Libia. Leon annuncia il “Governo di accordo nazionale”. Mogherini pronta a dare 100 milioni di euro

di Guido Keller –

leon conf grandeDopo mesi di trattative, innumerevoli sedute e riunioni, il mediatore dell’Onu Bernardino Leon è riuscito a sciogliere il nodo e arrivare a un governo di unità nazionale in Libia, a quattro anni dalla deposizione di Muammar Gheddafi.
Da allora è riaffiorata l’atavica frammentazione del paese in tribù spesso litigiose, fino alla guerra civile che ha portato poco più di un anno fa alla nascita di due governi, quello “di Tripoli”, islamista, oggi guidato da Khalifa al-Gweil e riconosciuto da Qatar e Turchia, e quello “di Tobruk”, frutto delle elezioni di giugno dello scorso anno, con a capo Abdullah al-Thinni e riconosciuto dalla comunità internazionale. A contribuire al raggiungimento dell’accordo sono state alcune importanti tribù, come nel caso di quella di Misurata, la quale nel 2014 aveva combattuto per allontanare quella di Zintan da Tripoli, ma che recentemente si è schierata per la mediazione.
Il nuovo “Governo di accordo nazionale” vede come premier Fayez Serray, già ministro nel governo “di Tobruk”, tre vice-primi ministri che partecipano al “Consiglio di Presidenza” di guida del gabinetto, cioè Ahmed Maetiq, di Misurata, membro Congresso “di Tripoli” e quindi rappresentante della Tripolitania, Moussa Kony, rappresentante del Fezzan, indipendente, e Fatj Majbari, rappresentante della Cirenaica.
Ieri fino all’ultimo sono arrivate da Tripoli richieste di modifica del testo approvato lo scorso 29 settembre nella riunione di Shkriat, e nella capitale vi sono state proteste che hanno visto i miliziani erigere barricate in piazza dei Martiri (già piazza della Rivoluzione). Tuttavia Leon è stato irremovibile, anche perché apportare modifiche avrebbe significato rimettere tutto in discussione: “Quello che posso dirvi – ha affermato l’inviato dell’Onu – è che la nostra impressione vede una grande maggioranza di libici, e questo include una grande maggioranza di Tripoli, pronti a sostenere una soluzione pacifica, un accordo politico senza modifiche e un governo di unità”.
Il passo successivo ora è l’approvazione da parte dei due parlamenti del nuovo governo, il quale dopo avrà il compito di sciogliere le due camere per costituire una sola. Tuttavia a Tripoli c’è chi non ha digerito il compromesso, per cui si temono scontri e disordini. Abdulsalam Bilashair, del Congresso nazionale “di Tripoli” ha comunicato alla Bbc che “Non siamo parte di questa intesa. Per noi non ha alcun significato perché non siamo stati consultati”. Ma qualche segnale di nervosismo c’è anche a Tobruk, dove il deputato Ibrahim Alzaghiat, ha notato che “Questo governo proposto porterà alla divisione della Libia e si tramuterà in una burla. Il signor Leon non si è dimostrato saggio, ha forse avuto troppa fretta nel concludere l’intesa prima della fine del suo mandato”.
L’alternativa sarebbe stata quella di proseguire una guerra estenuante fra le due parti e fra le tribù, con lo stato sociale completamente sfaldato e l’Isis che già controlla Derna e Bengasi.
Leon non ha avuto quindi premura di chiudere prima della fine del mandato, bensì per tentare il riavvio della Libia ponendo fine alla guerra fratricida. Per cui, nel dare l’annuncio, Leon ha detto che “Esprimiamo la nostra gioia perché c’è almeno una chance”. “Troppi libici – ha continuato – hanno perso la vita, troppi bambini e troppe madri hanno sofferto. Secondo le agenzie Onu, 2,4 milioni sono in una grave situazione umanitaria. A tutti loro vanno le nostre scuse per non essere stati capaci di proporre prima questo governo”.
Soddisfazione è stata espressa dalla Pesc Federica Mogherini, la quale ha annunciato che “l’Ue è pronta ad offrire un immediato e concreto sostegno politico e finanziario, pari a 100 milioni di euro, al nuovo governo”, ed il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha invitato i leader libici a “non sprecare questa opportunità”.