Libia. Il (redivivo) maresciallo Haftar è tornato a Bengasi

di Vanessa Tomassini

Alla notizia del ritorno del generale libico, le città Bengasi e Rajma, dove ha sede il suo quartiere generale, sono state abbellite dei poster in suo onore. Dopo settimane di speculazioni e false notizie circa la salute del Generale dell’autoproclamato esercito libico, Khalifa Haftar è atterrato ieri all’aeroporto militare di Bengasi con un volo partito nel pomeriggio dal Cairo. In giacca e cravatta Haftar ha attraversato il tappeto rosso circondato da ufficiali, mostrandosi in buona salute come per dire “sono ancora in gioco”. Dopo che si era sparsa la voce di un ricovero ospedaliero in una clinica parigina, confermata solamente questa settimana dal ministero degli Esteri francesi Jean Yves Laudrian mentre l’Islam politico preparava il suo necrologio, in molti sono intervenuti sui media per tranquillizzare i suoi sostenitori non ultimo l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamè, il quale ha dichiarato in un tweet tramite l’account UNSMIL di aver avuto un colloquio telefonico con il cirenaico. Anche i media italiani sulla scia di quelli in lingua araba il 14 aprile titolavano: “Haftar è morto”, al contrario di questo giornale. “Voglio assicurarvi che sto bene” sono state le prime parole del generale ai microfoni della tv satellitare al-Hadath, aggiungendo che “la Libia deve essere liberata da tutti questi gruppi. Devono essere distrutti, soprattutto dopo quello che abbiamo sentito in questi giorni”, riferendosi alle notizie diffuse dagli organi di informazione sulla sua morte prematura. Un monito anche per gli ufficiali dell’esercito nazionale che non hanno dimostrato piena lealtà. Dieci giorni fa il capo di stato maggiore della cireinaica, Abdelrazik Al-Nadouri, è sfuggito a un tentativo di omicidio dopo l’esplosione di un’autobomba mentre il suo convoglio passava attraverso il checkpoint di Sidi Khalifa nella parte orientale di Bengasi. Al-Nadouri è stato considerato dagli esperti di salotto e dai media il nome più papabile a rimpiazzare il signore della guerra Haftar, soprattutto dopo l’ordine di iniziare l’operazione su Derna, ancora occupata da elementi della galassia jihadista.
E’ chiaro che Haftar rappresenta uno dei principali interlocutori per le potenze straniere che in Libia hanno giocato il tutto per tutto per vedere realizzati i propri interessi a discapito del popolo libico, tuttavia a partire dal meeting di Parigi dove aveva incontrato il presidente del Governo di Accordo Nazionale, Fayez al-Serraj grazie alla facilitazione del capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, Haftar aveva visto il suo sostegno svuotarsi e il reale controllo dei territori appartiene già da tempo a diverse famiglie e figure chiave all’interno di ciascun distretto. Allo stesso modo sono viste le milizie di Misurata, di Zintan e dello stesso Haytham al-Tajouri nella capitale, ciascuno di questi gruppi è stato fino ad oggi una pedina delle forze esterne.
In molti hanno visto in questa temporanea uscita di scena un modo di rendere la presenza di Haftar meno ingombrante. Da notare anche che in molti sostengono che già da tempo il Libyan National Army collabori in diverse operazioni, a partire dalla liberazione di Sabrata lo scorso ottobre, con le forze occidentali e gruppi ispirati ai salafiti del Madkhali che continuano a prendere terreno con le brigate al-Tawhid nella zona orientale e le forze Rada che supportano il Consiglio Presidenziale del Governo di Tripoli. Il Madkhalismo è un movimento che riconosce l’uso della forza contro gli avversari, non riconosce la libertà di opinione e non accetta le diversità. Prende il nome dallo sceicco saudita, Rabi al-Madkhali, invitato in Libia negli anni ’90 dal rais Muammar Gheddafi per contrastare i jihadisti ei Fratelli Musulmani. A Bengasi le brigate al-Tawhid combattono per Haftar, dopo che nel 2016 lo sceicco Rabi al-Madkhali ha emesso una fatwa che evidenzia la necessità per i Madkhalisti di unirsi a Haftar come guardiano legale della Libia e di combattere con lui contro i nemici della patria, i Fratelli Musulmani e i gruppi terroristici.