L’Ucraina e il Medio Oriente: Biden tra democrazia e realpolitik

di Domenico Maceri * –

“Hamas e Putin rappresentano minacce diverse… ma ambedue vogliono annichilire la democrazia”. Così il presidente Joe Biden nel suo recente discorso alla nazione dallo Studio Ovale alla Casa Bianca, al rientro del suo viaggio in Israele. Per affrontare questi due conflitti, Biden ha dichiarato che intende chiedere alla legislatura fondi per 100 miliardi di dollari.
La combinazione dei due conflitti non è passata inosservata a parecchi membri del Partito Repubblicano. Il senatore J. D. Vance dell’Ohio non aveva tutti i torti quando ha dichiarato che Biden sta cercando di approfittare della tragedia nel Medio Oriente per convincere gli americani a sostenere nuove spese destinate all’Ucraina. Il Partito Repubblicano, specialmente alla Camera ma non al Senato, ha già espresso riserve su ulteriori spese in Ucraina. Gli americani sembrano logorati dai continui contributi a contrastare Vladimir Putin per impedirgli di ricreare la “gloriosa” Russia del passato ai tempi dell’Unione Sovietica e quindi ridivenire superpotenza e temibilissima rivale degli Usa.
Biden però ha ragione nel momento in cui afferma le similarità fra i due conflitti. Israele è l’unica democrazia nel Medio Oriente e gli attacchi di Hamas mirerebbero a eliminarne la sopravvivenza. Paradossale il fatto che Hamas abbia preso il potere nella Striscia di Gaza in maniera democratica con l’elezione del 2006, sconfiggendo l’Autorità Palestinese del gruppo al-Fatah, che tuttavia controlla la Cisgiordania. Nessuna elezione è stata condotta nella Striscia dopo il 2006 e in effetti Hamas ha assunto il potere che continua a esercitare. Gli attacchi a Israele, in un certo senso, sarebbero avvenuti fra due democrazie anche se pochi analisti riconoscono questa realtà. La stragrande maggioranza delle analisi hanno giustamente sototlineato gli attacchi allo Stato di Israele, le vittime, gli ostaggi, e in effetti una guerra disastrosa che ha causato vittime israeliane e palestinesi.
Biden ha visitato il Medio Oriente dove si è incontrato con le autorità israeliane per dimostrare il suo supporto. Intendeva tenere anche colloqui con leader arabi della zona, ma non è stato ricevuto. Il messaggio del presidente statunitense ha lasciato pochi dubbi sul fatto che gli Usa sostengono l’Israele. Ciononostante Biden ha anche reiterato la preoccupazione per le vittime palestinesi e ha inviato messaggi poco velati al primo ministro Benjamin Netanyahu: bisogna rispettare le leggi e proteggere al massimo l’incolumità dei civili. Quattro donne catturate da Hamas sono già state liberate e si spera che gli altri 200 circa potrebbero seguire la stessa strada. La cautela auspicata da Biden e le negoziazioni costanti del suo segretario di Stato Anthony Blinken avranno avuto qualche effetto a frenare gli eccessi di Netanyahu e fino adesso l’invasione della Striscia da truppe israeliane. Ciononostante quasi 6 mila palestinesi hanno perso la vita, secondo il Ministero della Salute gestito da Hamas. Sarebbero invece quasi 1500 le vittime israeliane, secondo fonti del governo di Netanyahu.
Nel caso dell’Ucraina Biden ha reiterato che la Russia non si fermerebbe in caso di vittoria. Il presidente Usa ha dichiarato che le intenzioni di Putin erano già ovvie con la guerra in Georgia nel 2008, seguita dall’annessione della Crimea nel 2014, e l’invasione dell’Ucraina nel febbraio dell’anno scorso. Biden ha anche ripetuto che Putin non vede l’Ucraina come stato indipendente. Inoltre uno dei suoi consiglieri, Dmitry Medvedev, ex presidente della Russia, in un tweet ha classificato l’Estonia, la Lettonia e la Lituania come province del suo Paese. Infatti, come ha notato Biden, queste tre nazioni sono indipendenti e anche membri della NATO.
Nel suo discorso Biden ha ribadito il ruolo indispensabile nella stabilità del mondo che andrebbe a rotoli senza la leadership del suo Paese, un’ovvia stoccata all’isolazionismo auspicato da Donald Trump, suo probabile avversario alle presidenziali del 2024. Non si tratta solo di mantenere la stabilità globale, ma anche la sicurezza nazionale degli Usa. Non ha tutti i torti. Fino adesso però sia in Ucraina che nel Medio Oriente non è andato in fondo e spingere per un cessate-il-fuoco. Nel caso dell’Ucraina Biden spera nei successi delle forze di Volodymyr Zelenskyy che dovrebbero costringere Putin al tavolo della pace. Il caso del Medio Oriente è molto più spinoso. Il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato la necessità di un cessate-il-fuoco, ma è stato aspramente attaccato dagli israeliani. Biden non ha invocato la tregua riconoscendo il diritto israeliano di difendersi. Ciononostante il presidente Usa ha consigliato agli israeliani di non agire frettolosamente e sbagliare come hanno fatto gli Usa subito dopo l’11 settembre.
Il governo di Netanyahu avrebbe deciso di ritardare l’invasione via terra della Striscia di Gaza per consentire l’ingresso di aiuti umanitari e negoziare la liberazione degli ostaggi, principalmente israeliani ma anche stranieri. Il ritardo potrebbe essere anche dovuto a ragioni militari per le probabili perdite di civili e militari in un combattimento urbano.

* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.