Libia. Il punto con Fawzi Rajab Eloqab, vice presidente dell’Alto Consiglio di Stato

di Vanessa Tomassini –

“Lo scioglimento delle milizie e le misure di sicurezza sono state solo recentemente riaffermate, questo era stato già previsto e stipulato in un allegato all’accordo politico, che è stato approvato nel 2015. L’allegato prevede la rimozione di tutte le milizie da Tripoli e quindi il loro smantellamento, attraverso la consegna delle loro armi pesanti e la disponibilità ad essere integrate nelle istituzioni ufficiali di sicurezza e militari, o la loro riabilitazione per altre aree. A mio parere, vi sono difficoltà nell’attuazione delle disposizioni in materia di sicurezza, che possono essere riassunte nel fatto che i leader delle milizie non cambiano e si stanno trattenendo dalla loro influenza. Ciò è compensato da un deficit nel governo e dalla mancanza di volontà di mettere fine alla sovrapposizione degli interessi tra di loro”. A dirci queste cose è Fawzi Rajab Eloqab, vice presidente dell’Alto Consiglio di Stato che abbiamo raggiunto per fare il punto della situazione in Libia dopo i recenti sviluppi.

– Onorevole Eloqab, innanzitutto grazie per aver accettato quest’invito. Per favore mi aiuti a presentarla al pubblico italiano.
Mi chiamo Fawzi Rajab Eloqab. Sono attualmente il secondo vice presidente dell’Alto Consiglio di Stato, High Council of State (HCS). Sono nato il 31 maggio 1979, a Shahhat, Cirene, una città nel nord-est della Libia. Non faccio parte di alcun partito, ho partecipato alla rivoluzione libica esplosa il 17 febbraio 2011 per eliminare la corruzione e la tirannia, per l’istituzione di uno Stato civile, democratico e pluralista”.

– Come vede l’Alto Consiglio di Stato quanto accaduto il mese scorso a sud di Tripoli?
L’HCS è contrario all’uso di qualsiasi tipo di violenza e non vi è alcuna giustificazione. Crediamo che il dialogo sia l’unica via ed il mezzo appropriato per gestire le differenze. Abbiamo ufficialmente espresso la nostra ferma condanna degli incidenti avvenuti nella parte meridionale di Tripoli e lavorato con la Missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) per la realizzazione di un cessate il fuoco. L’HCS ritiene inoltre che alcune delle ragioni di questa guerra siano legittime e quindi l’opzione più appropriata e ottimale per prevenire tali violazioni è costituita dagli accordi di sicurezza elencati nell’accordo politico”.

– Mesi fa avevamo assistito ad una riconciliazione tra Misurata e Zintan. Tale riconciliazione ha nulla a che fare con quanto accaduto a Tripoli?
Né Misurata né Zintan erano parti del recente incidente avvenuto a Tripoli. La riconciliazione è stata il risultato della forte volontà dei libici e delle loro convinzioni che la tolleranza, la riconciliazione, la cooperazione e l’integrazione devono essere le basi per la costruzione dello Stato. Il passato deve essere superato con tutte le sue pene e ferite a beneficio del futuro”.

– Di recente ventiquattro membri dell’Alto Consiglio hanno chiesto le dimissioni degli attuali corpi politici ed una data certa per le elezioni. Quali sono le responsabilità del Consiglio Presidenziale di Fayez al-Serraj?
L’appello di 24 membri del Consiglio rappresenta una delle iniziative per porre fine alla crisi, ma non rappresenta la maggioranza dell’HCS. La maggioranza ritiene che le elezioni debbano essere successive alla promulgazione della nuova costituzione per porre fine alle fasi di transizione. L’accordo politico libico stabilisce chiaramente le funzioni e le competenze del Consiglio Presidenziale, nel particolare, per porre fine alla divisione politica. Sfortunatamente, il Consiglio Presidenziale ed il suo governo non sono stati in grado di porre fine al divario politico nello Stato, ma hanno aumentato la disputa, per non parlare dell’incapacità del governo di migliorare il tenore di vita della popolazione. Stiamo ora esaminando i risultati dell’adozione delle riforme economiche”.

– Che cosa rimprovera invece alla Camera dei Rappresentanti?
Il fallimento più importante e più grande è l’incapacità di adempiere ai loro obblighi di includere l’accordo politico libico, firmato il 17 dicembre 2015, nella dichiarazione costituzionale”.

– Come valuta il lavoro svolto da Voi come Alto Consiglio di Stato? Che cosa state facendo per il popolo libico?
Dall’accordo politico libico sono emerse tre istituzioni principali: la Camera dei Rappresentanti, l’Alto Consiglio di Stato ed il Consiglio Presidenziale. Le competenze e le funzioni dei tre organi sono integrative e molte delle leggi pertinenti sono consensuali e se una qualche istituzione fallisce, ciò influenzerà le altre. Quindi, sfortunatamente, la mancanza di adempimento degli obblighi della Camera dei Rappresentanti si riflette negativamente sulle altre due istituzioni. HCS è il più alto organo consultivo del Paese, non è esecutivo o legislativo, tranne che in alcune questioni specifiche che richiedono un consenso tra la Camera dei Rappresentanti e l’HCS. Tuttavia, il Consiglio è stato in grado di esercitare pressioni sul Consiglio Presidenziale per far rispettare molte leggi, che sono nell’interesse della popolazione ed atte a migliorare il tenore di vita dei cittadini, così come le ultime riforme economiche approvate nel settembre 2018. Anche il progetto di legge sul referendum è stato completato dall’Alto Consiglio e presentato alla Camera dei Rappresentanti come stipulato nell’accordo politico. È pronto a impegnarsi nelle restanti questioni in sospeso che unirebbero le istituzioni sotto un governo forte, creando le condizioni necessarie per tenere un referendum e le elezioni”.

– Poco tempo fa Lei ha incontrato il presidente della Commissione dialogo della Camera dei Rappresentanti, Abdel Salam Nasiya, che cosa è emerso da questo meeting?
Sì, ho incontrato Abdel Salam Nasiya, presidente della Commissione dialogo della Camera, ed abbiamo discusso sulla necessità di riprendere il dialogo. L’incapacità del Consiglio Presidenziale e del suo governo di alleviare la sofferenza delle persone e soddisfare i loro bisogni primari è dovuta semplicemente alla struttura del ramo esecutivo e al meccanismo per prendere una decisione complessa. Quindi il dialogo tra i due corpi era necessario per ristrutturare il potere esecutivo in modo da contribuire efficacemente. È anche necessario trovare persone consenzienti che possano portare alla fine della divisione politica ed istituzionale”.

– Dopo quanto accaduto a Tripoli tra i vari gruppi armati, crede che ci sia un’apertura da parte della regione occidentale della Libia verso il Maresciallo Khalifa Haftar?
Se il Maresciallo Haftar chiede l’istituzione di un corpo militare professionale, che non interferisce negli affari politici, tutte le regioni della Libia si troveranno attorno a questo progetto. Il tentativo di usare le armi e la forza militare per gestire la scena politica e venire al potere per governarlo non è benvenuto e respinto da tutti i libici, indipendentemente che si tratti di Haftar o di un’altra persona, partito, gruppo. I libici hanno sacrificato le loro vite per la creazione di uno stato civile che salvaguardi i diritti, protegga le libertà, garantisca pari opportunità e libertà di espressione per tutti”.