo turno di votazioni, tre si rivelano possibili rivali di Weah, che nel 2017 ha vinto con più del 61 per cento al secondo turno. Insieme a Boakai, i principali rivali di Weah sono l’ex dirigente e filantropo della Coca-Cola Alexander Cummings e l’avvocato per i diritti umani Tiawan Gongloe.
Alexander Cummings si è presentato come un buon manager con competenze e conoscenze derivanti da una lunga carriera nel mondo degli affari, cosa che i suoi rivali non hanno. Nel 2017 arrivò quinto, con appena il 7,2 per cento dei voti. Cummings gode di un grande peso finanziario e di una forte immagine internazionale, ma potrebbe soffrire l’essere visto come elitario e quindi avere difficoltà a ottenere il sostegno popolare dopo una carriera essenzialmente all’estero. La sua compagna di corsa questa volta è Charlyne Brumskine, la figlia dell’ex politico Charles Brumskine, che ha ottenuto il 9,6 per cento l’ultima volta ed è arrivato terzo.
Il terzo candidato è Tiawan Gongloe. Durante le guerre in Liberia è stato torturato ed è arrivato vicino alla morte. Ha passato metà della sua vita a chiedere che i crimini di guerra fossero puniti. È la prima volta che l’avvocato porta il suo caso davanti agli elettori, ma non è affatto un principiante in politica. Procuratore generale e poi ministro del Lavoro sotto la presidenza Ellen Johnson Sirleaf dal 2006 al 2010, la corruzione è il suo obiettivo principale.
Il presidente Weah è comunque l’uomo forte della situazione. Ha costruito strade, ha reso gratuita l’istruzione, e ha acceso grandi speranze di cambiamento in uno dei paesi del pianeta ancora scosso dalla guerra civile e dalle malattie. Alle elezioni sono stati chiamati alle urne 2,4 milioni di elettori. I risultati ottenuti saranno decisivi per il ballottaggio.