Libia. La Turchia supporta il terrorismo. L’Egitto a fianco di Haftar per liberare Derna

di Vanessa Tomassini

Il presidente della Camera dei Rappresentanti di Torbruk, Aguilah Saleh, ha dichiarato in un’intervista ad un quotidiano egiziano che l’autoproclamato esercito libico guidato dal generale Khalifa Haftar, in coordinamento con le forze militari egiziane, sta per sferrare un attacco contro i terroristi e gli islamisti nella città di Derna. “Un’operazione militare a Derna è molto significativa per l’Egitto al fine di bloccare la rotta dei terroristi in fuga verso il suolo egiziano”, ha spiegato il presidente di Tobruk, aggiungendo che le compagnie egiziane parteciperanno anche alla ricostruzione delle aree devastate dal conflitto in Libia.
Come vi avevamo anticipato diversi mesi fa, Aguilah Saleh ha confermato l’esistenza di un triangolo islamista tra Libia, Turchia e Qatar: “Gli interventi del Qatar e della Turchia in Libia sono totalmente respinti – ha affermato il presidente della Camera – in quanto la Turchia è uno sponsor del terrorismo nel paese”. Parole dure anche per l’Italia e il governo di Tripoli. Il presidente del governo in Cirenaica ha spiegato che “la Camera dei Rappresentanti ha rilasciato una dichiarazione che respinge l’intervento italiano e abbiamo detto che Fayez Al-Serraj non ha il diritto o la capacità ufficiale di emettere ordini o fare accordi. Tutto ciò che Al-Serraj ha firmato è contrario alla Costituzione e ai desideri dei libici”. “L’accordo politico libico (LPA) – ha continuato – è un’opera teatrale della comunità internazionale e nonostante il fatto che la Camera lo abbia in parte accettato, non esiste un vero accordo politico, quindi troviamo strano che alcuni paesi abbiano a che fare con il consiglio presidenziale come governo legittimo della Libia e come se il governo provvisorio della Camera dei Rappresentanti sia illegittimo”.
Il rapporto tra Ankara e i Fratelli Musulmani in Libia, considerato un movimento islamista pur proponendosi come moderato, è una love story che va avanti da anni ed ha portato non pochi problemi al governo turco. Nel 2014 la Turchia aveva sostenuto il candidato Ahmed Maeteeq, attuale viceministro del Governo di Accordo Nazionale, la cui elezione come primo ministro venne invalidata il 9 giugno 2014 dalla Corte Suprema libica a causa di un problema procedurale di voto. Successivamente Recep Tayyp Erdogan è stato costretto a ritirare il suo staff diplomatico ed ha invitato i suoi cittadini a lasciare la regione dopo che diversi gruppi armati si sono alleati con il generale Haftar dichiarando guerra ai militanti islamici, compresi i sostenitori dei Fratelli Musulmani. Era il 22 giugno 2014 quando il portavoce del generale cirenaico, Mohamed al-Hejazi, ordinava a tutti i cittadini turchi di abbandonare il paese entro 48 ore. La Turchia si è dimostrata nel corso degli anni come sostenitore dell’Islam radicale, tuttavia la simpatia di Erdogan e del suo ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu per la Fratellanza è divenuta sempre più un’arma a doppio taglio non solo con la Libia ma anche con Egitto e Arabia Saudita. Insomma se con la cosiddetta primavera araba i Fratelli puntavano a raggiungere il potere in tutta la regione, pur sperando e puntando ancora tutto sulle prossime elezioni, l’opposizione da parte di Tobruk e del generale Haftar non molla.
Nel quadro del supporto da Ankara verso gruppi islamisti inoltre va ricordato che lo scorso 6 gennaio, la guardia costiera ellenica ha sequestrato una nave carica di materiale esplosivo partita dal porto turco di Mersin e diretta a Misurata.