Libia. Pilota portoghese catturato: Carlo Biffani racconta il mondo dei mercenari

di Vanessa Tomassini

“Qualsiasi sia il vostro business, possiamo consentirvi di pensare solo al successo della vostra missione. Ai vostri rischi possiamo fare fronte noi!”, afferma sul sito della sua compagnia Carlo Biffani, ad di Security Consulting Group, security contractor ed esperto in materia di sicurezza e terrorismo, che abbiamo contattato per cercare di comprendere meglio le dinamiche del mondo dei mercenari, dopo il caso della cattura di un pilota portoghese abbattuto dal Libyan National Army mentre comandava un Mirage F1.

– Cosa significa contractor?
“Contractor significa letteralmente contrattista, è un termine che va bene ad esempio per chi lavora nelle lavanderie militari ed è un civile, come in Afghanistan, o laddove ci sono contingenti. Va bene per un idraulico, un autista o per una persona che guida macchine in quei contesti come dipendente per una ditta subappaltatrice privata. I security contractors invece sono professionisti che svolgono attività di sicurezza in aree a medio-alto rischio. Tali attività sono assolutamente lecite e sancite da contratti internazionali, sotto il controllo di governi locali. Va detto che oggi le leggi che disciplinano questo settore sono molto restrittive, e non accade più nulla di ciò che è accaduto in passato, ad esempio come nei primi anni 2000 a Bagdad con Blackwater. Le società private militari invece, dette anche private military company (PMC), svolgono attività in qualche misura più spinte, orientate cioè verso tutti quei servizi armati, che per questioni di budget i Governi preferiscono far svolgere a privati piuttosto che a forze armate regolari. In questo settore ci sono state in passato società che hanno passato la linea di legittimità e liceità, come appunto nel caso di Blackwater che sarebbe stata anche coinvolta in attività di ricerca e cattura di terroristi in territorio iracheno”.

– Chi è invece un mercenario?
“Il mercenario è un cittadino privato che combatte al soldo di un governo extra-nazionale pur non facendo parte del suo esercito regolare. Essere mercenario è un reato perseguito dal codice di procedura penale italiano. Essere mercenario significa andare a combattere in un paese come ad esempio la Libia per una fazione, facendosi pagare, in uno scenario che esula da quelli che sono i trattati e gli accordi internazionali. Facciamo l’esempio del pilota che è stato catturato nei giorni scorsi in Libia. Questo è verosimilmente un caso di utilizzo di mercenari, visto che il soggetto era verosimilmente impegnato in azioni di guerra contro obiettivi militari e forse anche civili. Tutto ciò in nessun modo rientra nelle regole previste dai trattati internazionali e non è assimilabile alle regole di comportamento e di ingaggio né delle compagnie di sicurezza private, né delle PMC. Un mercenario combatte ed attacca obiettivi nemici, senza essere parte di quella nazione, di quell’esercito, di quella forza militare, dietro retribuzione”.

– Come contractor ha mai svolto attività in Libia?
“Abbiamo svolto attività di assestment e valutazione del rischio per due importanti società italiane nel 2011 e nel 2017, che dovevano riaprire attività commerciali in Libia ferme dallo scoppio del conflitto che ha portato alla deposizione del Governo di Muammar Gheddafi. Le compagnie volevano capire quale fosse la situazione sul terreno e se fosse possibile ripartire con le proprie attività commerciali ed industriali. Volevano qualcuno che li proteggesse durante i sopralluoghi alle strutture che avevano abbandonato anni prima. L’aspetto di protezione è stato realizzato grazie a sinergie messe in piedi sul terreno, con attori libici conosciuti da noi e validati in termini di fiducia ed operatività”.

– Tornando a parlare del pilota catturato dal Libyan National Army, in casi come questo quali sono le sorti del prigioniero?
“Chi è mercenario e viene catturato senza un uniforme che lo riconduca ad una formazione armata lecita perde i diritti di prigioniero di guerra e potrebbe essere trattato alla stregua di un bandito, addirittura senza subire un processo, o subendone uno sommario, per poi pagarne le conseguenze, anche quelle più gravi. Non è protetto dalle convenzioni e dal diritto internazionale che condanna appunto il mercenarismo. Poi è evidente che nel caso specifico e data la risonanza mediatica, immagino che nessuno gli farà del male ma di certo in passato è accaduto”.

– Ci sono delle società? Come vengono ingaggiati questi mercenari?
“C’è, immagino, un circuito totalmente illegale che viaggia anche nel deep web, o attraverso il passaparola e contatti con società che fanno triangolazioni in Paesi particolari. Pensiamo al Medio ed Estremo Oriente, all’Africa e all’ex Unione Sovietica, dove pare ci siano una serie di realtà che fanno questo. Come le dicevo, a volte la linea di demarcazione, tra ciò che è lecito e non, è davvero sottile. Ci sono società che si muovono nell’ombra, che sicuramente non sono quotate in borsa e che non fanno pubblicità su riviste finanziarie. È qualcosa di totalmente diverso in termini di visibilità da ciò che vediamo fare da compagnie di sicurezza privata internazionali, che sono ribadisco totalmente lecite. Seguono percorsi e canali che sono paralleli, ma sotterranei”.

– Dal punto di vista internazionale, ci sono delle conseguenze per chi assume il mercenario?
“No, non ce ne sono perché una delle caratteristiche di questi soggetti è l’invisibilità, ‘io non ti ho mai visto e mai incontrato. Tu combatti per me, ma io non esisto’; si cerca di fare in modo che non vi sia alcuna connessione diretta”.

– Nel caso di incidenti, ritiene plausibile che esistano delle assicurazioni, come un indennizzo per le famiglie?
“Dipende dal contratto che si è stipulato e con chi. Chi lo ha messo alla guida del caccia avrà probabilmente fatto un accordo che poteva prevedere in caso di incidente, di cattura, morte o invalidità, una copertura assicurativa. Bisognerebbe poi capire quali accordi possa aver preso la ‘società x’ con la compagnia assicurativa e se abbia o meno raccontato la realtà. Ad esempio potrebbero aver stipulato un’assicurazione da decine di migliaia di euro valida per i mesi di ingaggio che possa coprire in caso di incidente omettendo la natura reale del lavoro svolto, oppure facendo riferimento ad attività addestrativa generica”.

-Lavorando come security o military contractor, ha mai ricevuto proposte o inviti a spingersi oltre quelli che sono i limiti del consentito?
“Qualche volta e l’abbiamo sempre rifiutate”.

-Che tipo di proposte?
“Arrivano richieste di ogni tipo, questo è un mondo strano. Spesso i clienti arrivano con un’idea preconfezionata, forse per via di una certa letteratura, del cinema, o semplicemente per cattiva informazione. Si presentano con idee inapplicabili e con la convinzione che queste siano l’unica soluzione possibile. Questo tipo di approccio è assolutamente sbagliato e pericolosissimo”.